Cavaliers, non basta la forza del tridente

Per la seconda volta niente nozze fra Ettore Messina e i Nets. La prima volta  arrivò all’altare Lionel Hollins, il nero elegantone con le ghette, stavolta era dato per favorito con Jeff Gundy, coach dei Pistonts ed ex dei Knicks, ma Sean Marks ha scelto Kenny Atkinson, attualmente  assistente  di Bundenholzer agli Hawks da quattro stagioni e precedentemente vice di Mike D’Antoni ai Knicks. Nato a Long Island, ha giocato a Richmond,  48 anni, dunque più giovane di Messina  il quale adesso vanta  una chance serissima  per raccogliere l’eredità di Gregg Popovich che, vinto o meno il sesto titolo, trasferirebbe il compito di ringiovanire la squadra al suo assistente conservando la presidenza degli Spurs costretto a occuparsi dopo Rio,  anche del Dream Team per un ciclo quadriennale che comincia con i Panamericani  validi quale qualificazione olimpica per Tokio2020  e prosegue con le qualificazioni per i mondiali e  la World Cup 2019 in Cina.
 
Anche se conta poco, solo fine stagione si saprà se Messina  era  la prima scelta e non ha firmato perchè  come CT azzurro non poteva essere disponibile per il draft e mettersi subito al lavoro  a Brooklyn o è stato trattenuto da Popovich  per farne il delfino. O se invece Sean Marks, il nuovo gm del quale è amicone, ha preferito un ringiovanimento totale del quale fa parte anche Ronald Nored nominato head coach della  nuova squadra dei Long Island Nets che debutterà nella prossima stagione in  D-League  alla Barclays Arena, ultima acquisizione del russo Mikhail Prokhorov. Nored molto vicino a Brad Stevens heah coache dei Celtics  era l’allenatore della squadra di D League dei Boston, i Maine Red Claws.
 
“Assieme possiamo fare grandi cose”, così il milionario russo Prokhorov –  che in questi giorni  ha dei problemi con le autorità del suo paese –   ha presentato l’allenatore del rilancio dopo la bruttissima stagione  di cui Andrea Bargnani è stato una delle cause.
Le due squadre della Grande Mela si marcano a vicenda e i Knicks punterebbero invece sul più noto Luke Walton, ex giocatore  di Phil Jackson, un ragazzo sveglio che ha firmato come head coach il record delle 24 vittorie consecutive dei Warriors quando Steve Kerr era fermo per i problemi alla schiena.
 
Ma domenica è stata anche la seconda giornata di playoff e i Cavaliers, i primi dell’Est, se la sono vita brutta con i Pistons vincendo di 5 punti grazie  alla rimonta nell’ultimo quarto con un parziale di 30-23. Il tridente ha funzionato, 81 punti fra Kyrie Irving (31) che sembra il clone di Derrick Rose segna molto ma  con un carisma volatile, doppia doppia di Love (28 e 13 rimbalzi) e LeBron (22 e 11 assist) del quale lo scudiero JR Smith  celebra l’incredibile determinazione nelle schiaciate al punto che  gli è stato dedicato un titolo metaforico che dice pressappoco così: a 31 anni schiaccia sul capo della sua età. Staremo a vedere, non si contano sulle dita di una mano le partite convincenti della stagione, nel ruolo di centro Thompson ha segnato solo 2 punti e il suo cambio Mozgov, l’orso buono del circo,  nemmeno quelli e la panchina corta e rugginosa ha portato solo 14 punti.
 
I Pistons  sono stai avanti nel terzo tempo, alla fine del primo Van Gundy si è sfogato davanti alle telecamere dicendo che i suoi erano abbacchiati  perchè gli arbitri  permettevano di fare  quello che voleva, al termine si  rimangiato tutto dicendo che gli arbitri avevano fatto un buon lavoro, che le ragioni della sconfitta erano altre. Ma non ha chirito quali fossero, probabilmente si riferisce al fallo tecnico per proteste che Reggie Jackson  si è preso ingenuamente nel finale mostrando i lividi sul braccio a un arbitro “disattento”. “Si tratta di cose nostre, fanno parte delle nostre strategie e scusate ma devono rimanere fra ni”, così se l’è cavata il baffuto brontolone dall’astuzia levantina che ha retto il confronto con una delle coppie di point-guard più interessanti della stagione Kentavius Caldwell-Page e Reggie Jackson  e uno dei fratelli Morris arrivati da Phoenix. Il neo-All Star Andre Drummond, il re della schiacciata, non sta  facendo progressi in attacco, che sia il suo destino  simile a quello dei grandi incompiuti  del suo ruolo, i Howard e Jordan astronauti persi nello spazio che scesi a terra sembrano persino goffi?
 
