L’Arcitaliano a tavola con Marchese

Cino Marchese non ha bisogno di presentazioni: il primo manager italiano dello sport che ha contribuito a modernizzare. L’uomo dello sbarco della multinazionale dello sport IMG in Italia ed Europa  con capacità riconosciute nella gestione di eventi, campioni, realizzazione e sviluppo e progetti di global marketing, da ultimo l’intervento nell’impiantistica tecnologica, quella  di  Lille che ha prodotto il boom economico e di visibilità senza precedenti dell’Europeo di basket e di calcio dell’ultimo anno. In lui c’è una perfetta sintesi fra  le ragioni del business e quello dello sport, inoltre la competenza e la passione per il basket  ne fa una voce autorevole e della critica costruttiva. A Sportal.it, d’intesa con Enrico Campana e l’Arcitaliano, lo abbiamo scelto come il primo personaggio col quale  tornare sui risultati della nazionale azzurra che si rivedrà  in campo soltanto fra un anno agli europei permettendosi disinvoltamente, con la sua sicumera,  di non fare  fin da oggi una scelta sull’allenatore per il riscatto.   

Vorremmo capire se è possibile e come  uscire da questo groviglio disastroso che in un contesto di grande successo del basket in tutto il mondo fa rimpiangere gli anni dell’innovazione, in cui nei Magici Ottanta  era diventato un fenomeno sociale e il campionato e la nazionale gareggiavano in bravura per superarsi. Fra vicende inverosimili se non raccapriccianti, dalle quali alcune Procure italiche hanno tratto fatti di rilevanza giudiziaria senza precedenti, come le 21 mila pagine dedicate alla Mens Sana Montepaschi, dalla frode sportiva alla supervalutazione della vendita del marchio, per cumulo di risultati deludenti siamo finiti  al 34° posto del ranking mondiale. Ormai pur dietro parecchi paesi africani,  non si avverte però il benchè minimo rispetto per l’opinione pubblica che chiede attraverso il web, la sua massa critica e quella dell’Arcitaliano con 4-5 milioni di persone preparate e attente su ogni fatto cestistico, un cambiamento o almeno una svolta.

