Gustavo Thoeni, 70 anni sventolando il Tricolore

Il mondo dello sci azzurro festeggia i 70 anni di Gustavo Thoeni. In un’intervista a QN lo storico campione altoatesino, quattro coppe del Mondo, due titoli iridati, un oro e due argenti alle Olimpiadi, rivendica la sua italianità: “Non sono mai stato separatista, l’Italia è la mia patria. lo mi sono sempre sentito italiano. Lo ero quando dicevano avessi fatto innamorare dello sci il Bel Paese e lo ero quando il mio allievo Alberto Tomba scatenava entusiasmi dalle Alpi alla Sicilia. Sono orgoglioso della mia storia. E del mio passaporto”.

“Quando sentivo suonare le note dell’inno di Mameli per le mie vittorie ero contento. Non ho mai creduto alle esasperazioni identitarie. Tomba?  Alberto è sempre stato un fenomeno. Per certe cose sembrava uscito da un film di Monicelli o di Sordi. Un personaggio unico, che aveva regalato allo sci alpino atmosfere da stadio”.

“Di me raccontavano che avessi fatto scoprire all’italiano medio la settimana bianca, le vacanze sulla neve… Ma non ero solo! Ci fu l’epopea della Valanga Azzurra, con Pierino Gros e gli altri ragazzi della squadra. Più tardi arrivò Alberto, a raccogliere il testimone”. 

La pandemia sta colpendo duramente anche gli impianti di risalita: “Sicuramente, ma non hanno senso le polemiche. lo sinceramente dubito che se potessi aprire albergo e piste, in questa situazione, poi la gente si precipiterebbe qui. Bisogna essere realisti. Il vaccino? Appena mi chiamano, subito. Anche se quassù non c’è proprio nessuno, dubito di potermi beccare il contagio. Cosa vuole, ho settant’anni, sono un vecchietto! Festeggio il compleanno con la famiglia, mia moglie, tre figlie, undici nipoti. Praticamente una squadra di calcio!”.

L’impresa agonistica preferita: “Il parallelo contro Stenmark del 1975, in Val Gardena, è un ricordo indelebile. C’era una atmosfera magica, qualcosa di irripetibile. Tenga anche conto che Stenmark, lo svedese, è stato lo sciatore più grande di tutti i tempi. Lui  era molto giovane, quel giorno. È stato un onore duellare con Ingemar. Però se devo scegliere l’emozione più grande dico l’oro olimpico di Sapporo, in gigante, nel 1972. L’Olimpiade non ha eguali”.

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