Sofia Goggia a tutto campo: dall’infortunio, a Federica Brignone, a Jannik Sinner

Sofia Goggia a tutto campo: dall’infortunio, a Federica Brignone, a Jannik Sinner

Tutto il web sta parlando dell’intervista rilasciata da Sofia Goggia a Sette, il supplemento settimanale del Corriere della Sera, per la foto di copertina in cui ci sono un paio di ritocchi chiaramente sbagliati.

Nessuno però parla dell’intervista vera e propria, cioè di quello che ha detto la 31enne fuoriclasse bergamasca, cominciando dall’ultimo infortunio, la frattura alla tibia che le è costato l’ultimo mese e mezzo di gare, per continuare con Federica Brignone e Jannik Sinner. Ecco alcune sue dichiarazioni tratte dalla lunghissima intervista.

“È stata dura parlarne (dell’infortunio, ndr), ancora oggi mi viene il magone. Ero serena, e per me che sono sempre irrequieta, è strano. Associare Sofia Goggia alla serenità è un ossimoro. Non mi ero ancora fermata, stavo ancora strisciando sulla neve e… sentivo che non avevo più il piede attaccato alla gamba. Non avevo male, lo scarpone era una morsa. Mi sono messa in ginocchio, ho spostato il piede sinistro davanti e provato a tirare il destro. Ma niente, mi sono riaccasciata”. 

“Avevo trascritto date, luoghi, specialità (di tutte le gare stagionali, ndr). Dopo ogni discesa segnavo i punti accumulati. Mi ha fatto malissimo tonare dopo l’ospedale, chiudere la porta e fissare quel calendario che non sarà mai più riempito da Garmisch in poi. Non ho ancora avuto la forza di mettere una X su quei rettangoli vuoti. So che devo trovare la forza di staccare quel foglio per andare oltre”. 

“Mi sono già vista rimettere gli sci dopo un intervento. Questo è il settimo. Se riuscirò ad avere un buon recupero della caviglia abbinato a un ottimo lavoro fisico, la cosa importante sarà concentrarsi giorno per giorno per recuperare anche in pista. Non sarà semplice, il piede avrà bisogno di un adattamento importante nello scarpone, la frattura è molto bassa: ho una piastra sul collo della caviglia, e quando questa è piegata e lo sci vibra, l’articolazione ne risente”. 

Parlando della cicatrice che ha mostrato su Instagram citando una frase di Elena Fanchini, la sua compagna di squadra scomparsa nel febbraio 2023 a soli 37 anni, e che diceva: “Se questo è il piano che Dio ha riservato per me, altro non posso fare che spalancare le braccia, accoglierlo e accettarlo”, Sofia dice: “L’aveva detta quando le era tornato il tumore. Era una ragazza di una genuinità autentica, quasi da commuovere. Non riesco a credere che non c’è più. È come se la sentissi, il suo ricordo è vivido. Elena è riuscita a dire questa frase in un momento tanto difficile, io ho preso forza dalle sue parole e le ho fatte mie”. 

L’intervistatrice torna su Federica Brignone, che dal palco del Festival di Sanremo non le ha rivolto un saluto malgrado Sofia si fosse infortunata da pochi giorni, e le chiede se sia rimasta delusa: “No. Mi è dispiaciuto che si sia parlato più del fatto che non mi abbia ricordato che della sua presenza su quel palco come rappresentante dello sci italiano. Non è facile per un atleta riuscire a tenersi una cosa in mente quando hai tempi stretti e l’emozione dell’Ariston. Per me la sua non è stata una mancanza”. 

Anche Jannik Sinner ha iniziato la sua avventura nello sport sugli sci, per poi passare al tennis: “Come lui, da piccola alternavo gli scarponi con la racchetta. Dirò di più, se il mio maestro di tennis fosse stato più convincente rispetto a quello di sci, forse avrei scelto racchetta e pallina”. 

C’è una pista su cui gareggiano gli uomini su cui Sofia vorrebbe gareggiare: “Kitzbuhel, ma non nelle condizioni in cui scendono gli uomini. Non riuscirei ad approcciarmi al cancelletto. Però sarebbe bello provare dei passaggi”. E comunque, il suo sogno di bambina l’ha già raggiunto: “Quella bambina non sapeva chi voleva essere, ma sapeva cosa voleva ottenere. Voleva vincere le Olimpiadi ed essere una campionessa di sci (lo scrisse in un tema a nove anni, ndr). Pensando a ciò che sognava quella bimba dico che ho vinto più del doppio di quanto lei potesse desiderare, ma meno della metà di ciò che avrebbe potuto vincere se avessi avuto una carriera senza infortuni”. 

“Tutti i giorni ho paura. Il mio motto è only the brave. Ma la realtà è che, anche se lascio trapelare l’idea di non temere nulla, mi confronto ogni giorno con la paura. Però credo anche che sia uno strumento importantissimo: se la schiacci vai nell’incoscienza, se ti fai guidare riesci a renderla costruttiva e non paralizzante. Il pensiero di rifarmi male mi terrorizza. Se voglio tornare a primeggiare, dovrò spingere. E spingere può comportare dei rischi, è qualcosa che devi mettere in conto. Ma non è ora il tempo di pensarci. “Il mio futuro? Prima dell’infortunio pensavo che avrei fatto anche i Mondiali di Crans-Montana del 2027. Avrò 34 anni, vediamo. Non ho le idee ben chiare sul mio futuro. Certo, se Fiorello mi chiedesse di fare Viva Rai2 con lui, firmerei al volo!”.

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