
L'ex c.t. della Nazionale ha riportato una versione diversa da quella raccontata dal difensore dell'Inter che rifiutò la sua convocazione
Luciano Spalletti, ospite del Festival dello Sport a Trento, è tornato sulla questione legata a Francesco Acerbi, che aveva rifiutato la convocazione dell’ex c.t. della Nazionale per le partite di qualificazioni ai Mondiali 2026 contro la Norvegia e la Moldavia ad inizio giugno.
“Sono sempre di più quelli che trovano delle scusanti o delle motivazioni per non assolvere i propri impegni e per non prendersi delle responsabilità importanti – ha esordito -. Sono sempre meno quelli che ci mettono la faccia. La possibilità di dirmi quelle cose che ha detto c’era stata e invece le ha dette troppo tardi. Acerbi ha accettato la pre-convocazione: il giorno prima di convocare i giocatori gli ho telefonato e gli ho detto che aveva ragione perché il campo aveva detto una cosa chiara ed è ancora uno dei più forti”.
“Nella semifinale con il Barcellona ha fatto il gol decisivo e gli ho detto che era sempre uno dei più bravi mentre prima avevo cercato di escluderlo per dare forza ai giovani – ha spiegato l’ex tecnico Azzurro -. Volevo convocarlo per la partita-chiave contro la Norvegia, avevamo tre infortunati: Gabbia, Buongiorno e Gatti. Gli ho detto questo: ‘Il campo ha detto che tu sei ancora un leader e avevo pensato di convocarti'”.
“Lui mi ha risposto, dopo averlo chiamato più volte. Mi ha detto: ‘Se lei dice così, mi fa piacere e vengo’; sono passati 3/4 giorni, mi ha mandato un messaggio e mi ha detto: ‘Io non vengo più’. Se è contento così, buon per lui, ma le cose non sono andate come le ha raccontate lui”.
Chiosa sull’Italia di Gennaro Gattuso: “È uno di talento, ha qualità che servono. E’ fondamentale avere rapporti buoni coi calciatori, io li ho amati e difesi a spada tratta. Avrei preferito non fare brutta figura con la Nazionale, ma ho trasferito troppo il mio amore per il calcio. Ho sbagliato, ho intasato i giocatori per cose dette e richieste mentre a loro serve essere più leggeri perché hanno già tante pressioni. Ho provato a far capire che il calcio è una cosa seria, ma sono successe subito cose antipatiche. Per me stare a Coverciano era come stare in paradiso, ma non è una situazione che posso dimenticare velocemente. Non mi mancava niente e ci sono 20 calciatori con cui costruire una squadra competitiva. L’Italia ai Mondiali ci va, perché i calciatori sono forti e Gattuso ha trovato subito la quadra schierando le due punte”.