Eurolega, l’Italia è beffata

Presente a Belgrado per Stella RossaPanathinaikos, ma in realtà per chiudere l’accordo con cui la Serbia sceglie il progetto Euroleague-IMG, Jordi Bertomeu   presidente e CEO del consorzio privato i cui azionisti sono gli 11 club professionistici di maggior peso in Europa, fra cui l’Armani, ha tenuto una conferenza stampa per annunciare le ultime decisioni riguardanti la formula, i criteri di selezione e partecipazione. Argomenti trattati nell’ultima settimana da Sportal.it con l’intervista al capo delle Operazioni Scott il quale dava appunto imminenti una serie di punti nodali al termine di una discussione interna a Barcellona sulle procedure di scelta e valutazione.
 
Dunque, questo lo scenario: oltre alla già annunciata riduzione da 24 a 16 squadre, abolizione dei gironi di qualificazione a 6 squadre e Top16, e introduzione della Regular Season con girone all’italiana (o “round robin”, 30 gare, andata e ritorno), playoff al meglio di 5 gare per scegliere i 4 club per la Final Four 2016-17, sono stati apportati alcuni correttivi rispetto a precedenti enunciazioni.
 
Le ultime novità da Belgrado sono infatti la retromarcia brusca rispetto la qualificazione prevista a settembre per un posto fra le 16 (giusta mossa, il calendario era sovraffollato e le squadre ancora un cantiere aperto per esprimere un vincitore di livello tecnico alto) e abolizione delle wild card per salvaguardare il diritto sportivo. Confermata invece la promozione della vincitrice dell’Eurocup (24 squadre al via), oltre alle 11 “sorelle” dell’elite entreranno automaticamente i  4 club vincitori della Lega Baltica, Adriatica, Bundesliga e quella spagnola o la meglio classificata nel caso il titolo sia vinto da una delle 3 attuali licenziatarie (Real Madrid, Barcellona e Laboral Vitoria). A metà novembre si era parlato invece di Germania, Francia, Lega Adriatica e di un no alla vincitrice del campionato spagnolo (al no  a una quarta squadra s’era levata la protesta di Malaga) e a quello italiano.
 
E’ chiaro che dopo una proposta di cooperazione della FIBA ma con il diritto alla maggioranza rispedito subito al mittente e la calata sul tavolo di un jolly come la IMG, pronto a finanziare un progetto decennale con quasi 900 milioni di lire (con un rapporto di 3 a 1 di bonus e incentivi rispetto quello FIBA), nelle ultime ore Barcellona ha pigiato sull’acceleratore probabilmente alla luce di quanto è successo in Europa nelle scorse settimane. In particolare: 1) la denuncia presentata dall’Euroleague alla Commissione Europea di “minacce e sanzioni” sui  club  che non aderiscono all'”area FIBA”, 2) l’adesione/annessione al progetto FIBA European Champions della Francia e dell’Italia, 3) la scelta di Serbia, Germania, Spagna (ma in questo caso con l’indebolimento della Federazione Spagnola dopo la denuncia catalana al Consiglio Superiore dello Sport di Josè Luis Saez  per la gestione personalistica e affaristica del potente presidente) di non limitare l’ autonomia dei club e delle  Leghe  di perseguire un diritto d’impresa e al lavoro (e di pratica dello sport!)  di giocatori, allenatori, manager.
L’Italia  invece  si è mossa con una procedura  tutta sua, verticistica, senza  ponderare bene diritti e doveri dei vari soggetti coinvolti nella questione, per voler portare a casa intanto l’organizzazione del preolimpico e andare in soccorso del CONI nella raccolta di voti per ottenere i Giochi 2024  sfruttando i canali diplomatici FIBA, ben introdotti nei vari CIO nazionali che l’anno prossimo decideranno fra Roma, Parigi, Budapest e Los Angeles.
 
E’ chiaro che alla luce delle ultime novità dell’Euroleague, sono state premiate la Spagna (e anche troppo), la Germania, mentre è un sicuramente un machiavello scaltro  garantire un posto alla Lega Baltica e la Lega Adriatica  che significano coprire e dare un’attrattiva a un esteso bacino che va dalle Repubbliche slave e quelle emergenti del Baltico, da sempre un fiorente serbatoio di campioni (Serbia, Croazia, Russia, Slovenia,Bosnia, Montenegro, Lituania, Lettonia, Estonia, Ucraina, Polonia, ecc), anche ai tempi dell’Urss (Sabonis, Marciulonis, Jasikevicius, Siskas, e poi Kaukenas, i Lavrinovic,  Maciulis, etc).
 
La Serbia è l’unica ad avere la botte piena e la moglie ubriaca, il preolimpico senza pagare dazio e l’Euroleague. La Francia sarà cancellata dalla mappa, a patto che Strasburgo vinca l’Europa, l’Italia non avrà una seconda squadra. A meno che Trento batta Armani nei quarti di finale e vinca l’Eurocup.  Per quanto ci riguarda, va allo sconto la debolezza della Lega che spaccatasi sul caso del tesseramento dell’americano di Cantù non ha mai preso atto, nella foga del campionato, di quanto la querelle FIBA-Euroleage  era delicata e urgente. Ed è stata lasciata fuori da queste problematiche  del suo presidente, in uscita a giugno e quindi ancor più ormai in “semestre bianco”. Sancita dalla firma  di annessione alla FIBA dello stesso presidente, saltando a piè pari il voto dei 16 club fra i quali quello del proprio club, paludata  ambiguamente dal sub-judice, quando ormai il dado è tratto.
 
L’assemblea del 17 a Roma è all’insegna della ragion di stato: il preolimpico col vantaggio del campo per andare a Rio, dopo una serie di esami non brillantissimi e errori di gestione,  e la caccia al voto per Roma 2024: due mosse per le quali Renzimatteo in persona ci ha messo la faccia e soldi (pubblici). Il voto capitolino  (ma perchè al di fuori della sede istituzionale di Bologna?) potrebbe diventare una polveriera. In realtà ai club converrà rassegnarsi ed emendarsi di non aver fatto buon uso dell’autodeterminazione garantito dal proprio statuto. A meno di salire sull’Aventino e porre ai voti la pregiudiziale  il” caso Armani”, che avrebbe già il salvacondotto  FIP-CONI per l’Euroleague. Quindi o nessuno o tutti. Niente piedi in due scarpe. Altrimenti  per alcuni club converrà  iscriversi alla Lega Adriatica dove le italiane sarebbero accolte a braccia aperte, mancherebbe una  Tv salottiera, ma meno tasse, giustizia sportiva semlificata, meno condizionamenti, meno stranieri, maggiori possibilità di lanciare i giovani e di un budget equo. Insomma una  totale deregulation rispetto alla cultura burocratica fatta di regoline e regolucce costataci il progressivo declassamento in Europa dove siamo al 14° posto e 35° nel mondo. Per una somma di fattori,  il convento  del basket è ricco e poveri i fraticelli.
 
A cura di Enrico Campana

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