Gran rimonta dei Warriors, 11 bombe di Thompson

Assomigliano ai famosi moschettieri di Dumas i Warriors, i loro fioretti non perdonano. Dopo il bombardamento di Thompson-Aramis, 11 canestri, nuovo record della NBA per i playoff, chiude da par suo Curry-Dartagnan con tutto il suo repertorio, finte, controfinte, cambi di mano e  la conclusione di tabellone sul 104-101 che provoca una profonda delusione nell’arena dei Thunder. Mentre Curry alza le mani indicando il 7, i punti di differenza, gli sconfitti se ne vanno a tesa bassa: non hanno saputo approfittare del doppio match point e dovranno tornare  lunedì notte a Oakland dove i tifosi della Baia nel frattempo si sono caricati seguendo l’impresa in diretta alla Oracle Arena con la festosa pioggia di coriandoli al fischio di chiusura. Nel momento più brutto, dopo la sconfitta casalinga, Draymond Green-Portos, pure lui protagonista con 12 rimbalzi, 6 assist, aveva predetto una vittoria in gara6 e così è stato. I Warriors sono stati pari alla loro arte, al loro carattere, alla loro tecnica di gioco unica e irripetibile. Oklahoma ha buttato al vento una favolosa occasione perdendo la testa nel finale, reminiscenza di un passato che sembrava sepolto con la crescita di Westbrook suggellata dall’ingresso per la prima volta, nel Quintetto All Star di questa stagione.
 
Solo tre squadre, dicono gli statistici, sono riusciti a recuperare da 1/3 in una finale di conference, il grado di difficoltà stavolta era però per la squadra “underdog” al massimo, per la freschezza, la fiducia, la completezza, la forza ai rimbalzi (dimostrata anche in questa occasione, 49/43), dei Thunder. Ovvero la squadra più pericolosa per i campioni con Curry acciaccato, il centro Bogut dolorante per il ginocchio e in difficoltà con Adams nel derby oceanico, e lo stress accumulato nella folle corsa al record massimo della NBA, quello del maggior numero di vittorie (73) appartenuto ai Bulls di Jordan, punta di un’era indimenticabile sul quale la squadra del grande Steve Kerr, ex compagno di Jordan di quella squadra favolosa, ha gettato manciate di polvere costruendo la mentalità di questa squadra unica, per niente superba, per niente incline al divismo, che fa un basket tecnologico, digitale. Tanto che ogni volta che ha bisogno di un canestro clicca da 3, spesso a fil di sirena o da metà campo, e gioca – incredibile – il contropiede finalizzato al tiro da 3, come ha fatto Curry segnando a 2 ’47” dal termine la tripla d’oro sul 99 pari simile, una coltellata  mortale alla fiducia di Oklahoma che ha finito svuotata e sfasciata.
 
Sul triple-show di Thompson senza precedenti, 11 su 18, una grandinata di jump non sempre a conclusione di una trama di passaggi, dai lati e dal centro, che ha  ridato slancio alla leggenda degli “Splash Brothers” nata la scorsa stagione, 70 punti contro i 57  di Durant-Westbrook, Curry ha detto: “Eravamo tutti ai suoi piedi, aveva tutta la confidenza del mondo, ha colto l’attimo, ma sono convinto che Klay potrà fare ancora meglio in gara7”.
 
Oltre alla partitissima del grande martello della Baia, i funambolismi e le coltellate assassine di Curry con una barbetta mefistofelica  appropriata alla sua parte,  la difesa paralizzante di Iguodala nel finale, la capacità di Draymond Green di non andare sopra le righe come aveva fatto scalciando Adams alle parti basse e Roberson al volto nelle precedenti gare, e mettere una pezza importante nei duelli a rimbalzo, il risultato porta naturalmente anche  al nervosismo dei Thunder. La tensione è stata una scarica elettrica negativa,  non solamente sul sistema nervoso, quando più che il canestro, servivano la calma e la ragione. I soli 18 punti contro 33 del quarto tempo sono più un collasso che un crollo strutturale. Certamente ha inciso anche molto il tiro da 3, con un 13 per cento di realizzazione  agghiacciante: 3 soli canestri su 23,  1/8  Durant, 0/5 Westbrook, 1/6 Ibaka , 1/3 Waiters, 0/1 Morrow.  Questa vittoria passerà invece alla storia perchè i Warriors hanno tirato più da 3 che da 2, 44 contro 43, con 21 canestri – a volte impossibili, di  puro istinto -degli starter,  11/18 Thompson, 6/13 Curry, 2/3 Barnes e 2/5 Green e nessuno della panchina (0/3 Iguodala, 0/2 Speights).
 
