Cavs in ginocchio, volano i Warriors

Molte delle certezze dei Cavs in questa finale bis sono andati in pezzi, ad esempio  contare sulle 9 vittorie su 9  di LeBron James di gara 2 dei playoff.  LeBron che ha sempre avuto poco fortuna in gara1 di finale (1/6) dalla  semifinale del 2008 con Boston  era sempre uscito vittorioso , mentre stavolta non ha segnato un solo canestro per tutto il primo tempo, curiosamente è stato la palla al piede della parte migliore della sua squadra nella brutta domenica di Oakland. E quando ha cominciato a segnare, a tornare in lui,  il resto della squadra è franato contro il solidissimo monolite dei Warriors, una dicotomia assurda che dà il senso di una frattura, che sia la sovraesposizione mediatica?  Solamente Kevin Love è scusato per aver  una gomitata al capo  subita nel secondo tempo da Barnes che l’ha costretto  a uscire per i controlli medici previsti dalla NBA quando un giocatore viene colpito al capo. Da parte sua Irving ha giocato come uno junior…
 
La differenza è stata di 33 punti, un margine brutale, Cleveland ha segnato la miseria di 77 punti, solo due settimane fa era considerata una macchina da canestri con 10/10 dopo due serie e mezzo, e contro gli Hawks   in semifinale aveva tolto il record delle triple ai Warriors con una grandinata di 25 canestri contro il tetto di 21 dei campioni.
 
Curry sta giocando una finale dialettica da vero leader, il suo impegno riguarda anche i dosaggi delle dichiarazioni post-partita che spesso recano implicazioni motivazionali delicate nelle gare successive. E dopo il largo successo, ha vestito i panni del pompiere in previsione delle due gare di Cleveland da mercoledì, dove l’anno passato  Golden State ha conquistato il titolo per 4-2 pur sconfitta  in  gara 2 con i Cleveland decimati dagli infortuni. Ohio è terra di conquista per Golden State, ma “non  il momento di celebare e fare salti di gioia” ammonisce Curry. “Se vogliamo il secondo titolo  dobbiamo vincere altre due volte  per completare l’opera. Non bisogna cadere nella trappola di credere che adesso sarà facile, non abbiano in tasca la formula perfetta per battere Clevelad, non bisogna pensare che non hanno più nessuna possibilità. Dobbiamo evitare queste fantasie, lasciamole agli altri”. 
 
La formula perfetta non esiste, forse il prolema sta solo nella testa dei Cavs ma nelle prime due gare la differenza è stata di 48 punti e gli ultimi due quarti di gara2 sono sembrati  un vero “doppio loop” senza precedenti. I Warriors senza sbalordire se stessi, come a volta gli capita, hanno sbriciolato la squadra più ammirata dei primi due turni dei playoff, quella del duplice cappotto con i Pistons e gli Hawks  che aveva suscitato  un’euforia fuori luogo  nel suo inner-circle e fatto dire a LeBron: “Siamo una squadra migliore di quella dell’anno scorso”. Alla prova del campo queste attese sono fallite, l’anno passato Cleveland aveva vinto gara2 alla Oracle Arena prima di crollare esausta sul proprio campo senza gli infortunati Irving e Love. Questa è una squadra confusa, se non ipnotizzata.
 
LeBron  è un leader che forse subisce troppo le sconfitte tanto che negli anni passati ha dovuto lavorare con uno psicologo per togliersi questo complesso. Il 4 volte MVP piega il capo. “Ci hanno suonato, non abbbiamo vinto in niente  non siano riusciti a essere superiori a loro in niente”.  Il piano di Tyronn Lue è fallito, le sue parole evaporano ogni volta he si presenta un vero ostacolo: voleva maggior ritmo convinto che quella sarebbe stata la chiave per battere i Warriors e neutralizzare  il cadere nella trappola dei cambi difensivi dei rivali, la chiave tattica di  gara1 dove hanno spezzato la fragile trama dell’attacco costringendo l’attaccante con la palla a forzare il tiro. Stavolta il giovane coach, messo al posto di David Blatt  che vantava un 73 per cento di vittorie e adesso alleerà in Turchia (Darussafaka),  scopre l’acqua calda alla vigili di gara3: “Dobbiamo essere più duri e cattivi”.  La verità è che Cleveland aveva battuto nei playoff squadre meno attrezzate e che il livello delle squadre dell’Ovest è superiore, basta pensare alla difficltà incontrate dai Warriors contro i Denver di Gallinari che hanno vinto una gara, quella del famoso tuffo del Gallo per strappare la palla a Curry, e perso nel supplementare a Oakland quando sembravano avere già la vittoria in tasca. 
 
