Serie A divisa sulla ripartenza

Il Consiglio di Lega Serie A si è riunito in videoconferenza nella giornata di lunedì ed ha deliberato all’unanimità la volontà di portare a termine la stagione sportiva 2019-2020, “qualora il Governo – si legge nella nota diramata – ne consenta lo svolgimento, nel pieno rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza”.

“La ripresa dell’attività sportiva, nella cosiddetta Fase 2, avverrà in ossequio alle indicazioni di Fifa e Uefa, alle determinazioni della Figc nonché in conformità ai protocolli medici a tutela dei calciatori e di tutti gli addetti ai lavori”.

Prima del Consiglio era tuttavia circolata una lettera con tre quesiti che una minoranza delle società del massimo campionato avevano rivolto alla Figc esprimendo le proprie perplessità sul ritorno del campionato e la ripresa dell’attività agonistica.

“Con l’eventuale ripresa del campionato – il primo quesito – e successiva interruzione per conseguenze derivanti da contagio Covid-19, quali effetti giuridici potrebbero subire i singoli calciatori o interi club (per gli effetti dell’ottemperanza a provvedimenti mitigatori al contagio – autoisolamento o quarantena)? In particolare potrebbero sopravvivere la legittimità delle pretese dei club di invocare la forza maggiore a far data dal DCPM 9 marzo 2020 con riguardo a rapporti contrattuali di durata preesistenti alla data? L’assunzione del rischio di un fatto non più imprevedibile potrebbe ricadere sul club che si è assunto il rischio di prosecuzione della competizione pur in presenza di un rischio incalcolabile”.

Gli altri due quesiti vertono invece sui contratti in scadenza il 30 giugno e sui prestiti con diritto o obbligo di riscatto.  

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