Paolo Canè rivendica il suo record: “Jannik Sinner non potrà mai battermi”

Parla Paolo Canè

Paolo Canè ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Fanpage.it in cui ha parlato di Jannik Sinner e in generale del tennis italiano, partendo da Luca Nardi: “È bravo, perché vince e c’è il famoso treno che passa. Nardi è un’altra realtà che ha bisogno di tempo. Nel suo gioco rivedo molto Fognini: talentuoso, molto veloce, rapido con i piedi, buonissimo con il rovescio, con le diagonali e poi sta bene in campo. A Indian Wells per esempio, quando ha battuto Djokovic, ha sfruttato bene il lucky loser delle qualificazioni, ma in questi casi alla fine è solo questione di tempo”.

Secondo l’ex tennista a Sinner e compagni non basta solo il talento: “C’è dietro grandissimo lavoro e grandissimi sacrifici, oltre al fatto che bisogna saper giocare a tennis. Non vai da nessuna parte, ci vuole la testa, ma il sacrificio ti fa tenere duro per martellare quotidianamente e fare fatica. È importante nei momenti decisivi. Vedi Sinner e gli altri sono freddi, cinici, attenti. Il fisico poi… devi correre. Un Einstein che non corre fa poco”.

Quindi ha rivendicato un suo record: “Il mio record è unico e Sinner non potrà mai batterlo. Io la medaglia olimpica l’ho vinta a 19 anni. È un primato che dura da 40 anni. E ora andrò a commentare le Olimpiadi per la Rai. Ai miei tempi era fantastico, io ero ragazzino con Panatta capitano, Carl Lewis, il dream team USA, tutti i velocisti, dei record pazzeschi. Feci anche le Olimpiadi del 1988 dove persi ai quarti. Però come esperienza, lo sfilare per l’Italia e altre cose, è eccezionale. Il mio risultato, anche se dimostrativo, non me lo toglie nessuno. E mi faccio forza di questo”.

“Il tennis giovanile in Italia? Vedo qualche torneo in giro e mi fanno tenerezza, ma vedo anche genitori imbarazzanti. Quando vedo lo sguardo del bambino che cerca quello dei genitori ad ogni punto, che se fai bene sei campione del mondo e se perdi sei un disastro, gli crei un trauma incredibile. I genitori non possono sapere. In molti, anche nella mia scuola, li perdo per questo. Ma perché devo dare questo stress a ragazzi che fino a tre anni prima bevevano il latte della mamma. Lo vedo con mio figlio, che gioca bene una o due volte a settimana. La cosa pazzesca è che lui si allena bene, ma poi quando torna a casa mi guarda i Puffi. C’è anche il momento per quello, a quell’età” ha concluso Canè.

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