Mugello, 2006. Capirossi infilato da Valentino Rossi

Correre tra i pendii toscani, in un saliscendi emotivo, non è da tutti e non è per tutti.

Circa un mese prima del “Popopopopopopo”, del rigore di Fabio Grosso, della corsa impazzita di Andrea Pirlo, della testata di Zidane, del gol di Materazzi, delle parate di Buffon e degli interventi di Cannavaro. Un mese prima della gloria con la vittoria del Mondiale di calcio da parte della Nazionale italiana, altri italiani hanno regalato spettacolo nella terra santa del motociclismo, il Mugello. Un circuito affascinante, accogliente ma allo stesso tempo impervio per i piloti meno dotati, sicuramente da un punto di vista del coraggio, perché correre tra i pendii toscani, in un saliscendi emotivo, non è da tutti e non è per tutti.

Loris Capirossi, il più giovane campione del mondo della storia dello sport motoristico a due ruote, in sella alla Ducati contro Valentino Rossi. La Ducati è da qualche anno, una manciata, poco meno, che è approdata al mondo dei prototipi della MotoGP dopo una lunga e gloriosa tradizione in Superbike ed è stato scelto il tre volte campione del mondo per sviluppare la moto di Borgo Panigale che in quegli anni è acerba, mostra un grande potenziale, ma è violenta, aggressiva, ruvida e potente. Il lavoro di Capirossi, però, sarà molto prezioso per l’anno successivo, il 2007. Sulla sella della Desmosedici si siederà l’australiano Casey Stoner, l’unico capace di vincere il Motomondiale con la moto italiana. Rossi è il fenomeno da battere, ma nel 2006 è ancora tutto nelle sue mani e al Mugello riesce a dimostrare ancora una volta il suo strapotere.

Dopo una gara fenomenale che ha visto protagonisti, oltre ai due sopracitati, Melandri, Pedrosa, Hayden e Gibernau, all’ultimo giro, alla curva San Donato, Capirossi entra troppo velocemente e deve allargare leggermente la traiettoria, Rossi è spietato. Al primo errore dell’avversario si butta dentro a capofitto, senza pensarci due volte. È davanti, ma la Ducati ha un motore che oggi Elon Musk lo userebbe per arrivare su Marte in una delle sue spedizioni. Rossi copre e protegge i possibili attacchi del romagnolo, uscendo dalla Bucine con un discreto vantaggio sulla Ducati. Capirossi prega ancora nel contrario. L’ultima curva del Mugello, la Bucine, è una fionda: la carichi lentamente e poi di lancia a tutto gas verso il rettilineo. Se la Ducati prende la scia della Yamaha, Capirossi vince, ma il giro di Rossi è impressionante. Capirossi è costretto a rallentare se vuole chiudere al secondo posto. Il pubblico gode, gode fortissimo. È stata una delle gare più entusiasmanti della stagione, uno scontro tra italiani all’ultimo respiro, ma tra un mese o poco più sarebbe tutti uniti da quel “Popopopopopopo” che nessuno può dimenticare.

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