
"Il Cavallino Rampante è nato per vincere. Lewis ha sempre fatto la differenza" ha sottolineato l’ex campione belga.
Tra i tanti ex campioni di Formula 1 protagonisti all’Historic Minardi Day, che nel 2025 ha stabilito un nuovo record di presenze, con 20mila appassionati arrivati all’Autodromo di Imola, c’era anche Thierry Boutsen, che nella sua brillante carriera ha corso 164 Gran premi vincendone tre. Sportal.it lo ha intervistato in esclusiva.
In casa Ferrari è il caso di pensare già al 2026?
Forse anche al 2027 (sorride, ndr). La Formula 1 è sempre molto difficile, davvero difficile. Guarda la McLaren: fino a poco fa era in fondo alla classifica, ora vince tutto. Spero succeda lo stesso con la Ferrari, perché è nata per vincere.
E Hamilton, come valuta il suo momento?
Hamilton ha un problema: non si adatta a queste macchina. Lui ha sempre fatto la differenza, è sempre andato fortissimo. Ma oggi, se qualcosa non funziona, il pilota non può più compensare con il talento. Questo è il problema: la macchina fa l’80%, il pilota conta per il 20%.
Secondo lei, il fuoriclasse britannico potrebbe smettere e gettare la spugna?
Perché dovrebbe smettere? Può ancora dire la sua. Anche se… può capitare che un giorno uno si ritrovi e dice “basta”. Speriamo di no. Un pilota deve smettere solo quando non ha più voglia.
C’è un pilota attuale in cui si rivede? Qualcuno che le ricorda un po’ il suo stile?
Mah, è difficile. Le macchine oggi sono molto diverse. È cambiato tutto. Ai miei tempi, per mettere a punto la macchina serviva davvero il lavoro del pilota. Oggi l’ingegnere conta tantissimo, il pilota deve solo adattarsi. Non c’è molto margine per il “mio” stile.
Le sarebbe piaciuto guidare queste monoposto moderne?
È tutto troppo diverso: il modo di guidare, di pensare, di lavorare. È un altro sport. Ma la velocità resta, con il suo fascino intramontabile.