L’Arcitaliano con Bianchini: lo stato del basket nostrano

–  Valerio Bianchini, iscritti a quella massa critica di  4-5 milioni di appassionati che non si sentono rappresentati dall’attuale gestione, per la serie di interviste  dell’Arcitaliano le chiediamo  dove sta andando il basket italiano? 
“Il basket italiano è in una fase  che, se si guarda al nostro campionato, continua ad avere seguito di pubblico e una buona esposizione televisiva. E’ la verifica al livello più alto di Euroleague e Nazionale che  purtroppo è negativa”. 

– Il risultato di Torino ha declassato il basket per quanta enfasi era stata riposta nell’ultimo quadriennio lanciando lo slogan: “La nazionale è il traino del movimento “
“E’ ovvio che assenti da Rio, per tutto questo periodo di grande kermesse sportiva mondiale, di basket gli italiani non hanno sentito più parlare e siamo già  vicini  all’inizio del campionato. E questa è una sanguinosa amputazione”.

– Non c’è stata una sopravvalutazione collettiva della nostra selezione, con la storia dei 4 della NBA, quando francesi e spagnoli ne hanno 10, il Canada non è riuscito a qualificarsi e il Brasile con  suoi 9 come i canadesi non è entrato nei quarti ? 
“Penso che uno  cerchi di vendere il proprio prodotto al meglio, il problema nel caso della Nazionale, è stato che il prodotto non era all’altezza. Per varie ragioni e non solo per il numero dei giocatori NBA. Quando penso alle squadre di club spagnole o francesi non mi vengono in mente nomi di stranieri ma vedo i volti dei giocatori indigeni di grande personalità”.

– Se andiamo a vedere come indicatore i risultati dei campionati giovanili europei,  il meglio di questo gruppo non è andato oltre a un bronzo U18, le proiezioni spesso non ingannano. 
“Complessivamente le nostre nazionali giovanili  competono a un buon livello in Europa. Il problema è che quegli stessi giocatori poi si perdono in quel  magma indistinto che è il settore cosiddetto dilettantistico, ove devono confrontarsi con stranieri, passaportati e quarantenni che non vogliono andare in pensione. E le smanie di presidenti e allentori stretti nella morsa “promozione-retrocessione”.

– Ha sorpreso, dopo il risultato di Torino,  il suo endorsement per il duo Petrucci-Messina, un gesto di fraterno fair play o lucida convinzione?

“Credo che da parte di Petrucci portare la Fiba ad organizzare il preolimpico a Torino e avere quella strepitosa risposta da una città rimasta per  decenni priva della serie A, sia stato un grande successo politico. Indiscutibile poi la scelta del più titolato allenatore italiano per la panchina. Poi purtroppo la gestione di immagine della Nazionale, prima e durante la competizione, è stata francamente poco prudente. Quanto a Messina,  ha fatto quello che era opportuno fare con cosi poco tempo: fortificare la difesa e chiedere a grandi solisti di passarsi la palla un poco di più. Di fatto, fin dalle amichevoli la mano di questi grandi tiratori tremava, probabilmente per la grande aspettativa creatasi ma questo getta un’ombra sinistra sulle qualità morali di giocatori di quel livello che non sanno reggere la pressione.

– Magari un po’ di coerenza da parte del duo-untouchable  non guasterebbe, ad esempio Petrucci non voleva il CT part time e chiuso brucamente il rapporto col “Ferguson italiano” (Pianigiani) ha creduto nel Messina “Last Minute”,   quando lo stesso  Messina  fuori dall’Italia ha criticato il sistema finendo però per accettarne la guida..
“La nazionale era in una situazione di emergenza, quando tutte le remore devono essere gettate via come zavorra e tentare il tutto e per tutto di fare il risultato. Risultato che è mancato ai 5 minuti supplementari della partita con la Croazia”.

–  Petrucci ha parlato con orgoglio degli allenatori coi quali ha lavorato, fra cui lei, che pensi di affidarle  un ruolo rappresentativo, di “ponte”,  da inserire nella organizzazione  in attesa  del ritorno di Messina per gli europei 2017 perchè  non si può pensare di navigare a vista, con un CT virtuale quando serve una figura-guida che parli alla gente, ai club, ai giocatori, agli arbitri, ai 300 mila tesserati. 
“Nella tradizione della Nazionale italiana ha sempre prevalso, da Primo in su, il principio dello “Spoils System”, ogni capo allenatore forma il suo staff di fedelissimi sulla scelta dei quali il Presidente non entra”. 

– Al contrario di Petrucci e Messina che si professano anti-social  lei potrebbe essere utile anche quale personaggio di riferimento del web, da uomo-Facebook cosa pensa la rete della gestione del basket e cosa vorrebbe, quali sono i suoi miti e le sue ossessioni? 
“Il discorso di quel che vuole la Rete è pericolosissimo, basta guardare il percorso dei 5 Stelle e le loro contraddizioni. Il referendum popolare porta alla Brexit in politica, figuriamoci nella gestione dello Sport. Propendo per una oligarchia illuminata, mentre è certo che il Web è un’arma formidabile per far passare le idee. Il problema è avere idee da far passare”.

– Ha gettato un occhio al mercato estivo del basket dove si spacciano cavalli di ritorno come  “grandi colpi” e i club si rubano l’un l’altro stranieri e allenatori? 
“Il mercato del basket italiano è il Jamboree degli agenti e la tomba del basket. I giocatori sono prodotti che devono circolare sul mercato perchè se stanno in magazzino non producono profitto. Gli allenatori si adeguano perchè in questo folle turn-over possono mascherare la deriva tecnica dalla quale sono stati travolti.

