
Valentino Rossi è stato il protagonista dell'ultima puntata del “PoretCast”, il podcast ideato e condotto da Giacomo Poretti.
Valentino Rossi è stato il protagonista dell’ultima puntata del “PoretCast”, il podcast ideato e condotto da Giacomo Poretti “Per me, negli anni ’90, correre nel Motomondiale era come entrare in un cartone animato, mi sembrava qualcosa di impossibile”.
“Le gag? Dopo un successo, i piloti mi sembravano un po’ scarichi. Ho pensato di fare qualcosa di diverso. La mia preferita è stata la bambola gonfiabile. Forse perché era una delle prime. Ricordo che spiazzò i tifosi. Vittoria più bella? Sicuramente Barcellona 2009, quella del sorpasso contro Lorenzo all’ultima curva. Una botta di adrenalina pazzesca. Ho ripensato a un attacco simile su Stoner l’anno precedente, al penultimo giro. Ho deciso di provarci. Poi mi sono detto: se scivolo, spero di far cadere anche Jorge. C’era poco spazio, ho scalato una marcia, da terza a seconda. Così ho capito che avrei completato il sorpasso. Quei sei secondi sono stati l’apoteosi”.
“La morte di Simoncelli è stata veramente uno shock perché ho perso un amico, ma soprattutto sono stato parte dell’incidente fatale. C’erano 22 piloti in pista e in quel momento sono stato proprio io a colpirlo… Però non ho pensato di smettere. Mi sono fatto un esame di coscienza, ho capito che non avevo potuto evitare quella fatalità. Mi è rimasto il rammarico di aver perso un grande amico”.
Chiosa sull’addio alle corse: “Il Managing Director Jarvis è venuto a Tavullia per comunicarmi che avrebbero preso Fabio Quartararo al mio posto. L’ho spiazzato chiedendogli di passare nel team satellite Petronas e Lin non si è opposto. Quando ad Assen sono caduto pesantemente, ho pensato di smettere. Caso vuole che, proprio in quei giorni, Francesca e io abbiamo saputo che sarebbe arrivata Giulietta”.