Cleveland è ua squadra-mosaico costruita attorno a un fuoriclasse come LeBron spendendo 200 milioni, ma Love e Irving sono due terminali, Kyrie è una guardia tiratrice e non un play vero, e alla fine la vittoria per loro è solo una questione di percetuali di tiro e potenza atletica al traino di King James il quale però adesso sembra accusare il complesso delletroppe finali perse.  I Warriors sono un monolite costruito da coach Jackson attraverso il draft, con i giocatori giusti e l’ambiente giusto che ha trovato in Steve Kerr un guru forte di testa e dell’esperienza fatta giocando assieme a Jordan nei Bulls. Hanno un’identità di gioco e una mentalità che ha stratificato nel tempo sicurezze e una capacità di cambiare repentinaente le situazioni, in questo Curry è un genio venuto da un altro pianeta.
 
Quasi sorpresi di essere in vantaggio nel primo quarto senza i punti del loro totem, una volta che gli Splash Brother hanno ritrovato il tocco dopo i 5 punti totali alla boa dei 12 minuti, in perfetta media dei soli 20 punti di gara1, i Cavs sono apparsi come sonnambuli nella notte di Oakland. LeBron però si è rialzato, 14 dei 19 punti dopo l’intervallo, ma  non è cambiato nulla, Thompson ne ha segnati più di lui (17) mentre Curry ha dato lezione in regia e un  Irving scolastico è affondato nella disperazione dei tiri sbagliati. Il suo burbanzoso coach che aveva preannuciato più spazio per Channig Frye, costato 36 milioni di dollari a febbraio, gli ha dato  4 minuti in tutto e alla fine si è guadagnato altra stima solo il 35enne Richard Jefferson, un giocatore-collante utile anche nello spogliatoio.  
 
Dopo il trattamento per il colpo alla nuca Love non ha accusato sintomi  sospetti, come nausea e capogiri, è tornato in campo e dovrebbe avere l’ok dei medici per gara 3 dove Golden State si presenta con  una quadratura di squadra invidiabile. E Draymond Green in corsa per il titolo di MVP della finale, domenica è stato micidiale con 28 punti, 5 triple, il migliore negli assist. Questo 2-0 è una polizza forte per il titolo, dalla vittoria di Orlando nel 2009 i vincitori del titolo non avevano mai iniziato con 2 vittorie, quindi i Warriors tanno facendo meglio anche dell’anno passato pure  in questo. Si lasciano alle spalle risultati importanti per realizzarne di migiori. Lo stesso Steve Kerr non finisce di stupirsi delle capacità della sua squadra. “Sono sopreso dale proporzioni della vittoria, ma  capita nella NBA dove a volte le cose non dipendono sempre da te, a volte il tiro funziona e a volte no..Sappiamo però una cosa certa: a Clevelabd tutto cambierà”. 
 
Col suo show, Draymond Green è stato adottato dagli Splash Brothers, Thompson stesso ha proceduto all’investitura ufficiale . “Senza dubbio adesso è uno di noi”, ha detto il bomber dopo le 5 triple su 8 dell’impavido ed estrerso campione del Michigan. Standing ovation per Andrew Bogut, per le 5 stoppate (e 6 rimblazi) nonosante il dolore al ginocchio. Per Thompson senior, ex campione dei Lakers, i Warriors sono pù forti dei Lakers dello Show-Time. Il figlio ha fatto finta di non sentire,  Draymond ha detto che  è possibile, ma meglio aspettare ancora un pò.
 
