Gasperini-Guardiola, è sfida tra amici

Ferma a zero punti dopo due giornate del girone di Champions League, l’Atalanta è pronta per la doppia, storica sfida contro il Manchester City. Si inizia all’Etihad Stadium e la Dea c’arriva con la delusione della rimonta subita, tra le polemiche, in casa della Lazio.

Dopo giorni di duri attacchi reciproci, però, Gasp volta pagina: “Non abbiamo tempo per continuare a pensare a quella partita, dobbiamo voltare pagina – ha detto il tecnico torinese – Essere qui a è un motivo di orgoglio, essere qui è un premio. Poi ogni partita ha tanti risvolti: a livello internazionale ci serve una bella gara, da giocare con le caratteristiche che ci hanno portato fin qui. Con umiltà: non da sprovveduti, ma senza snaturare le nostre caratteristiche. Sapendo che dovremo giocare molto bene. Sarà una partita che entrerà nella storia dell’Atalanta, , speriamo anche di fare una bella figura contro un’avversaria che in questo momento è tra le migliori al mondo. Peccato affrontarla con un’emergenza in difesa”.

“Palomino ha avuto un problema sabato a Roma – ha proseguito Gasperini –  Ieri Kjaer in allenamento ha sentito una piccola contrattura: non sarà una cosa lunga, ma domani non lo avremo. Ma giocheremo comunque con una difesa consolidata, che l’anno scorso è stata protagonista”.

Gasperini rivela poi un retroscena che lo lega a Pep Guardiola, che in conferenza stampa ha elogiato l’Atalanta (“Vederla giocare è una gioia”): “Su Guardiola come allenatore posso aggiungere poco, ma a livello di spessore umano c’è un suo gesto molto bello che non dimentico. Otto anni fa, il giorno stesso del mio esonero dall’Inter, mi chiamò la sua ‘spalla’ Estiarte, su invito di Pep, per andare a Barcellona e stare qualche giorno con loro. Il Barcellona allora era sul tetto del mondo e il suo allenatore mi riservava un simile gesto di considerazione: è un gesto che non dimentico”.

“Ogni allenatore ha le sue caratteristiche, ma lui è stato un riferimento nel mondo per tantissimi, ha influenzato il nostro mondo. Si vede la sua mano in tutte le squadre che allena, ha capovolto filosofie di gioco: lo ha fatto con il Barcellona, ma anche con il Bayern, ora al City: questa è la sua grandezza. Del suo gioco ho sempre ammirato la capacità del recupero palla immediato, di giocare con tanti uomini offensivi negli ultimi venti metri”.

Articoli correlati