LeBron a caccia di record

In una stagione in cui le cose non andavano certo per il meglio, ritrovandosi bollato  “coach killer” dalla  stampa  nei giorni in cui Cavaliers misero alla porta David Blatt col 73 per cento di vittorie, un caso mai successo nella NBA, forse una questione di pelle più che di gioco, King James  sembra ringiovanito anche se per ora non si sbilanciato sulla sua presenza alle Olimpiadi di Rio. Sfoggia  il suo invidiabile sorriso di porcellana bianca ma con le sue schiacciate  terrorizza – o posterizza usando lo slang – gli avversari e fa tremare i tabelloni.
 
Anche se ha ripreso a litigare col tiro da 3 (0/2 e nei tiri non riesce ancora a raggiungere  una precisione meccanica ma la quantità è spaventosa (9/17 contro i 18 totali nel 2/0 coi Raptors ) con la sua quindicesima tripla  dei playoff (23 punti con 7 canestri, 11 rimbalzi e 11 assist)  ha messo la firma sulla decima vittoria consecutiva nei playoff. Giovedì notte ha superato Shaquille O’Neal al 4° posto della scoring list con 5255.  Potrebbe far scendere dal podio Kobe Bryant (5460) prima del finale di  questa stagione avendo  205 punti in meno del rivale che ha appena abbandonato le scene, ma è già  in vista della vetta, favorito dall’età: i suoi 32 anni cadono il 30 dicembre  ed è solo questione di tempo, al massimo due stagioni,  per il 4 volte MVP superare Abdul Jabbar (5762) e Michael Jordan (5967).
 
Prossima tappa anche il 3° posto negli assist, è arrivato a 1260 ne mancano 3  per superare Jason Kidd, il sorpasso è previsto  domenica sera a Toronto dove sta scemando l’entusiasmo per la prima finale  della storia della franchigia che rende omaggio al professor James Naismith, il canadese che inventò questo sport   allo scopo di poter tenere in  allenamento la formazione di football  nei rigidi inverni nordamericani.
 
Un commentatore che va per la maggiore ha visto una squadra surclassata, in realtà per tre tempi i Raptors hanno giocato alla pari nonostante la ruggine da panchina per il suo ritorno in quintetto di Luis Scola (6 punti, 1/5 al tiro con 3 triple sbagliate su 4) , l’assenza di Valanciunas (caviglia) che ha saltato la serie con Miami. I Raptors  sono staccati per 36 minuti al massimo di 3 punti, i 19 finali son frutto del 12 del secondo quarto, in due gare i canadesi hanno segnato soltanto 173 punti, Terence Ross fondamentale sesto uomo arriva da due partite incerte, Byombo in gara2 è stato intimidito. Un punteggio troppo basso per una squadra brillante, con 56 vittorie stagionali di cui molte on the road, ma è vero anche che i Cavaliers dopo le grandinate di triple e il record di 25 nei playoff con Atlanta in semifinale stanno esibendo una difesa fisica che piacerebbe agli istruttori dell’Accademia di West Point. 
 
In realtà Kyle Lowry dopo aver portato la sua squadra alla prima finale con la sua miglior partita di questi playoff (36 punti) ha avuto un calo rispetto alle cifre che gli hanno permesso di giocare il suo primo All Star Game e di entrare nel novero delle grandi guardie . Sicuramente non è abituato  questi ritmi, ma il problema che si sintetizza in 14 triple sbagliate su 15 nelle prime due gare è anche una dichiarazione a caldo male interpretata dopo la bella con Miami nella quale   ha osato dire che per lui LeBron viene quest’anno dopo Stephen Curry. Apriti cielo, King James  nelle polemiche ci sguazza, vale tutto il suo peso che mette sulla bilancia, non per niente è nella front-line del sindacato giocatori e ogni sera offre spunti interessanti alla stampa.
 
Prima di partire per le prossime due gare in Canada dove si toccheranno argomenti più piccanti, come la possibilità di coronare il sogno che l’ha riportato dopo feroci polemiche con il presidente Brad Gilbert e i tifosi a Cleveland, per dare a questo suo territorio diseredato, con un’economia depressa, il primo titolo professionistico  dopo 52 anni di delusioni e la possibile rinegoziazione del suo contratto che potrebbe schizzare dai 25 milioni di Black Mamba a 30, ha intrattenuto la stampa per incorniciare la serata che l’ha fatto avanzare negli annali anche se per ora è lontano dai 5 titoli di Kobe e Tim Duncan. Le statistiche, per lui,  valgono poco.
 
