7 settembre 1975: 50 anni fa a Monza il primo titolo mondiale di Niki Lauda con la Ferrari

Articolo di Max Valle

Esattamente mezzo secolo fa l'austriaco, arrivando terzo nella gara sul circuito brianzolo vinta dal compagno di squadra Clay Regazzoni, riportava l'iride a Maranello dopo undici anni.

È domenica 7 settembre 1975 e sul circuito di Monza si disputa il Gran Premio d’Italia, che può riportare un pilota della Ferrari proprio davanti ai suoi tifosi a vincere il titolo mondiale di Formula 1 dopo undici anni. Quel pilota è Niki Lauda, 26 anni, arrivato l’anno precedente alla corte del Drake e del direttore sportivo Luca di Montezemolo, diventato in brevissimo tempo suo grande amico e protettore a discapito di Clay Regazzoni, che aveva accompagnato con sé Lauda a Maranello dalla BRM e che aveva perso il titolo del 1974 all’ultima gara per mano del brasiliano della McLaren Emerson Fittipaldi.

A quella gara, la penultima stagionale, Lauda, che ha vinto quattro Gran Premi in quel 1975, arriva con 17,5 punti di vantaggio su Carlos Reutemann, argentino della Brabham che è l’unico che può ancora strappargli il titolo. Perché 17 punti e mezzo e non 17 o 18? Perché Lauda il 17 agosto sul circuito di casa, l’Österreichring, è arrivato sesto, ma anziché prendere un punto in classifica ne ha preso soltanto mezzo in quanto la gara austriaca venne interrotta con largo anticipo a causa della pioggia battente. Se Niki a Monza arrivasse nella zona punti, che allora comprendeva le prime sei posizioni, il titolo sarebbe automaticamente suo, pertanto gli basterebbe anche il punticino del sesto posto per succedere all’ultimo pilota iridato di Maranello, John Surtees, trionfatore nel 1964.

I due giorni di prove (allora non esistevano distinzioni tra prove libere e qualifiche: il tempo migliore di ciascun pilota, che fosse stato effettuato al venerdì o al sabato, valeva per la griglia di partenza della gara domenicale) vedono il dominio dei piloti Ferrari, che monopolizzano la prima fila con le loro meravigliose 312 T progettate dall’Ingegner Mauro Forghieri: Lauda conquista la sua ottava pole position stagionale con 51 centesimi di vantaggio su Regazzoni. Terzo a 84 centesimi Fittipaldi, che sarà affiancato in seconda fila dalla Tyrrell del sudafricano Jody Scheckter. Reutemann invece non va al di là del settimo posto.

Domenica mattina diluvia, tanto che il warm-up si disputa su pista bagnata e si teme addirittura di dover rinviare la gara. Ma a mezzogiorno torna a splendere il sole, la pista si asciuga e, pur con circa un quarto d’ora di ritardo sul programma inizialmente previsto per permettere ai piloti di effettuare un paio di ricognizione supplementari con le gomme slick, si può dare il via, e le Ferrari scattano subito in testa. È Regazzoni a passare al comando davanti a Lauda alla prima curva, che non è la chicane posta alla fine del rettilineo dei box ma la Curva Grande, in quanto la variante al primo passaggio viene fatta saltare ai piloti per evitare pericolose ammucchiate. Il ticinese prende subito un buon vantaggio sul compagno di squadra.

L’ammucchiata però avviene all’inizio del secondo giro, dopo una prima tornata in cui, senza l’odierno DRS, c’è già stato un gran numero di sorpassi: Scheckter, che insegue Lauda, va dritto alla chicane e finisce nella via di fuga, il tedesco della McLaren Jochen Mass, che lo segue da vicino, viene tratto in inganno e colpisce il guard-rail girandosi, ostruendo la pista e provocando collisioni tra Mario Andretti e Tony Brise e tra Hans-Joachim Stuck e Harald Ertl. C’era grande attesa anche per l’idolo locale Vittorio Brambilla, il “gorilla di Monza”, che ha vinto clamorosamente tre settimane prima in Austria con la March grazie alla pista bagnata, di cui è grande specialista, ma che in griglia è nono e per giunta alla partenza resta fermo per aver bruciato la frizione, riesce a partire con molto ritardo ma poco dopo la fine del primo giro si ritira.