Le altre tre gare a completamento de programma di gara1 dei quarti sono sembrate pre-season o poco ci manda: +32 a Miami fra due squadre con pari record (48-34) con 31 punti del moro inglese venuto dal Sudan, Luol Deng che fa bene dovunque va e del motivatissimo Hassan Whiteside, il centro emergente, che si appresta  ad aggiungere due zeri  alla scadenza del suo contratto attualmente di 900 mila dollari. Ha dimostrato sul campo, in questa stagione, di non essere inferiore a Dwight Howard quando si è parlato di uno scambio. Gli Heat non sono da titolo, ma possono essere una guastafeste. Anche fra gi Spurs e Memphis è finito con un +32 grazie a Leonard, Aldridge, un Parker  pi incisivo del solito, a 11 rimbalzi di Tim Duncan che compie fra una settimana 40 anni e alla superpanchina  che ha dato 44 punti, più del mediocre quintetto dei Grizzles (16 Carter, 6 Randolph, 6 Farmer  rientrato dall’Europa senza titoli, 2 punti  l’uomo-uccello Anderson e  l’altro bad boy Matt Barnes (1/7 0/3)  che aveva osato l’annuncio di una vittoria a Oakland per impedire ai Warriors il record delle 73 vittorie. I Clippers hanno vinto di 20 con Portland con la maestria di Chris Paul e la solta domanda: riusciranno una buona volta a inserirsi nella lotta per il titolo?. La domanda richiama al rientro di Blake Griffin che ha l’energia di un vulcano  ma una testa volatile, se non riga dritto stavolta potrebbe essere ceduto. Di  certo la squadra di Doc Rivers in questo momento vanta una delle migliori panchine delle 16 dei playoff, Jamal Crawford potrebbe vincere il titolo di Miglior Sesto Uomo, ma  in questa stagione  il club del proprietario-filantropo, il più ricco della NBA, ha perso tutti gli scontri diretti con le pretendenti al titolo e partire dal 4° posto all’Ovest è come fare roccia sui picchi andini.
 
Per la cronaca, 5 delle 8 prime gare dei quarti  sono  finite con più di 20 punti e  3 sopra i 30, col massimo di 38 di Oklahoma con Dallas, l’altra faccia della medaglia sono i 70 punti di Dallas e i 74 di Memphis, più equilibrio all’Est dove Toronto che ha fatto meglio di Okalhoma nella regular season ha perso in casa da Indiana. E gli Hawks vinto di 1 con Boston nella serie più equilibrata. Stanotte comincia Gar 2 su 3 campi.
 
PLAYOFF Gara1 – Est: MIAMI-Charlotte 123-91 (31 L.Deng 11/13 4/6 da3 tl5/7 7r, 21 H.Whiteside 9/11 tl3/5 11r 3st, 16 D.Wade, 9 G.Dragic 2/8 10a; 24 N.Batum 7/14 3/7 da3 tl7/10, 19 K.Walker, 13 A.Jefferson 5r); CLEVELAND-Detrot 106-101 (31 K.Irving 10/24 5/10 da3 tl6/8 5r 6a, 28 K.Love 10/22 4/8 da3 tl 4/5 13r, 22 L.James 7/14 0/3 da3  6r 11a; 21 K.Caldwell-Pope 7/14 4/8 da3, 20 M.Morris 6/14 3/7 da3, 17 R.Jackson 7/12 7a, 13 A.Drummond 6/14 16r). Ovest: SAN ANTONIO-Memphis 106-74 (20 K.Leonard 3/6 da3, L.Aldridge, 15 T.Parker 6/10, 7 T.Duncan 11r; 16 V.Carter 2/3 da3, 14 L.Stepenson); LA CLIPPERS-Portland
 
STANOTTE (18/4): Est: G2 Toronto-Indiana (0/1) . Ovest: G2 Oklahoma-Dallas (1/0), Golden State-Houston (1/0)
 
SKY TV – Oggi Cavaliers-Pistons in differita ore 14 e 23.15 SS 2HD e 17.45 3 HD,  martedì 18 aprile alle 2 di mattina Thunder-Mavericks (differita alle 14 e 22.10 SS 2 HD e 17.45 3HD).
 
A cura di ENRICO CAMPANA

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