
"Siamo sicuri che Jannik fosse al 110%?" si domanda l'ex allenatore di Matteo Berrettini in merito alla finale degli ultimi Us Open
Vincenzo Santopadre ha concesso una lunga intervista ai microfoni di Fanpage in cui ha parlato della sconfitta di Jannik Sinner in finale agli Us Open contro Carlos Alcaraz. “La mia impressione è che ci sia stato un Alcaraz effettivamente devastante – ha esordito -. Sotto tutti gli aspetti: fisici, tattici, mentali, di continuità, che era sempre stata la sua piccola lacuna. Ha performato a livelli stratosferici. Non ci siamo meravigliati più di tanto, perché aveva già dato dimostrazione di poterlo fare, però quando davanti hai un giocatore come Sinner, che è decisamente superiore a tutti gli altri che aveva affrontato, ci poteva stare una difficoltà maggiore. Cosa che in parte c’è stata, ma solo relativamente. Probabilmente Alcaraz è stato chiamato a salire ancora di più di livello, ma lo ha fatto con buona facilità, e questo è stato evidente e impressionante”.
“Per quanto riguarda Jannik, sicuramente qualcosina meglio avrebbe potuto farla, a partire dal servizio – ha aggiunto l’ex coach di Matteo Berrettini -. Però ricordiamoci che anche lui ha fatto un grandissimo torneo: ha lasciato solo due set in tutto lo Slam fino alla finale, e questo la dice lunga. Tutte vittorie nette: vuol dire che sei di un livello superiore rispetto agli altri. Si parte da questo: da un giocatore che ha fatto quattro finali consecutive, anzi cinque negli Slam, quindi c’è un livello decisamente superiore. Ripeto, ha avuto quella difficoltà in finale a mantenere l’intensità e la continuità che invece ha avuto Alcaraz”.
L’ex tennista ha sollevato un dubbio sulla condizione fisica dell’Azzurro: “Siamo sicuri che Jannik fosse al 110%? Perché io, da addetto ai lavori, un dubbio me lo faccio che potesse essere condizionato a livello fisico e mentale, per esempio sul servizio. In semifinale c’era stato quell’episodio (il problema agli addominali, ndr), e un minimo di condizionamento fisico o mentale sul servizio poteva esserci. Poi considerando che ogni partita va contestualizzata all’interno di un percorso, di un periodo, di un torneo magari stava benissimo, magari no. È chiaro che non lo diranno mai: conoscendo il suo team non vai a dire che non eri al 100%, perché non è carino. Però io, da addetto ai lavori, una domanda me la pongo”.
“C’era anche un pochino di attenzione perché lui era memore di quello che era successo in semifinale con Auger-Aliassime – ha proseguito -. Alla fine lui qualche problema, qualche fastidio lo ha avuto: non parliamo di una cosa che gli ha impedito di giocare. Poi ci è passato sopra. Quello che era emerso un po’, è che quando è rientrato in campo dopo il secondo set effettivamente all’inizio era un po’ titubante e serviva con meno decisione e meno forte. A volte basta un piccolo condizionamento che può influire. Però, ripeto, quello che resta è sicuramente la prestazione generale di tutti e due nel torneo, che è stata eccezionale sotto tutti i punti di vista”.
“Detto questo, resta la vittoria dello spagnolo. Resta il futuro di questi ragazzi, che secondo me porterà a una preparazione specifica: un po’ come facevano Nadal, Federer e Djokovic, che calibravano il lavoro sul loro unico grande avversario. Perché alla fine, oggi, i veri avversari sono soltanto loro due, e si stimolano a vicenda” ha concluso Santopadre.