– Cino Marchese, a lei la parola: il rimpianto è forte, perché  da 3 edizioni siamo fuori dalle Olimpiadi?
“Ritengo che la ragione principale stia nel fatto che le nostre squadre di club non sono competitive e quindi non creano quella mentalità che serve per giocare ad alto livello e i giocatori NBA ormai sono troppo lontani”.
– Vogliamo parlare dell’occasione persa di Torino col fattore campo?  La Croazia  incompleta e con alcuni giovani ci ha inferto una coltellata sanguinosa…
“Indubbiamente a Torino si è persa una grande occasione, ma non ritengo giusto dare la colpa a qualcuno”
– Il cambio di allenatore in corso d’opera è stato un boomerang?
Ettore Messina è senza dubbio il migliore allenatore . E’ sbagliato però pensare che debba avere per forza la bacchetta magica”.
– Il problema sono gli italiani o i quattro NBA, o la gestione al vertice?
“Indubbiamente amalgamare i quattro della NBA e gli altri non è una cosa semplice e qui penso che  sia molto opportuna un’altra domanda”.
– Allora mettiamola così: i migliori risultati della nazionale sono arrivati quando il commissario tecnico aveva un tutor competente, Primo-Coccia, Gamba-Rubini, Mattioli-Recalcati..
“Il tutor oppure l’anello di congiunzione tra il commissario tecnico e lo spogliatoio è una sacrosanta necessità. A Torino mi hanno detto che questo personaggio esisteva, ma nessuno lo conosceva oppure lo vogliamo paragonare a “monumenti” del calibro di Coccia o Rubini ? Occorre una figura che abbia il prestigio e la reputazione e la metta a disposizione della squadra e se manca il monumento anche un personaggio come Mattioli va più che bene”.
–  Chiedendo al Governo i 2,4 milioni per la copertura delle spese di Torino, la Fip si è trovata incastrata nella ragion di Stato, ovvero i Giochi politico-diplomatici per Roma 2024?
“Non conosco questi meccanismi e non li voglio conoscere, ma certamente Petrucci ha fatto il suo dovere riuscendo ad organizzare lo spareggio in casa”.
– Petrucci ha paragonato a sconfitta a un’impresa come quella degli azzurri del calcio agli europei, difficile fargliela passare per buona…
“Non ritengo sia un paragone che regga. Quando non si raggiunge l’obiettivo si è perso e basta e questa è l’unica regola che conta nello sport.”
– Nei due diversi mandati da presidente la coppia Petrucci-Messina non ci ha portato alle Olimpiadi nè ai mondiali, non è forzato proporli o autoproporsi per il futuro?
“Queste sono cose che appartengono alla logica della scaramanzia , ma non ritengo che sia il caso di discuterli in questo momento”
– I risultati negativi  della nazionale si riflettono anche sul campionato, nella promozione e  nei tesseramenti  o la gente non ci fa caso?
“Certamente se si fosse andati a Rio non avrebbe fatto male al basket, ma ritengo più importante il global marketing che le reazioni emozionali,  perché a gioco lungo si deve essere capaci a vendere il prodotto”.
– Petrucci aspetta una risposta di Messina a gennaio perché vuole confermarlo, non è il caso invece di lanciare un allenatore del campionato, magari Sacripanti o Trinchieri o pensare a Scariolo se chiude a Rio con la Spagna con la quale ha vinto due europei e un argento olimpico e  2 anni più giovane di Messina?
“Quando si ha la possibilità di avere uno come Messina si deve cercare di tenerlo a tutti i costi altrimenti si devono fare altri ragionamenti e quello di Sacripanti è certamente il migliore”
–  Vogliamo parlare del blitz di Reggio Emilia, Trento e Sassari  e dell’intervento della FIP pro-FIBA che ha determinato l’intervento del CONI he di fatto limita per la prima volta l’autonomia di una Federazione?
“Su questo punto non sono in sintonia con Petrucci. Si tratta di un discorso lungo e complicato, che non si può liquidare con una risposta a pelle. E  coinvolge le autonomie della Lega che non esiste. Limitare le ambizioni nello sport è sicuramente un fatto negativo ed io vedo molto di più una Federazione che si occupa di propaganda e di futuro e non di vertice. Nello sport professionistico questo è un anacronismo e basta”.
– Il più grande errore della Lega è quello di non aver mai gestito in proprio il campionato staccandosi dalla FIP, come in Spagna?
“Questo però è un passo che spetta alla Federazione. Devono essere i club che devono volere l’autonomia e si devono organizzare per averla”.
– La Lega ha silurato il presidende uscente per mettere due persone che non vengono dal basket, è stata la mossa giusta?
“Penso di avere già risposto a questa domanda. Piuttosto mi chiedo cosa possono fare in questa situazione il Presidente di Lega ed il suo Direttore Generale”.
– E’ possibile che tutte le decisioni della Lega facciano capo a Milano?
“In Lega ha sempre comandato chi vince  e lo dico anche per esperienza personale, per cui chi vince è Milano ed è logico che in queste condizioni lo faccia”.
– Lo scudetto Armani ha dato lustro al basket italiano, o con  13 giocatori e un budget manifestatamente superiore era il minimo?
“Indubbiamente Armani è uno sponsor di prestigio ed è bene tenerselo caro e vincere il Campionato è giusto e normale”.
– Da anni il campionato è sui 10 milioni di euro d’incassi, meno di un solo incasso dei Warriors nei playoff,  e continua a ignorare il problema degli impianti?
“Questo è un argomento che mi riguarda. E’ immorale che si giochi negli impianti in cui si gioca. Siamo più indietro di qualsiasi Paese Africano. Bisogna fare qualcosa, magari poco , ma si deve incominciare un opera di rinnovamento e di modernizzazione. Se non si creano comfort per il pubblico è impensabile pensare di progredire”.
– Il basket ha perso quote di mercato per mancanza di innovazione, mancanza di imprenditori  o per cosa in particolare? 
“Soprattutto, ripeto, per carenza di impianti. Non si può pensare di attrarre nuovi investitori senza dare loro quei supporti che trovano altrove. Serve un piano ben congeniato e realistico per pensare di invertire il trend”.
– Non pensa che si esageri nello sport italiano con premiazioni, celebrazioni, parate, conferenze stampa, invece di ripartire dal basso con umiltà e un progetto nazionale legato alla scuola?
“La critica al CONI nella domanda sfonda una porta aperta da anni, per quanto mi riguarda. Questo CONI deve cambiare, Giovanni Malagò, che è un mio amico, lo sa e si deve adoperare perché il processo avvenga. Non è semplice, ma bisogna incominciare”.
– Da manager dello sport, esperto, competente e appassionato, quali sono gli sport che hanno lavorato bene e quelli che sono rimasti indietro?
” E’ molto difficile in questo sistema avere dei risultati importanti, ma se proprio devo farlo dico scherma e nuoto”.
– Siamo alla vigilia delle Olimpiadi e calcio e basket sono fuori, la gente si strapperà le vesti? 
” La gente non se ne accorgerà nemmeno”
– Quante medaglie d’oro e in totale vincerà l’Italia a Rio de Janeiro?
“E’ una domanda che non mi pongo e non mi interessa e poi nel medagliere hanno lo stesso valore i 100 metri piani maschili che il Taekwondo che non so cosa sia”.

A cura di Enrico Campana

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