Laguna Seca, 2008. Valentino Rossi annichilisce Stoner

I due sfidanti, però, non hanno pistole e cappelli da cowboy: cavalcano moto da 300 cavalli.

‘La vendetta è un piatto che va servito freddo’ era il titolo di un film western del 1971. E se pensi agli Stati Uniti, alla California, oltre al surf e a Hollywood, pensi ai deserti, alle lande desolate ed isolate, ai grandi spazi tipici dei film western. I due sfidanti, però, non hanno pistole e cappelli da cowboy, ma cavalcano moto da 300 cavalli e indossano caschi brandizzati con grafiche personalizzate a mostrare la propria identità. La vendetta, che nello sport definiamo rivincita, risale al 2008. La stagione successiva alla vittoria clamorosa del fenomeno Casey Stoner in sella alla rossa Ducati. Un affronto per Rossi che dopo la sventurata stagione del 2006 finita con la vittoria iridata di Nicky Hayden all’ultima gara a Valencia non era riuscito a riprendersi lo scettro nemmeno nel 2007. “Bollito”, “tramontato”, “finito” erano questi gli aggettivi che circolavano al fianco del nome di Valentino Rossi che, è risaputo, più l’asticella della difficoltà della sfida si alza e più l’appetito cresce, la fame di vittoria, di spettacolo, di fenomenologia applicata all’asfalto.

Il sabato, a Laguna Seca, è imbarazzante: Stoner ha fermato il tempo, facendo un giro record e conquistando una pole position che sapeva già di vittoria. Rossi è secondo, ma Stoner vola in questa pista serve qualcosa che possa metterlo in difficoltà, una magia forse, un trucco, qualcosa di inaspettato… ma cosa? Stoner arriva da tre vittorie consecutive, Rossi insegue. È faticoso vedere lì, davanti, qualcuno che va molto più veloce di te senza la possibilità di essere raggiunto.

Rossi e Stoner sono davanti con il nulla alle spalle. Sono passati solo cinque giri eppure gli altri sembra che stiano girando la pista in bici e non in moto. L’australiano è immenso, a Rossi serve un guizzo. Mancano ancora 25 giri, un’infinità di tempo, ma il Dottore sceglie di giocare il jolly in quel momento, al cavatappi. Laguna Seca è così: prima si sale, poi si gira al cavatappi e poi si scende. E Stoner scende come se fosse Alberto Tomba a Bormio nel 95. Rossi e Stoner staccano per arrivare davanti l’uno all’altro alla curva che può decidere le sorti della gara. Casey frena tardi, Rossi praticamente non frena. Finiscono lunghi, Stoner gira mentre Rossi è costretto a mettere le ruote sulla sabbia, a metà tra motocross e il flat track, rientrando davanti all’australiano. Una manovra brillante e faticosa, poesia in movimento, musica e sentimento. Ma siamo solo al quinto giro. Tutti si sarebbero aspettati una risposta da parte di Stoner che non arriva. O meglio, il pilota Ducati tenta invano di sorpassare e scappare Rossi che si ripresenta sempre a chiedere il conto. Mette pressione all’avversario che, a un certo punto della gara, quando mancano pochi giri per decretare il vincitore di una gara folle, lascia, molla il colpo, bandiera bianca. Lungo, ghiaia, moto a terra. Quando riparte Rossi ha già la vittoria tra le mani. Da quel momento Rossi domina, vincendo altre quattro gare assicurandosi la vendetta la rivincita, il piatto che va servito freddo, anche in California.

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