Solo 21 in punti delle due panchine (11 Oklahoma, 10 Warriors), ma Kanter (4/5, 8 punti) è stato l’unico della sua squadra con segno più, Waiters invece ha giocato 38 minuti con 3 punti, gestione passiva di Billy Donovan, iil coach esordiente; fra i Warriors l’ingresso in campo di Iguodala, Dreamer a Londra, è stata efficace quanto quella che gli valse il titolo di MVP della finale scudetto, un apporto tecnico e di carattere fondamentale.  Meglio i Warriors nei recuperi, nelle palle perse e negli assist come specchio del gioco di squadra e dei momenti di confusione nei quali Westbrook e Durant sono caduti dopo aver  guidato 83-75 ala fine del 3° quarto. Thunder micidiali dentro l’arco dove hanno sfruttato la maggior potenza fisica e le penetrazioni, con 22 tiri liberi segnati contro 15.
 
Per quanto riguarda le notizie di mercato, dopo D’Antoni ai Rockets (“senza un feeling con Harden, Mike è spacciato” scrive un commentatore alludendo ai rapporti difficili dell’italo-americano con altre due star difficili, Anthony e Howard) l’assistente di Miami, David Fizdale, ha battuto nella volata finale James Borrego (vice del vice Popovic che è Messina) e debutta come head coach quadriennale. Il sito degli Spurs non parla di Messina, se non per un colloquio con i Rockets. Il sito fa capire che per Duncan e Ginobili è l’ora del ritiro e annuncia – e questa è la prima vera notizia – un rinnovamento un nome sicuro è Thomas Robinson, ala dei Nets, 12,9 minuti, 43 punti, 5,1 rimbalzi 25 anni, ex Kansas che ha giocato con Aldridge. Il rinnovamento potrebbe portare a una maggior responsabilità di Ettore Messina, magari assieme a James Borrego con un ruolo diverso di Popovich: presidente e tutor dei due talentuosi vice. Un passo delicato per il club, è certo comunque che Messina non si muoverà e quindi manterrà i suoi impegni e mercoledì 1° giugno sarà a Bologna per il raduno azzurro. L’unico addio, per ora, è il ritiro di Rob Willcall che vestiva dal ’99 i anni di Wullie il Coyote, la mascotte di San Antonio.
 
PLAYOFF, FINALI CONFERENCE –  Ovest G6: Oklahoma-GOLDEN STATE 101-107 (3/3;  23-20, 30-28; 30-27, 18-33; 29 K.Durant 10/31 1/8 tl8/10 7r 3a 3st 3pe, 28  R.Westbrook 10/27 0/5 da3 tl8/10 9r 11a 4re 5pe, 13 S.Ibaka 5/10 1/6 tl2/5 9r, 11 A.Roerson 5/5 8r, 8 E.Kater 4/5, 3 D.Waiters 1/5 1/3 da3; 41 K.Thompson 14/30 11/18 da3 tl2/2 4r, 31 S.Curry 9/22 6/13 da3 tl7/9 10r 9a 2re, 12 Dra.Green 4/10 2/5 da3 tl2/4 12r 6a, 9 H.Barnes 3/6 2/3 da3, 8 A.Iguodala (3/6 0/3 da3 tl2/4 7r 3re)
LUNEDI’ – Ovest, Oakland G7 Warriors-Thunder  3/3 
LA SITUAZIONE –  Semifinali.Est: CAVALIERS-Hawks 4/0 (104-93, 123-98, 121-108, 100-99), RAPTORS-Heat 4/3 (96-102 OT; 96-92 OT; 95-91; 94-87 OT; 99-91; 91-103; 116-89) . Ovest- Semifinali: WARRIORS-Portland 4/1 (118-106; 110-99; 108-120; 132-125 OT; 125-121); SPURS-Thunder 2/4 (124-92, 97-98; 100-96, 97-111; 91-95; 99-113).Finali: Est: CAVALIERS-Raptors 4/2 (115-84, 108-89; 84-99, 99-105; 116-78; 113-87). Ovest: Warriors- Thunder 3-3 (102-108; 118-91; 105-133, 94-118; 120-111,108-101 ). 
 
SKY SPORT TV – Oggi domenica 29 maggio G6  Oklahoma-Golden State, differita ore 14 e 23 2 HD; G7 Golden State-Oklahoma martedì 31 maggio ore 3, differita ore 14 1 HD.
 
A cura di ENRICO CAMPANA.

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