"Vorrei ringraziarvi per l'onda anomala d'affetto, ma anche scusarmi perché non sono proprio fisicamente riuscito a rispondere ai vostri messaggi di straordinaria energia"
Carlo Vanzini ha scelto LinkedIn per tornare a parlare una settimana dopo il drammatico annuncio sul tumore al pancreas con cui sta lottando ormai da giugno: “Vorrei ringraziarvi per l’onda anomala d’affetto, ma anche scusarmi perché non sono proprio fisicamente riuscito a rispondere ai vostri messaggi di straordinaria energia… Vorrei che questa energia fosse per tutti i Carlo e tutte le persone che come me hanno davanti una sfida. Linkedin è un mondo di lavoro, dovremmo mettere in bio 2025 – today… Fighter”. Come nel lavoro o nello sport o nella vita in generale, sappiamo che per raggiungere degli obiettivi bisogna fare. E allora la nostra sfida è fare, mai fermarsi e poi fare ancora…”.
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“E non nascondersi, la malattia non è una vergogna è una forza, è la fortuna di aprire gli occhi sulle cose che si ritenevano scontate e non lo sono più, rendendoti conto che sono un privilegio, ma non solo adesso, lo sono sempre state!!!! Grazie di esserci, lo dico anche a chi non conosco di persona…”, ha concluso firmandosi proprzio Vanz Fighter. Tutto è cominciato il 18 giugno quando ha scoperto di avere un tumore al pancreas. Cinque anni fa sua sorella Claudia era morta proprio per la stessa malattia e ora il telecronista di Sky a 54 anni ha iniziato la sua battaglia: ha già fatto dieci sedute di chemioterapia e a fine gennaio potrà operarsi.
“In realtà non stavo male, non mi ero accorto di niente. Il mio collega di Sky Davide Camicioli aveva pubblicato un post dal centro Formula Medicine di Viareggio, con il dottor Riccardo Ceccarelli. Io quest’anno pensavo di saltare il solito check up ma quando l’ho visto l’ho chiamato per dirgli che se mi avesse avvisato sarei andato con lui. In sottofondo, sento il medico suggerirgli di presentarmi il mercoledì successivo… “Per prima cosa faccio una ecografia addominale. Lorenzo, l’ecografista, mi dice subito: dobbiamo parlare, c’è una lesione; si può prendere, ma devi correre. Chiamo subito mia moglie Cristina, che nonostante lo choc si attiva per prenotare una Tac e una visita con il chirurgo, a Verona. Ma sorella è morta al San Raffaele, per la stessa malattia. Psicologicamente, preferivo farmi vedere altrove. Il chirurgo mi ha fatto un disegnino su un foglio e mi ha parlato dell’operazione, dopo la chemio. Sapere di potermi operare mi ha fatto intravedere un po’ di luce. Ho deciso di parlarne perché qualcuno comincia a fare domande. Giorni fa sono entrato in tendenza su X, per il mio aspetto: sono gonfio per il cortisone, sono pelato, ho perso la barba… Alcuni conoscenti hanno creduto senza battere ciglio alla mia storia di un cambio di look. Altri hanno scritto sui social ai miei figli: è stato Luca a chiedermi di dirlo”.
Nel mondo della Formula 1, in cui è entrato nel lontano 1998, ha conosciuto tutti: “Compreso Senna, lui però quando ero poliziotto e facevo servizio d’ordine: venne a farsi una foto con noi e scherzando ci chiese se volevamo arrestarlo. Di Schumacher ho visto quanto tenesse al team. Sono stato molto amico, con il pudore che si deve a questa parola, di Jules Bianchi, che si è addormentato in Giappone per non svegliarsi più. Il mio team l’ho avvisato durante il viaggio per il Gp in Olanda. Mi sono tolto il cappellino e gliel’ho detto di botto. Sono stati tutti fantastici. Non credo in modo convenzionale, non vado in chiesa. Ci sono entrato per accendere qualche candela per mia sorella. Ma quando sono in montagna e scendo a valle dopo che se ne sono andati tutti, mi metto a parlare con Dio”.