Jannik Sinner: coach Piatti svela il piano per la top 5

L’allenatore di Jannik Sinner parla degli obiettivi per il 2022.

Il coach di Jannik Sinner, Riccardo Piatti, ai microfoni di Supertennis ha svelato le strategie dell’entourage del tennista altoatesino per il 2022, dove proverà a puntare ancora più in alto: “L’Australian Open comincia il 17 gennaio: se le cose vanno bene torniamo i primi di febbraio. A quel punto Jannik farà un’altra settimana di vacanza, poi la preparazione in vista della ripartenza con Rotterdam, Dubai e la Coppa Davis. A seguire, i tornei americani”.

L’obiettivo è chiaro: “Quest’anno si punta ad avvicinarsi ancora di più ai primissimi. Però per farlo c’è solo un modo: lavorare ed allenarsi sempre con qualità e giocare le partite, vincerle e perderle. Allora impari. A inizio 2021 pensavo che un obiettivo potesse essere di qualificarsi per il masters, e per riuscirci doveva riuscire a giocare tra le 50 e le 60 partite o anche di più. Per il 2022 il discorso è analogo: giocare ancora 55/60 partite, puntando a qualificarsi per le Finals. Se lui riesce a fare quel numero di match, considerato il livello di tornei cui partecipa, è in automatico tra i primi 8 del mondo”.

Secondo Piatti, Sinner vale di più dell’attuale decima posizione: “Jannik può battere i primi, o giocare al loro livello, ma non è ancora a quel livello. Lui secondo me è già a un livello superiore a Ruud e Hurkacz che gli sono davanti in classifica (anche se sulla terra battuta Ruud è più tosto e Hurkacz lo è altrettanto sul cemento all’aperto). Jannik è più forte di Hurkacz sulla terra e di Ruud sul cemento e indoor”.

Cosa migliorare dello stile di gioco: “Stiamo lavorando molto sul servizio. E sul fatto di essere ancora più aggressivo nel gioco. Cambiare di più la palla, aprirsi il campo e venire a rete. Deve far pensare di più l’avversario”.

La crescita nel 2021 sta nelle sconfitte: “La cosa più importante per me è stata constatare che quando lui perde una partita “brutta”, poi reagisce sempre bene. Ci mette un attimo a digerirla ma reagisce bene. Il periodo più brutto lo ha avuto proprio agli Australian Open: là ha perso da Shapovalov, poi da Bedene a Montpellier. Però poi ci sono stati i quarti a Marsiglia, i quarti a Dubai e la finale a Miami. Al Queen’s e a Wimbledon ha perso male, ad Atlanta pure; però poi, sempre ad Atlanta, ha vinto il doppio e poi ha fatto centro a Washington. Un altro esempio: perde male da Tiafoe ad Anversa (una sconfitta importante, che gli è servita tanto), perde da Alcaraz a Bercy, perde da Murray a Stoccolma e poi alle Nitto ATP Finals coglie subito la grande chance che aveva di chiudere tra i primi 10 battendo Hurkacz 6-2 6-2. Avesse perso quella partita avrebbe finito n.11, cosa che gli avrebbe fatto ‘girare le palle’. Dunque reagisce sempre bene. Ci impiega una o due settimane ma poi reagisce”.

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