Le statistiche aiutano a capire meglio il dominio dei Warriors, quasi il 20 per cento in termini di precisione di tiro  totale e da 3 (54,3 e 45,5 contro 354 e 21,7 con la punta minima di 5 triple in tutto per i detentori del record della NBA, 20 in meno del recente primato). Dominio anche ai rimbalzi (46/34) dove sulla carta erano inferiori e negli assist (26/15), problema questo che richiama la personaità della cabina di regia. Forse serve un Mike Conley per far giocare Irving guardia. Ininlfuenti le 20 perse dei vincitori, i Cavs hanno recuperato il doppio dei palloni (15/7) ma la panchina dei Warriors è stata ancora decisiva per quantità e qualità. Non solo Iguodala e Livingston, vogliamo parlare dei 10 punti di Barbosa, tanti quanti quelli dell’All Star Irving?
 
PLAYOFF, FINALE G1: GOLDEN STATE- Cleveland  110-77 (2/0; 19-21, 33-23; 30-18, 28-15;  28 Dr.Green 11/0 5/8 da3 7r 5a, 18 S.Curry 7/11 4/8 da3 9r 4a 4pe, 17 K.Thompson 6/13 4/8 da3 2r 5a 2re 4pe, 10 L.Barbosa 5/7 0/2 da3 3r, 7 A.Iguodala 3/6 0/2 da3 1/3tl 5r 3a, 7 S.Livingston 3/4 tl1/1 2r 5a, 2 A.Bogut 1/4 6r 2re 5st; 19 L.James 7/17 1/5 da3 tl4/4 8r 9a 4re 1st 7pe, 1 R.Jefferson 4/6 tl4/6 5r, 10 K.Irving 5/14 0/3 da3 3r 1a, 5 K.Love 2/7 1/4 da3 3r 
CALENDARIO –  G3 mercoledì 8 giugno CLEVELAND,  G4 venerdì 10 giugno, CLEV; ev G5 lunedì 13 giugno OAK; ev G6 giovedì 16 giugno CLE; ev G7 domenica 19 giugno OAK.
 
LA SITUAZIONE –  Semifinali.Est: CAVALIERS-Hawks 4/0 (104-93, 123-98, 121-108, 100-99), RAPTORS-Heat 4/3 (96-102 OT; 96-92 OT; 95-91; 94-87 OT; 99-91; 91-103; 116-89) . Ovest- Semifinali: WARRIORS-Portland 4/1 (118-106; 110-99; 108-120; 132-125 OT; 125-121); SPURS-Thunder 2/4 (124-92, 97-98; 100-96, 97-111; 91-95; 99-113).Finali: Est: CAVALIERS-Raptors 4/2 (115-84, 108-89; 84-99, 99-105; 116-78; 113-87). Ovest: WARRIORS- Thunder 4/3 (102-108; 118-91; 105-133, 94-118; 120-111,108-101; 96-88).Finale: WARRIORS-Cavaliers 2/0 (104-89, 110-77
 
SKY SPORT TV –  G2 oggi in differita ore 18 e 22.30 2 HD; G3 da Cleveland, diretta ore 3 giovedì  SS 2 HD, differita ore 14.30 1 HD, ore 18.15 e 22.45 2 HD;  G4, diretta sabato 11 giugno ore 3  (Quicken Loan Arena): 2 HD, differita ore 10.30 Mix HD, ore 14 3 HD,ore  22.45 2 HD. Commenti dagli Stati Uniti di Flavio Tranquillo e Davide Pessina, studi pre e post partita di Alessandro Mamoli con servizi giornalieri  su Sky Sport24 HD. Visione anche in mobilità su smartphone, tablet e pc grazie a Sky Go.News e aggiornamenti sul sito skysporthd.it, e la community social Sky, Facebook, Twitter  e Instagram.
 
A cura di ENRICO CAMPANA
 

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