Il ruggito dei dinosauri manda ko “King James”

Il risveglio dei dinosauri impaurisce i Cavaliers. Suonata di brutto in Canada la squadra più in forma, più ammirata, più pronosticata e risparmiata quest’anno dagli infortuni. Ma i 10 successi consecutivi e l’attesa per l’undicesimo che eguaglierebbe il record si sgonfia d’improvviso con gli 84 punti di Toronto, il più basso punteggio dei playoff dalle semifinali. Non solo: i 54 rimbalzi sul groppone, la serataccia di tiro di Irving il top scorer, e Kevin Love (4 canestri in due su 28, di cui 19 della guardia tiratrice!), i soli 10 falli che hanno una duplice chiave di lettura “doppiamente” attendibile e significano arrendevolezza e/o fatalismo e gioco spumeggiante dei rivali.
 
Il mio coach preferito, Dwayne Casey, che vorrei vedere un giorno allenare la nazionale azzurra, quando Messina ci avrà portato a vincere l’Olimpiade o il Mondiale, l’uomo che sa parlare ai dinosauri ancora una volta è riuscito a pizzicare le corde del nascosto orgoglio della propria squadra. Nell’affollata conferenza stampa del mattino, per scuotere gli impacciatissimi Raptors dalle due sconfitte di Cleveland, aveva regalato una di quelle frase che finisce nelle tavolette vendute negli shop delle università: “Ogni volta che vai oltre ciò che hai imparato puoi crescere, puoi migliorare”.
 
Così è stato. Trascinati dal suo premier supertifoso, la rock-star Drake, con i punti di DeMar DeRozan, il ballerino californiano che segna spesso più di 30 punti senza aver bisogno dei 3 punti e che Kobe Bryant ha designato come suo successore ai Lakers e  l’incredibile congolese Bismack Biyombo a catturare quasi un rimbalzo al minuto, per la precisione 26, un record che negli ultimi 32 anni è appartenuto solamente a Dwight Howard e Akeem Olajuwon, il club simbolo dell’espansione della NBA oltre i confini statunitensi,  sono andati oltre il platonico orgoglio della prima presenza in una finale. E vinto la prima storica partita in una finale, anche se la seconda fra 48 ore sarà ancora più difficile perchè la task force di Cleveland resta un’arma spaziale e “King James” nella conferenza stampa ha fatto doverosa autocritica. Chissà se lo avrà capito anche il suo giovane allenatore, alla prima sconfitta (cosiccome Kevin Love), il quale si è ben meritato il gavettone che la sua squadra gli ha regalato alla vigilia della trasferta e potrebbe ispirargli un  doveroso bagno di umiltà.
 
Quando si parla di giganti africani, per il Congo – uno dei pochi paesi del continente nero che non riesce a mettere assieme una squadra per il suo torneo continentale –  si fanno i nomi di Serge Ibaka, il re della stoppata arruolato dalla nazionale spagnola per le Olimpiadi di Londra, dell’emergente Emmanuel Mudiay, una delle migliori matricole della stagione, di Cristian Eyenga che lasciata la NBA e giocato quest’anno (in ribasso) a Sassari e Torino, ma poco di “Sua Energia”.  Ovvero Bismack Biyombo con quel suo curioso nome simi-lteutonico, atleta perfetto, due molle nelle gambe, anch’esso passato dalla Spagna ed entrato nella NBA a soli 19 anni, senza il rituale della trafila scolastica. Poteva essere un grande capitale per i Kings senonchè davanti aveva DeMarcus Cousins col suo potenziale che però non viene mai tradotto al massimo, per cui la sua terra promessa  stata Toronto dove Casey l’ha rifinito, motivato,  e ne ha fatto un sesto uomo formidabile – il n.1 fra i centri –  perchè spesso il titolare, il giovane lituano Valanciunas, ha problemi di falli o di infortuni. Come stavolta he ha  disertato le prime tre gare di questa serie per una brutta storia alla caviglia.
 
Nonostante le 57 vittorie stagionali e il secondo posto all’Est, il poco distacco dai Cavs nella regular season e  i verdetti dei confronti diretti combattuti,  surclassata a Cleveland per il calo fisico e psicologico di Kyle Lowry, 4 su 28 al tiro e 1/15 da 3, peggior prestazione per un cecchino All Star, Toronto a metà settimana  per la agenzie di scommesse era stata bollata con una quota-record di 300 a 1 per il titolo, indicatore  crudelissimo di cui non si ha traccia in tutti gli sport professionisti mentre per gli esperti era ritenuta inferiore ai rimbalzi, specie in attacco. Ma si sa che la leggerezza delle cifre e delle statistiche spesso viene smentita dal campo che fa dello sport l’unico rito attendibile in ogni campo umano, compreso il progresso atletico e anche mentale, e per i Raptors che hanno passato i primi due turni alla settima gara rimediando alle sconfitte interne iniziali questa è una conferma importante. Anche e i playoff sono come i cieli d’Irlanda e gli umori e le temperature cambiano radicalmente. 
 
