Fiamma olimpica in Puglia, Carlo Calcagni non coinvolto: “Scelta che non comprendo”

Articolo di Mauro Corno

"Chiamate persone che hanno praticato e praticano lo sport, nella sua dimensione più profonda ed esclusiva, meno di me" sottolinea il campione paralimpico.

La fiamma olimpica sta attraversando in queste ore la Puglia, portando con sé un messaggio universale di pace, unità, sacrificio e speranza. Tra i tedofori non c’è Carlo Calcagni, Colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano, nonché stella della Nazionale Italiana di Atletica Paralimpica, con la quale si è più volte fregiato del titolo di campione del mondo e ha stabilito svariati record.

Il fuoriclasse ha espresso tutta la sua amarezza per non essere stato coinvolto. “La fiamma olimpica rappresenta un simbolo potente, capace di raccontare lo sport nella sua essenza più autentica – ha premesso -. Proprio per questo, sento il dovere di esternare una riflessione, che nasce non dalla polemica, ma dal desiderio di comprendere. Probabilmente ignoro le procedure e sono all’oscuro delle pratiche necessarie ed opportune, ecco perché mi interrogo pubblicamente. Per comprendere laddove io, nella mia persona, abbia commesso un’imperdonabile distrazione, che mi costa oggi l’esclusione da un momento di così profonda ed intensa emozione”.

“Nonostante una vita interamente dedicata allo sport, vissuto, praticato, insegnato e testimoniato per oltre cinquant’anni, non prenderò, infatti, parte alla staffetta della fiamma olimpica, nemmeno nel mio territorio, nella mia terra – ha aggiunto -. Una scelta che non comprendo, forse ripeto perché non conosco le motivazioni di una valutazione, le ragioni di una selezione. Ciò che so, però, è che, a differenza del sottoscritto, così come in altre circostanze, siano state coinvolte persone che hanno praticato e praticano lo sport, nella sua dimensione più profonda ed esclusiva, meno di me”.

“Non c’è amarezza in queste parole, ma davvero solo l’esternazione di una riflessione sincera, il bisogno di uno sfogo che, se taciuto, lacera il cuore e graffia ancora di più l’anima – ha quindi proseguito -. Perché lo sport non è soltanto immagine, né occasione di visibilità: è sacrificio quotidiano, disciplina, rispetto delle regole, capacità di rialzarsi dopo ogni caduta. È ciò che mi ha permesso di continuare a vivere, di affrontare la malattia, di trasformare la sofferenza in forza e testimonianza. È ciò che mi ha consentito di rappresentare l’Italia nel mondo con dignità, come atleta e come uomo”.

“Essere esclusi da un momento così simbolico non significa essere esclusi dai valori che la fiamma olimpica rappresenta – ha continuato -. Perché quei valori mi appartengono, da sempre e sempre e per sempre mi apparterranno, nella mia essenza più intima, autentica, profonda. Quei valori continuano a vivere in me ed in chi li pratica con la mia stessa determinazione, la mia incrollabile tenacia ed il mio profondo senso del sacrificio ogni giorno, anche e soprattutto lontano dai riflettori”.

“Lo sport ha bisogno di esempi autentici, di storie vere, di persone che lo abbiano incarnato nel tempo e che ogni giorno ne facciano una ragione di vita. Non serve per rivendicare riconoscimenti. È opportuno però ricordare che la forza più grande dello sport è la capacità di dare senso, speranza e direzione alla vita delle persone. Io continuerò a farlo, come ho sempre fatto: con rispetto, con dignità e con la forza di chi crede che i valori contino, sempre e comunque. Anche senza esserci. Il mio cuore, di atleta e di sportivo, sarà accanto ad ogni tedoforo ed esulterà per le emozioni ed i brividi che lo scuoteranno nel profondo…” la conclusione di Calcagni.

Da oltre vent’anni Editor-in-Chief di Sportal.it si è laureato in Scienze Politiche alla Statale di Milano con una tesi su Georges Simenon. Ha scritto due libri su calciatori e allenatori italiani all’estero: Ai confini dell’impero e Nuovi confini dell’Impero. Da bimbo era certo che avrebbe giocato in serie A ma già in Seconda Categoria faticava.

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