
A trentacinque anni, Mario Balotelli continua a essere uno dei personaggi più discussi e complessi del calcio italiano
A trentacinque anni, Mario Balotelli continua a essere uno dei personaggi più discussi e complessi del calcio italiano. Nato a Palermo il 12 agosto 1990 da genitori ghanesi e cresciuto a Brescia, Balotelli ha vissuto un percorso sportivo che è stato insieme un viaggio attraverso le luci e le ombre del talento puro.
Emerso giovanissimo con la maglia dell’Inter, sotto la guida di Roberto Mancini e poi José Mourinho, Balotelli si impose come uno dei prospetti più promettenti del calcio europeo. La sua potenza fisica, la tecnica e la capacità di decidere partite importanti lo portarono presto in Premier League, dove con il Manchester City vinse un titolo storico, contribuendo con giocate iconiche — come l’assist per il celebre gol di Agüero nel 2012.
Dopo le esperienze al Milan, al Liverpool e in varie squadre tra Francia, Turchia e Svizzera, la carriera di Balotelli è diventata un alternarsi di lampi e cadute, di ripartenze e incomprensioni.
La parabola di Balotelli è stata costellata di episodi controversi, ma anche di momenti che hanno segnato l’immaginario collettivo: dal rigore glaciale contro la Germania agli Europei 2012, alla celebre esultanza “Why always me?” con il City, fino ai ritorni in Italia carichi di aspettative.
Oggi, però, la sfida è diversa: non più dimostrare di essere un campione, ma ritrovare un posto nel calcio che conta, anche accettando un ruolo meno centrale. Le voci di mercato parlano di possibili destinazioni all’estero — Brasile, Turchia, Stati Uniti — dove il suo nome resta sinonimo di carisma e spettacolo.