La sconfitta di Cleveland che il bombardiere JR Smith ha cercato di evitare scaricando ben 15 triple sulle 41 totali con abuso di questo vezzo considerato  l’1/5 di LeBron, l’1/7 di Irving e l’1/4 di Love, ha riservato anche una baruffa finita in maniera comica per King James, vittima del fuoco amico. Biyombo commette fallo su Irving in palleggio, da dietro lo spintona Tristan Thompson, c’è un faccia a faccia fra i due, si crea una mischia, Thompson si sbraccia per liberarsi, colpisce alle sua spalle LeBron che va a terra. Non è finita qui. La mischia si riaccende, LeBron si leva il paradenti, e si mette fra i due contendenti per separarli, arriva Carroll, un tipo infiammabile in difesa del congolese, allarga troppo i gomiti , Thompson alza i braccio e la nocca sinistra del rasta-man dei Raptors manda nuovamente per le terre l’icona della NBA. Vedere a terra per due volte LeBron in questo modo fa parte, anche questo, di un match che infiamma i playoff e passa alla storia del basket.
 
David Blatt, i coach dei Cleveland silurato col 73 per cento, era a Toronto per una conferenza,  stavolta non potranno dire però che il risultato è colpa sua. Stanotte Oklahoma-Warriors, Curry sente dolore al gomito ma ci sarà. Per il mercato degli allenatori, i Knicks si indirizzano su Jeff Hornacek, l’ex star licenziato dai Suns a metà stagione, e uno dei massimi esponenti della up-tempo, l’attacco rapido che ha avuto in Mike D’Antoni il suo caposcuola in tempi recenti, ma tende a essere considerato fuori moda ed è costato il poste anche a George Karl. Letta questa notizia, Anthony ha detto he l’idea gli piace e quindi il matrimonio è possibile. Tutto tace per Messina, questa storia di James Borrego, in ordine gerarchico il secondo assistente, intervistato da Memphis, non farò certamente piacere a  un tipo sospettoso come lui,  e potrebbe anche cambiare le gerarchie interne dentro agli Spurs.  Dopo una brutta sconfitta, come quella contro Oklahoma, nello star sytem della NBA ogni ribaltone è possibile. Vedremo quale sarà il suo umore al rientro in Italia questa settimana.
 
PLAYOFF FINALI CONFERENCES – Est, G3: TORONTO-Cavaliers 99-84 (1/2; 
STANOTTE: Ovest, G3 domenica 22 maggio: Thunder-Warriors 1/1.  
 
LA SITUAZIONE –  Semifinali. Est: CAVALIERS-Hawks 4/0 (104-93, 123-98, 121-108, 100-99), RAPTORS-Heat 4/3 (96-102 OT; 96-92 OT; 95-91; 94-87 OT; 99-91; 91-103; 116-89) . Ovest- Semifinali: WARRIORS-Portland 4/1 (118-106; 110-99; 108-120; 132-125 OT; 125-121); SPURS-Thunder 2/4 (124-92, 97-98; 100-96, 97-111; 91-95; 99-113).Finali: Est: CAVALIERS-Raptors 2/1 (115-84; 108-89; 84-99). Ovest: WARRIORS-Thunder 1-1 (102-108; 118-91); 
SKY SPORT TV –  Questa la programmazione per le prossime 4 gare delle due finali di Conference, tutte le dirette su Sky Sport 2HD: domenica 22 maggio ore 2.30 G3 Raptors-Cavaliers , differite ore 10.45 2HD, ore 14 e 22.45 3HD; lunedì 23 maggio ore 2, diretta   G3 Thunder-Warriors , differite lunedì ore 18 3HD e ore 23 2HD; martedì 24 maggio ore 2.30, G4 Raptors-Cavaliers; differite ore 18.30 3HD, ore 22.45 3HD; mercoledì 25 maggio ore 3, diretta G4 Thunder-Warriors, differite ore 1830 3HD e 22.45 2HD.
 
A cura di ENRICO CAMPANA.

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