“Mi porto dietro i segni di quando ero ragazzino e ammirando i grandi giocatori mi chiedevo se un giorno avrei potuto essere come loro, a volte dubbioso. Le statistiche non sono adatte a un ragazzo afro-americano come me  cresciuto sui campetti del centro città che ha visto i due lati della recinzione. Conta più la meraviglia di poter giocare assieme a giocatori incredibili come Irving e Love, l’entusiasmo di  leggere il mio nome accanto a quelli di  campioni come Jim Brown, Mohammed Alì, Oscar Robertson o Bill Russell  e l’orgoglio che deriva alla mia famiglia  ai miei tifosi che significa una crescita di rispetto”.
 
Stanotte niente playoff, si torna in campo domenica  con Oklahoma-Golden State sull’1-1, Stephen Curry ha il gomito destro gonfio una pallina da tennis (parole sue) per il pauroso volo sulla seconda fila del parterre per ghermire una palla vagante che nel primo quarto poteva lasciare. E’ caduto sul gomito, non si è lamentato ed  stato il migliore in campo, ma certo è il terzo incidente dall’inizio dei  playoff, il primo  la distorsione alla caviglia e poi la distorsione al ginocchio sinistro.
 
Per Messina dopo Nets, Kings e Lakers si chiude anche la porta di Orlando mentre Leslie Alexander il padrone dei Rockets è rimasto incantato da due lunghi colloqui con Mike D’Antoni che viene dato favorito e lascerebbe andar via Howard ricordando le amarezze di Orlando. Messina dovrebbe incontrare a sua volta Alexander domani, per questo tiene sulla graticola la Fip che lo vorrebbe subito a Roma.  C’è da capire, non ha chiesto soldi per la sua collaborazione e a 56 anni “balla” un contratto di 6 milioni per due stagioni a stare bassi, oltre alla pubblicità dall’essere il primo non americano ad allenare nella NBA.  Secondo la stampa americana (Orlando Sentinel) Frank Vogel  che Indiana non ha confermato dopo 6 buone stagioni guadagnerà 22 milioni per 4 anni.  Ai Magic potrebbe tornare Howard.
 
Messina sembra avere adesso qualche possibilità  in più a Memphis che ai Rockets grazie a Marc Gasol che ne ha parlato bene per la successione a Joerger accasatosi a Sacramento, poi c’è l’eventuale primogenitura se Popovich sceglie di fare solo il presidente o nuovamente fargli da primo assistente se invece l’istrione di sanfue slavo vuole chiudere con il 6 titolo la prossima stagione.
 
PLAYOFF FINALI CONFERENCES – Est, G2: CLEVELAND-Toronto 108-89 (2/0; 30-28, 32-20; 24-21, 22-20; 26 K.Irving 12/22 0/3 da3 tl2/3, 23 L.James 7/13 0/2 a3 tl 9/17 11r 11a 3 re, 19 K.Love 5/8 1/2 da3 tl8/9 5r 3a, 12 JR Smith 4/7 3/5 da3; 23 D.DeRozan 8/18 tl6&7 5r, 11 T.Ross 4/10 2/6 da3, 11 C.Joseph 5/10  1/4 a3 5r, 10 K.Lowry 4/14 1/8 da3 6r 3a, 3 B.Biyombo 1/3 tl1/1 5r)
 
PROSSIMI TURNI  – Domenica 22 maggio: Est, G3 Raptors-Cavaliers 0/2; lunedì: Ovest,  Thunder-Warriors 1/1
 
 
LA SITUAZIONE –  Semifinali.Est: CAVALIERS-Hawks 4/0 (104-93, 123-98, 121-108, 100-99), RAPTORS-Heat 4/3 (96-102 OT; 96-92 OT; 95-91; 94-87 OT; 99-91; 91-103; 116-89) . Ovest- Semifinali: WARRIORS-Portland 4/1 (118-106; 110-99; 108-120; 132-125 OT; 125-121); SPURS-Thunder 2/4 (124-92, 97-98; 100-96, 97-111; 91-95; 99-113).Finali: Est: CAVALIERS-Raptors 2/0 (115-84; 108-89. Ovest: WARRIORS-Thunder 1-1 (102-108; 118-91)
 
SKY SPORT TV –  Venerdì 20 maggio  G2 Cavaliers-Raptors differita ore 14 e 22.45 SS 2 HD.
 
A cura di ENRICO CAMPANA

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