Curry non va alle Olimpiadi

Nelle ore di vigilia di gara3 (giovedì mattina alle 3, diretta Sky) l’attenzione si sposta sulla notizia che Stephen Curry rinuncia a malincuore alle Olimpiadi.  Per quanto riguarda invece la finale, il commentatore più tranchant di Espn sul 2-0 ha dichiarato che Cleveland non ha più nessuna speranza di vincere. Non la pensa così Believeland, come viene soprannominata la città dell’Ohio che  stoicamente culla da 52 anni il  sogno del suo primo titolo riuscendo a convincere LeBron a tornare a casa dopo un divorzio polemico al termine della sua prima sconfitta di 8 ani fa. Cleveland continua a sognare. Ma riuscirà a scuotersi il suo Messia, per il quale Curry e i Warriors sembrano creare gli stessi problemi della kryptonite per Superman, prostrato anche per la scomparsa di Muhammad Alì, da lui definito il più grande sportivo di ogni tempo e al quale ha dedicato un solenne omaggio funebre per la sepoltura coincidente col giorno della gara?

 
LeBron ha vinto due titoli su quattro finali con Miami e ne ha perse due con Cleveland, nella storia dei suoi 10 playoff ci sono sconfitte pesanti, quella di 33 punti di lunedì (77-110) si colloca fra le due peggiori (36 punti: 2013  finale con gli Spurs, 2008 1° turno con i Wizard) e quella di 32 del 2010 nella semifinale di conference con Boston. Sul 2-0 solo tre formazioni sono riuscite a perdere l’anello, Lakers (1969), 76ers (1977) e Dallas (2006), le altre 28 hanno trionfato. 
 
Nelle orecchie e nella testa dei Cavs risuona il greve canto dei tifosi della Baia “Sweep, Sweep Sweep” che chiedono il cappotto ai loro eroi, come la folla del Ciro Massimo ai tempi di Diocleziano. Intanto con le due squillanti vittorie i Warriors hanno eguagliato il record dei Bulls di Jordan 95-96 come vittorie totali di stagione (87), dopo avergli soffiato il record dei record con 73 vittorie e 9 sconfitte in regular season. Fanno pollice verso le agenzie di scommesse di Las Vegas che l’estate scorsa avevano dato i favori a Cleveland. Oggi  la posta si è capovolta, su una puntata di 10 dollari la vincita è di 1 dollaro, mentre se ne incassano 6,5 per la vittoria di Cleveland. C’è poi, ad aumentare le probabilità di un bis dei californiani che andrebbe ad aggiungersi a quello di Charmberlain di 41 anni fa, intanto lunedì sera è arrivato anche il record del maggior scarto totale dopo le prime due gare, +48 (15 gara1, 33 gara2); il precedente era di 42 dei Lakers 1961 e dei Cincinnati Royals  1951, e si parla di tempi in cui il basket non era certo questo, nei primi del dopoguerra le franchigie erano otto in tutto. 
 
Per quanto riguarda la biglietteria, la disponibilità è di 530 biglietti da 241 dollari per giovedì e di 587 per gara4. Gli ascolti televisivi dopo il record di gara1 non hanno avuto un’altra impennata, e con LeBron che non segna un canestro nel primo quarto chi era davanti alla TV ha capito subito come sarebbe andata a finire.
 
Nella borsa della finale scendono LeBron e ancor di più Kyrie Irving che manca dell’imprinting del regista, e Kevin Love che dovrebbe giocare nonostante il colpo alla parte bassa della nuca per una gomitata involontaria di Barnes. Salgono le quotazioni di Draymond Green, di Iguodala e Livingston e Barbosa, e della panchina Warrors  che fanno risaltare le capacità di Steve Kerry il coach che al suo primo anno di panchina, senza nessuna esperienza, ha fatto centro e con Phil Jackson è l’unico coach ad aver vinto almeno 30 partite di playoff su 40. “Ho simpatia per i giocatori della panchina perchè sono stato uno di loro”, spiega Kerr che ha giocato nei favolosi Bulls di Jordan a metà degli anni 90.
 
