Avanti di 23, Spurs messi ko da Lin

Ci sono rimonte e rimonte, il valore del risultato dipende da chi hai di fronte. E quella degli Hornets sul 7/30 era quasi impossibile, oramai quasi completamente  asfaltata dagli Spurs freschi di gloria per il successo nel big match coi Warriors e con le sue 59 vittorie e 10 sconfitte (quindi ancora teoricamente  in corsa per eguagliare il record 72/10 dei Bulls ’95-96) fino a un minuto prima di scendere in campo. In questo scenario da si salvi chi può  la squadra  di un certo  Michael Jordan,  che questa stagione  farà finalmente felice il sue illustre proprietario dopo anni di disastri, ormai avviata ai playoff,  alla fine ce l’ha fatta a rimontare 23 punti contro la squadra più attrezzata in difesa della NBA.  Difesa che qualcuno mette davanti anche ai leggendari Celtics,  anche se io non ci sto: quella di Red Auerbach era fondata sulla destrezza individuale, sul famoso Celtic-pryde del palla-o-mano, mentre quella dei texani sembra un’officina dove in penombra si lavora sodo di martello e tenaglie, chiedere a Curry e soprattutto a Steve Kerr arrabbiatissimo con gli arbitri.
 
Ma cosa s’è inventato  Steve Clifford con la sua squadra dopo i 7 punticini del primo tempo? Il topolino partorisce la montagna, sono passati 11″ e il coach si è esibito in una sceneggiata “napoletana” che a raccontarla ancora ride di gusto. “Per favore, giocate più duro. Vi supplico. So che voi guadagnate più di me, so che la maggior parte di voi potrebbe farmi licenziare. Ve lo ripeto, ve lo chiedo in ginocchio: per favore…”
 
Incredibile ma vero,  Charlotte è riuscita a far segnare ai prestigiosi rivali 60 punti trattandoli come loro avevano fatto con Curry! Ed ecco apparire, sullo sfondo di questo scenario, come ai tempi della famosa “Linsanity” newyorkese di Mike D’Antoni Jeremy Lin. Il secco e pallido giocatore di origini taiwanesi arrivato al Madison con un contratto di 10 giorni, senza soldi in tasca e costretto a dormire sul divano di un parente, capace di scuotere l’interesse  di tutta l’Asia come ai tempi di Yao Ming.
 
“Sì, siamo a rialzarci, abbiamo giocato duro, ringrazio Dio per avermi dato la forza di lottare così tanto quando ero sfinito”,  così ha raccontato  la sua più bella partita nella NBA l’eroico fante dagli occhi a mandorla, figlio di poveri immigrati di Formosa, ma con una laurea importante nel cassetto. Lin è stato decisivo con 15 punti e ben tre delle quattro triple,   sempre sul punto di svenire tanto era stravolto e sofferente, lui con la fionda e gli altri con i martelli. Pensate un po’, incredibile ma vero la sua impresa è stata apprezzata anche da un incredulo Gregg Popovich: “Uno spettacolo, non siamo riusciti a fermarlo… meraviglioso…”.
 
Jeremy Lin ha distolto l’attenzione dalla robusta vittoria di Cleveland con Denver, propiziata da una tripla-doppia (la n.41 in carriera) di King James salutato da un’interminabile ovazione della folla che vale i titolo dell’Est, il secondo dei Cavaliers che hanno toccato e 50 vittorie stagionali senza Love (influenzato) scaricando tutta la rabbia per la sconfitta di Miami sui malcapitati ragazzini di coach Malone contare ancora su Gallinari del quale non si hanno notizie sulla data del rientro.
Nonosante Curry ancora un po’ frastornato  per non aver saputo organizzare bene il gioco d’attacco a San Antonio, con due triple contro la sola di domenica (ha fatto meglio di lui, con 3 canestri, Ricky Rubio) e Klay Thompson abbia sbagliato 9 tiri in area riacendosi con 5 triple su 5, i Warriors sono stati sotto 81-89 nel terzo quarto  di una partita divertente che poteva finire con la prima doppia sconfitta stagionale. Anche se di 5 punti, alla fine conta aver portato a casa la vittoria n. 63. Mancano 12 gare, il record del 9/73 è a portata di mano, anche se ci sono altri due scontri con gli Spurs, la squadra manca di due centri, Bogut e Ezeli, e di Andre Iguoala MVP dell’ultima finale. Ma la squadra ha risposto, Draymond Green è stato il migliore giocando centro. Kerr rischiato con succsso l’esordio in quintetto del nipotino di Bob McAdoo, James Michel,  small forward di 2,08 di Virginia, trascurato dal draft, che se l’è cavata bene segnando 7 punti con 6 rimbalzi.
 
