Juve, la fabbrica del futuro made in Italy

Il nuovo modo di fabbricare il futuro è made in Torino. Il marchio è sempre lo stesso, quello della Juventus, garanzia assoluta di efficacia nella costruzione dei propri giovani.

Juventus è anche sinonimo di novità, di una ventata d’aria fresca che la società bianconera ha portato con sé nel calcio italiano e che è contagiosa. Un modo nuovo di fare calcio: non esclusivo, ma inedito. Almeno in Italia, dove l’abitudine delle grandi è stata sempre quella di ricercare il talento altrove, magari in posti esotici, magari in nomi altisonanti o impronunciabili.

I meriti della Juve consistono proprio nell’essersi opposti alla corrente e, in qualche modo, distinti. La morale è che in tasca ai bianconeri ci sono i cartellini dei più promettenti giocatori del panorama nostrano e non solo. Già noti i vari Berardi, Zaza e Rugani. L’ultimo colpo è Rolando Mandragora, prelevato dal Genoa attraverso un investimento consistente. Lo hanno preceduto Sensi e Trotta, presi in sinergia con il Sassuolo. Proprio il rapporto con gli emiliani rappresenta un altro indizio di come il movimento stia cambiando. I neroverdi non fanno da succursale, ma in un rapporto di reciproca convenienza, contribuiscono ad apparecchiare l’avvenire del calcio italiano.

Come se non bastasse, la Juve ci sta provando con Federico Bonazzoli, di proprietà dell’Inter e in prestito alla Samp. Un frutto acerbo, sì, ma con le sembianze di una scommessa potenzialmente vincente.

Qualche passo falso si è pure registrato nel tempo: quel Marco Verratti sfumato in favore del  PSG, qualche estate fa, è un errore che la Juve non si è perdonata. Ecco perché l’acquisto del giovane Sensi è il modo più saggio di rimediare.

Pure Baselli è stato a un passo, così come Zappacosta. Un giorno potrebbero arrivare, come Federico Bernardeschi. Difficile strapparlo ai Della Valle, ma Marotta ci lavorerà.

Qualcuno ha fatto soltanto da comparsa, vedi Ciro Immobile. Qualche altro non è sbocciato mai del tutto, come Sebastian Giovinco.

La perspicacia di scovare il talento per primi, quando non si può coltivarlo da sé, e di investire con decisione. A partire da questi capisaldi, la società piemontese sta costruendo il proprio futuro e, almeno fino a oggi, sta avendo ragione.

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