Con un giorno di ritardo l'ultimo saluto all'uomo simbolo del tennis italiano.
Con un giorno di ritardo a causa della pioggia di ieri, è stata aperta questa mattina la camera ardente di Nicola Pietrangeli, e il luogo dell’ultimo saluto all’icona del tennis italiano è il campo in terra battuta del Foro Italico che porta il suo nome. Insomma, proprio come il titolo della sua autobiografia, “Se piove rimandiamo”, l’ultimo omaggio al campione e capitano di Coppa Davis è stato rimandato. Il feretro è arrivato poco prima delle 9. Ad attenderlo c’era l’insalatiera d’argento che ha vinto da capitano nel 1976, dei fiori bianco azzurri, un maxi schermo installato con le sue immagini e le note di Charles Aznavour. Seguiranno i funerali.
“È tutto come voleva lui – dice commosso il figlio Marco – Il posto e le musiche sono quelle”. Poi prosegue: “Sì è commosso per l’ultima Davis vinta, per lui indossare la maglia azzurra era importante”. Sulle condoglianze in forma privata di Sinner dice di “non aver guardato”. Tra i primi a dare l’ultimo saluto a Pietrangeli anche il presidente del Coni, Luciano Buonfiglio. “Va via la storia e le storie come le sue non muoiono mai – le parole del n.1 dello sport italiano -. Ci ha lasciato un messaggio del quale tutti dovremmo renderci conto”. Pietrangeli, l’uomo che ha fatto diventare popolare il tennis in Italia prima ancora di Adriano Panatta, è morto lunedì all’età di 92 anni.
Nato a Tunisi, allora protettorato francese, l’11 settembre 1933, dopo la seconda guerra mondiale si trasferì in Italia, a Roma. È stato il primo italiano a vincere un torneo del Grande Slam, il Roland Garros, per due volte, nel 1959 e nel 1960, perdendo anche due finali, nel 1961 e nel 1964. Si è aggiudicato anche due edizioni degli Internazionali d’Italia, nel 1957 a Roma e nel 1961 a Torino, e tre del torneo di Monte Carlo nel 1961, 1967 e 1968. In totale ha vinto 48 tornei nell’arco di tempo che va dal 1955 al 1970. È stato anche un grande doppista: ha vinto 11 tornei in coppia con Orlando Sirola, tra questi il Roland Garros nel 1959 e Roma nel 1960.
In Coppa Davis, oltre ad averla vinta come capitano non giocatore, da giocatore è arrivato al Challenge Round, la finalissima di allora, perdendola entrambe le volte contro l’allora fortissima Australia. Detiene il record assoluto, e probabilmente imbattibile, di match disputati in Davis: 164, 110 in singolare e 54 in doppio. Nel 1986 è stato il primo italiano a entrare nella Hall of Fame del tennis.