Romelu Lukaku spiega agli interisti perché se ne è andato

È appena passato al Chelsea

Romelu Lukaku ha salutato da pochi giorni l’Inter e i tifosi nerazzurri. A The Indipendent, il belga è voluto tornare sul perché di questa scelta facendo capire che sentiva la volontà di cambiare aria: “Penso che dovevo andare via”, queste le prime parole.

“Era anche parte del mio piano provare diversi campionati – spiega l’ex attaccante dell’Inter -. Ho vissuto la Serie A, un campionato in cui ho sempre voluto giocare a un certo punto della mia carriera. L’esperienza in Italia mi è servita per sapere cosa serve per vincere e le circostanze in cui è necessario farlo. Imparare a vincere è fondamentale, ti fa superare la barriera”.

Romelu Lukaku è tornato poi sul suo rapporto con il mister che ha avuto negli ultimi due anni, Antonio Conte: “Come allenatore mi ha davvero aiutato e mi ha mostrato cosa serve per vincere: ci siamo riusciti con lo scudetto nella seconda stagione – così il belga -. Ogni tecnico ha un modo diverso di allenare, ma con Antonio abbiamo davvero imparato come andare oltre i nostri limiti. Era così. Nel secondo anno siamo stati molto più costanti nel vincere grandi partite. Questo ha fatto la differenza contro grandi avversari”.

Il belga ha voluto parlare anche delle differenze fra la Serie A e la Premier League: “Il gioco è totalmente diverso in Italia: molto tattico. Spazi ristretti e nella maggior parte delle partite hai solo una possibilità. Se non segni diventa molto difficile – continua Lukaku -. Ho anche imparato a giocare di più con le spalle alla porta e altri aspetti tecnici del gioco che sono davvero importanti. La maggior parte delle volte ci trovavamo spalle alla porta e tutto passava attraverso me”.

Nel campionato italiano Romelu Lukaku ha avuto così la possibilità di cambiare il suo modo di giocare e per questo spende ancora belle parole per il suo vecchio mister: “Ricordo di aver parlato con Conte di questo e lui mi disse che se non fossi stato bravo non avrei giocato – le sue parole -. Per me è stata una rivelazione. Una volta padroneggiato quell’aspetto, per me tutto è diventato più facile. Il gioco rallentava e potevo controllarlo di più dando più assist. Era davvero qualcosa che volevo fare e volevo sperimentarlo in un altro Paese, e penso che sarebbe stato utile per il resto della mia carriera”.

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