La notizia del giorno è dunque la rinuncia di Curry alle Olimpiadi che si aggiunge a quella di Blake Griffin, Chris Paul, Anthony Davis, John Wall e LaMarcus Aldridge. Tutti infortunati. La lista rimane di 26 giocatori, potrebbe aggiungersi quella di LeBron che deciderà finito i playoff, per cui l’etichetta Dream Team diventa imbarazzante con queste defezioni. ” Noi l’aspettiamo, ma con lui o senza di lui siamo in grado di raggiungere il nostro scopo” precisa Jerry Colangelo il presidente di USA Basketball che deve anche dare garanzie sui protocolli immunitari per il virus Zika. In questo senso hanno chiesto lumi i Rockets, a nome di Harden e Howard. Paul Gasol come il tennista  Djokovic e il golfista australiano Jason Daye, hanno già annunciato l’intenzione di stare a casa, mentre Bogut giocherà con l’Australia. Gli Usa comunicheranno i 12 a fine giugno, seguirà il primo training camp a Las Vegas da metà luglio.
 
Curry ha espresso un sommo dispiacere per questa sofferta decisione, ha precisato di lunghe discussioni col suo club e la sua famiglia, si intuisce che la sua volontà si è dovuta piegare a quella dei medici per i quali Curry ha bisogno di riposo per guarire dai problemi alla caviglia e al ginocchio. Sta giocando al 70 per cento della condizione, non ha un fisico da Superman e il rischio è notevole per uno con la sua carriera, le aspettative e la generosità. A 28 anni avrà sempre tempo per togliersi questa soddisfazione, la prossima Olimpiade potrebbe essere a Roma, e l’anno prima guidare gli Usa ai mondiali di Pechino.
 
In queste ore tiene banco anche il mercato. Dopo 9 anni Kevin Durant potrebbe lasciare i Thunder. A 27 anni si tratta di uno snodo delicato nella sua carriera, fra i tanti riconoscimenti manca l’anello. Oklahoma non vuole minimamente pressarlo, l’aver perso da 3-1 contro i Warriors l’ha traumatizzato e quando gli è stato chiesto del suo futuro, ha risposto che deve smaltire il risultato e per ora non riesce nemmeno a pensarci. Sam Presti, il general manager,  si adegua. “Gli daremo tutto il tempo che gli occorre per pensarci, è una persona molto molto intelligente, razionale, matura; in attesa della sua risposta, noi dobbiamo essere preparati. Siamo stati fortunati ad averlo con noi, ci piace che metta al primo posto l’attenzione per il club, non possiamo perderlo”. Le ipotesi per trattenerlo sono un maxi contratto di 5 anni, fra i 150 e 170 milioni o un 1 +1 per chiudere un ciclo con una squadra e un ambiente che calza perfettamente con le sue ambizioni e la sua positività. Se decidesse di cambiare maglia al momento i favoriti sarebbero i Boston Celtics, ma almeno altri 7 club sognano di vederlo firmare per loro dopo il 1ç luglio quando apre il mercato dei free agent. E fra questi  anche i Warriors. E non stanno certo a guardare gli Spurs.
 
PLAYOFF, FINALE – CALENDARIO – G3 mercoledì 8 giugno CLEVELAND (ore 3 italiane),  G4 venerdì 10 giugno, CLEV; ev G5 lunedì 13 giugno OAK; ev G6 giovedì 16 giugno CLE; ev G7 domenica 19 giugno OAK.
 
LA SITUAZIONE –  Semifinali.Est: CAVALIERS-Hawks 4/0 (104-93, 123-98, 121-108, 100-99), RAPTORS-Heat 4/3 (96-102 OT; 96-92 OT; 95-91; 94-87 OT; 99-91; 91-103; 116-89) . Ovest- Semifinali: WARRIORS-Portland 4/1 (118-106; 110-99; 108-120; 132-125 OT; 125-121); SPURS-Thunder 2/4 (124-92, 97-98; 100-96, 97-111; 91-95; 99-113).Finali: Est: CAVALIERS-Raptors 4/2 (115-84, 108-89; 84-99, 99-105; 116-78; 113-87). Ovest: WARRIORS- Thunder 4/3 (102-108; 118-91; 105-133, 94-118; 120-111,108-101; 96-88).Finale: WARRIORS-Cavaliers 2/0 (104-89, 110-77).
 
A cura di ENRICO CAMPANA.

Articoli correlati