Buffon: da ultrà a miglior portiere del mondo

Nato a Carrara, classe 1978, il portiere del Paris Saint Germain si prepara a soffiare su 41 candeline. E parlano tutti, questi suoi anni, trascorsi tra i benefici di un’educazione rigorosa ricevuta in una famiglia in cui lo sport era all’ordine del giorno e un percorso umano e professionale in costante ascesa. E quasi a sublimare un passato che gli ha fornito solide basi, dice: “non drogarsi, non doparsi, non cercare altro fuori da te sono principi che i miei genitori mi hanno passato presto. A 17 anni, quando in discoteca mi mettono una pasticca sulle labbra, io so come e perché dire di no”. Una testimonianza forte e decisa, come il carattere che già a quell’età lo contraddistingueva e che accompagnerà sempre il campione, nella sua forza d’animo e integrità.

L’adolescenza e la frequentazione degli ultrà

In apertura di una sua recente intervista rilasciata a Vanity Fair Italia, che gli dedica la copertina del numero in edicola mercoledì 9 gennaio, Buffon racconta che da ragazzo provava una “sensazione di onnipotenza e invincibilità” e, continua, “mi sentivo indistruttibile, pensavo di poter eccedere e di fare quel che volevo”. Attitudini ed emozioni che avranno certamente trovato terreno fertile nel C.U.I.T. Questo acronimo, oltre a essere stampato sui suoi guanti a partire dal 2002, rimanda al Commando Ultrà Indian Tips, gruppo ultrà di tifosi della Carrarese di cui Gigi era militante. L’argomento è occasione perfetta per rilasciare anche un commento riguardo a quanto accaduto il 26 dicembre scorso fuori da San Siro. “È difficile provare a contestualizzare quanto successo a Milano”, dice l’ex numero 1 azzurro e ricorda che da giovane, sulle curve, “incontravo gente di cui si parla tanto senza saperne nulla. Ragazzi normali. Sognatori. Idealisti. Alcune persone interessanti e qualche deficiente”.

Buffon col Parma di Nevio Scala

Il temperamento spiccato di Buffon si manifesta sin dai tempi del Parma, di cui è stato estremo difensore dal 1994 al 2001. Il suo esordio nella squadra di Nevio Scala lascia tutti a bocca aperta. È il 19 novembre 1995 e, secondo i pareri più diffusi, a sostituire il titolare Luca Bucci nella sfida che vede il Parma fronteggiare il Milan, sarà Alessandro Nista. In realtà, a scendere in campo, è il diciassettenne Buffon che blocca senza paura la squadra di Capello. Proprio riferendosi al periodo in cui giocava nel Parma, nel corso dell’intervista rilasciata a Vanity Fair, il portiere ricorda l’episodio in cui rispose male all’allenatore padovano: “si girò e mi guardò come nessun altro ha mai più fatto. Era furibondo e aveva tutte le ragioni”. Un errore di gioventù che è paradigma e testimonianza della sua indole vigorosa difficilmente controllabile.

In nazionale: un sogno che si avvera

A impreziosire il percorso professionale dell’allora diciannovenne portiere del Parma, giunge l’esordio in nazionale. Siamo agli spareggi dei mondiali di Francia ’98 e l’Italia si scontra con la Russia. Pagliuca, al 32′, lascia il campo a causa di un problema muscolare e segna l’opportunità di Buffon. Cesare Maldini gli chiede: “Te la senti?”. Com’è facile immaginare, non ci fu nemmeno un tentennamento. La partita fu tra le più difficili, a causa della neve e delle avverse condizioni meteorologiche. Ma nulla di tutto ciò impedì la nascita di un mito: quello di un portiere spavaldo che intimorisce gli avversari e trasmette buonumore alla propria squadra. La partita di Mosca terminò con un pareggio ma il ritorno si concluse con la vittoria degli azzurri e la qualificazione ai mondiali.

Discesa e ascesa di un campione: la nuova icona della Juventus

A pochi anni dall’ingresso tra le fila della Juventus, un evento particolarmente significativo sembrò spostare gli assetti e gli equilibri su cui si fondavano le sue certezze. Un crollo psicologico con annessa depressione levò via quella scorza da super-uomo e mise a nudo la parte più sensibile che qualifica ogni grande professionista. Nel suo lucido racconto, Buffon dice che “pochi minuti prima di una partita di campionato mi avvicinai al preparatore dei portieri, Bordon, e gli chiesi di far scaldare Chimenti. Gli dissi che non me la sentivo di giocare, perché avevo avuto un attacco di panico e non potevo sostenere la partita”. Quell’episodio segnò l’apertura di una voragine che privò il campione di ogni stimolo e da cui riuscì a uscirne solo condividendo con chi gli è sempre stato accanto, quello stato confusionale e d’ansia.

Un giro di boa, quindi, superato il quale la carriera di quello che oggi è considerato il portiere più forte di tutti i tempi divenne pressoché inarrestabile. Ai tre trofei già vinti con il Parma, il curriculum del Buffon bianconero vanta la vittoria di 9 scudetti, 5 Coppe Italia e altrettante Supercoppe italiane. E poi lo straordinario Mondiale del 2006.

La magica notte di Berlino

Insieme a Cannavaro, Buffon rappresenta il simbolo di una difesa pressoché perfetta che rende solida una squadra da sfondamento. Per quello che riguarda il nostro portiere azzurro, la parata su Zidane rappresenta un cameo inarrivabile oltre che una delle difese più belle della storia. A Berlino, l’Italia batte la Francia ai calci di rigore e tutto il cielo si colora d’azzurro.

E sui Mondiali 2018?

Non si può perdere l’occasione di chiedere a Buffon un parere, ormai a freddo, sulla scottante eliminazione dell’Italia dai Mondiali 2018. E la risposta riserva delle sorprese perché, a proposito dell’ex allenatore Giampiero Ventura, che difende strenuamente, Buffon dice “un sostegno diverso avrebbe dovuto averlo da chi di dovere”, ricordando, invece, che tutta la squadra appoggiava le decisioni del commissario tecnico.

Il presente e il futuro del miglior portiere del mondo

Guardando al presente, il portiere toscano si descrive come “uno strano figuro di 40 anni che va in campo, pensa di averne venti e ha più sogni e ambizioni di quanti ne avesse da ragazzo”. E oggi, come rivela ai microfoni del Corriere della sera, il sogno più grande è quello di vincere la Champions League. Sulla possibilità di incontrare la Juventus in Champions il mai banale Buffon risponde: “in finale no, perché vorrei avere la libertà di esultare pazzamente in caso di vittoria”.

In attesa di vagliare le capacità profetiche di Buffon, attendiamo di vedere la performance della Juventus che il prossimo 20 febbraio incontrerà l’Atletico Madrid. Un confronto che, per il bookmaker Merkur Win, pende leggermente a favore della squadra madrilena (a quota 2.95) a scapito del club torinese (a quota 2.65) mentre il pareggio è visto come l’esito più probabile (a quota 3.00).

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