– Con tutto il rispetto, ormai la Spaghetti League assomiglia sempre meno al fenomeno sociologico che aveva conquistato gli italiani negli Anni 80 e  sempre più alla A-2,  Siena comandava  volendo maggior qualità, wild card, retrocessioni bloccate e  cos’è successo?:  ecco un’area A di 16 squadre più 32, 48 club  con un sol  pugno di italiani validi   e molta manovalanza,ma  soprattutto una  massa di almeno 200 stranieri. Visto da fuori s’ingrassano soltanto agenti e procuratori. 
“Sottoscrivo i contenuti della domanda”.

– Armani sola al comando più che mai, il miglior acquisto in fondo è che resta Gentile? 
“Milano ha pensato di dare ad Alessandro la fascia di capitano come avvenne per il papà a Caserta. Il punto è che quello era tutto un altro mondo, con due soli stranieri e un gruppo di italiani solido e affiatato. Caserta non è Milano, Alessandro non è Nando e a capo di tutto c’era un certo Tanjevic e non la passerella di allenatori che ha avuto Milano.  Di fatto penso che per i  molti stranieri in squadra sia risultato difficile accettare la presunta leadership dell’enfant du pays casertano, anche perchè il vero leader è scelto dagli uomini che vanno in campo. Gentile tra infortuni e pessime esibizioni in campionato e con la Nazionale ha subito una dura lezione. Ora può ripartire a patto che metta da parte smanie di leadership e si prepari umilmente al grande futuro che gli si profila all’orizzonte”.

– Una volta il Simmenthal era una grandissima squadra ma un club senza i  mezzi del Real e del Cska, oggi l’Armani è una potenza economica inaudita, ho letto da qualche parte che pagano di tasse 300 milioni,  ma il discorso si è rovesciato.
“Il pubblico adora vincere. La qualità del gioco di Milano lo scorso anno era veramente mediocre, ma il Forum era sempre strabocchevole di milanesi che tifavano per Bruno Cerella, il giocatore tecnicamente più modesto della squadra. Conta più il marketing che non le nazionalità dei giocatori, in uno sport globalizzato”.

– E’ d Bianchini il record dei 3 scudetti con tre 3 club diversi, unico a conquistare  due Coppe dei Campioni con due club diversi, unico ad aver allenato i quattro maggiori club italiani come scudetti, che esperienza ha vissuto e cosa le ha lasciato?
“Domanda che esige una risposta lunga quanto la mia presunta carriera”.

– Scaricato dalla NBA Bargnani si è tenuto lontano dall’Italia, giocherà nel Baskonia: ha fatto bene? 
“Certo che sì,  gli dà la possibilità di riciclarsi in Euroleague come ha fatto Datome in Turchia”.

– Inascoltata  l’idea che titolare di un contratto di 10 milioni all’anno come n.1 del draft, da romano verace Andrea Bargnani  venisse in soccorso del basket capitolino, acquistandolo o creando una cordata come hanno fatto  colleghi famosi, ad esempio Tony Parker il cui Villeurbanne questa stagione ha vinto il titolo. 

“Francamente dovesse iniziare un’attività caritatevole lo indirizzerei verso “Save the Children”. 

– Sta leggendo la storia della Virtus Roma messa fuori dalla Fip con una sentenza irrevocabile della Corte d’Appello che mette tristezza e paura, perchè ormai di fronte alla cattiva gestione la pratica si passa ai magistrati  e va sempre a finire come nella giustizia ordinaria? 
“In Italia la Giustizia Sportiva ricalca quella ordinaria nei suoi riti, e nelle sue contraddizioni”. 

– L’ implacabile  Nemesi è arrabbiata col Basket Spaghetti e colpisce duro: il presidente-finanziatore della Virtus è presidente della Lega di A-2  e le V nere scendono la prima volta  in A-2, Toti si autoretrocede in A-2 e un anno dopo viene  messo fuori dalla FIP,  e gli stessi Petrucci e Messina al loro rientro hanno provato il letto di spine… 
“Bella questa lettura da tragedia greca dei destini del basket. Aspettiamo che arrivi la catarsi”. 

– Ma forse, come dicono le Scienze degli Astri, il basket è entrato nella fase del climaterio, la fine dei 7 stadi  dominato Saturno padre terribile che si mangia  suoi figli, meno male però che tutto ricomincia:secondo lei, stiamo “schisci” ma presto ci sarà  una rinascita e con quali idee e uomini? 
“La Rinascita rischia di fare come la casa editrice del PCI, se non si avrà il coraggio di fare una profonda riforma dell’organizzazione dei campionati, tesa a valorizzare i giocatori italiani”.

– Il basket boccheggia economicamente e il potere centrale volge lo sguardo dall’altra parte.

“L’eccessiva tassazione dei club italiani rispetto alle altre nazioni europee e la mancanza di impianti decenti sono tra le principali ragioni delle difficoltà dello sport professionistico in Italia”.

–  All’Olimpiade  cosa ha guardato oltre al basket, di sicuro le gare di nuoto perchè dicono che lei si allena quanto la Pellegrini. Il nuoto è perfetto per tenersi a galla… 

 Per quanto riguarda gli Usa è la massina interpretazione del concetto tipico dell’individuo concetto che i college hanno tentato di attenuare ma imperante nella NBA, con una prestanza neuromuscolare e di controllo di palla che prende vantaggio sulll’orgaizzazione di gioco.I nuotatori invece,  non si tengono a galla, dominano l’elemento e sanno “diventare acqua”.   Se non sapremo amare il basket, respirare il basket, pensare al basket, “diventare basket” come facevano i nostri padri, finiremo travolti da un’onda anomala.”

A cura di ENRICO CAMPANA

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