La più lunga striscia vincente di tutta la NBA è in questo momento di Washington che col  successo di Atlanta, a sua volta reduce da 5 vittorie, è arrivata al 50 per cento (35/35) anche se però hanno vinto anche le squadre che ha davanti: Detroit (9° 37/34), Bulls (8° 36/33) e Indiana (7° 37/33). Il calendario non è favorevole, con 7 trasferte nelle ultime 12, quasi tutte in California (Lakers, Warrios, Kins, Suns, Clippers e poi all’Est Pistons e Nets) e 5 in casa con Atlanta altre 2 volte, Minnesota, Brooklyn e Charlotte.
 
Andre Drummond che stava giocando male nel terzo tempo e messo in panca, rimandato in campo da Van Gundy ha dato il successo con un tap-in da Arsenio Lupin nel rocambolesco finale quando la sconfitta sembrava inevitabile e i playoff persi.  Comprensibile la gioia dei compagni. Avanti 91-88  a 30″ i Bucks, Bayless preciso nei tiri liberi ha sbagliato i 2  a 11″ dalla fine.  Beffa amara per coach Kidd e i suoi interessantissimi giovani in una stagione di crescita dove non è mancato qualche colpo, il più imprtante dei quali è stato certamente  quello della prima sconfitta dei Warriors sul 24/0 il 12 dicembre. Giannis Antetokounmpo, copia greca di Kevin Durant, che si troverà sulla strada dell’Italia nel preolimpico è ormai una realtà, probabile vederlo a fine stagione in uno dei tre quintetti All Star.
 
Decisivo a Chicago il ritorno di Pau Gasol che con la sua doppia-doppia n.39 della stagione  ha evitato la sconfitta casalinga coi Kings che Belinelli, l’ex di turno ai tempi di Thibodeau, ha portato in vantaggio con l’unica tripla della sua partita sull’89-86 a 8′ dalla fine. I Bulls sono andati sotto 90-95, poi hanno segnato 10 punti  (100-95) e vinto di squadra con Rose, Butler e Gibson. Per Belinelli  9 punti, 4/10 1/5 da 3, il tiro resta il suo cruccio: 3/13 nelle triple nelle ultime 5 gare per il 23% , ben sotto il 30,9 stagionale a sua volta è inferiore alla media del 38% in carriera. Forse il problema è la sua squadra atipica: troppi vogliono il tiro, deve pensare bene su questo triennale double-face. I soldi non sono tutto.
 
RISULTATI lunedì 21 marzo: CHARLOTTE-San Antonio 91-88 (29 J.Lin 11/18 4/4 da3 7r, 15 N.Batum 6 C.Zeller 14r; 19 T.Paker 7a 5r, 18 L.Aldridge 12r, 16 T.Duncan 10r); CLEVELAND-Denver 124-91 (33 L.James 12/19 1/2 da3 tl8/11 11r 11a, 15 JR Smith, 14 C.Frye; 27 W.Barton 4/5 da3, 11 N.Jokic, 11 J.Nurkic); INDIANA-Filadelfia 91-75 (15 P.George 4/16 1/5 da3, 12 I.Mahinmi 10r; 15 I.Canaan); BOSTON-Orlando 107-96 (28 I.Thomas 0/2 da3 tl10/12 7a, 22 K.Olynyk, 22 A.Bradey; 25 V.Oladipo 8r, 13 A.Gordon 8r, assente N.Vucevic); DETROIT-Milwaukee 92-91 (21 Mark.Morris, 16 A.Drummond 16r, 9 R.Jackson 0/4 da3 3/8; 27 K.Middleton, 21 G.Antetokounmpo 10/17 1/3 12r 6a, 18 G.Monroe 10r); Atlanta-WASHINGTON 102-117 (23 J.Teague 3/9 da3 7/17, 16 T.Hardaway jr 4/5 da3, 14 A.Horford 9r, 13 P.Millsap 2r 27 J.Wall 3r 14a, 25 B.Beal, 16 O.Porter 10r, 15 M.Gortat), CHICAGO-Sacramento 109-102 (18 D.Rose, 18 T.Gibson, 14 P.Gasol 14r, 11 J.Butler 3/8 da3 tl5/7 8a 5re; 19 D.Cousins 6/14 tl7/7 18r, 19 D.Collison 4/5 da3, 18 R.Gay, 9 M.Belinelli 4/10 1/5 da3 tl0/1 2r 4a); Minnesota-GOLDEN STATE 104-109 (25 A.Wiggins tl8/11, 24 KA Towns 11r, 20 R.Rubio 5/9 3/7 da3; 24 Dra.Green 10/13 0/1 da3 tl4/8 9r 6a 3st, 19 S.Curry 6/17 2/9 da 3 tl5/6 7r 11a, 17 K.Thompson 5/14, 0/9 5/5 da3 5r); MEMPHIS-Phoenix 103-97 (16 L.Stephenson, 14 Z.Randolph 13r, 12 M.Barnes 9r; 18 D.Booker 13 J.Leuer, 2 T.Chandler).
 
A cura di ENRICO CAMPANA

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