Per problemi al motore della sua Lotus abbandona al termine della prima tornata anche lo svedese Ronnie Peterson, il vincitore degli ultimi due Gran Premi d’Italia. Alla fine del secondo giro Regazzoni conduce davanti a Lauda, Reutemann, Fittipaldi, James Hunt, che con la Hesketh quell’anno ha vinto a Zandvoort battendo Lauda, e il francese Patrick Dépailler con la Tyrrell. Malgrado l’incidente all’inizio del secondo giro naturalmente non c’è alcuna bandiera rossa e tanto meno alcuna safety-car, comparsa sporadicamente per la prima volta nel Gran Premio del Canada a Mosport del 1973, creando una tale confusione perfino agli addetti al cronometraggio che non era stata più riproposta e non lo sarà più fino al 1993.

Sembra che la gara possa terminare con una doppietta Ferrari, visto che i due piloti del Cavallino ci mettono poco a prendere il largo su tutti gli altri, con Lauda che per una volta fa il gregario guardandosi alle spalle dagli avversari più pericolosi e proteggendo quelle di Regazzoni, ma Fittipaldi, che ha già dovuto cedere matematicamente il titolo, vuole dimostrare di essere ancora lui il migliore: al 14° dei 52 giri previsti sorpassa Reutemann, si lancia all’inseguimento delle Ferrari e scavalca Lauda a sette giri dalla fine alla chicane del rettilineo dei box, che dall’anno successivo verrà sostituita dalla doppia Variante Goodyear, sostituita a sua volta nel 2000 dall’attuale variante, mentre dopo la Curva Grande e prima delle due curve di Lesmo l’anno dopo spunterà anche la Variante della Roggia. C’è già invece dal 1972, più o meno com’è adesso, la Variante Ascari, in corrispondenza della vecchia Curva del Vialone.

Regazzoni, che dal trentesimo giro ha nettamente staccato Lauda, ha troppo vantaggio perché Fittipaldi possa impensierirlo e va a vincere la sua terza gara iridata di Formula 1, la seconda a Monza dopo quella del 1970, ed Emerson è secondo per il terzo anno consecutivo sul circuito brianzolo. Ma la vera festa è per Lauda, che malgrado un serio problema all’ammortizzatore posteriore destro (ecco spiegato il motivo per cui ha dovuto lasciar andare Regazzoni) riesce a finire terzo e a conquistare il suo primo titolo mondiale con una gara di anticipo. La Ferrari si porta a casa anche quella che allora era chiamata Coppa Costruttori, che aveva molta meno importanza rispetto al mondiale costruttori di oggi.

Reutemann è quarto ma staccatissimo, quinto Hunt e sesto il promettente gallese Tom Pryce con la Shadow. I tifosi sono in delirio per il trionfo di Lauda, che malgrado il suo carattere ombroso e il suo modo di correre tutt’altro che spettacolare si è fatto amare dai tifosi a suon di vittorie. Belli i tempi quando il Gran Premio d’Italia era una delle ultimissime tappe del campionato del mondo e vi si potevano assegnare i titoli iridati. E belli soprattutto i giorni, come quello di 50 anni fa esatti, in cui a poter festeggiare erano i tifosi della Ferrari…

Nato a Milano nel 1968, giornalista professionista dal 2004. Gli sport che gli piacciono sono molti. Ama soprattutto raccontare la storia dello sport e i numeri legati agli eventi sportivi. Ha scritto un libro sulla prima edizione della Coppa del Mondo di sci alpino, "Circo Bianco"

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