Manchester City-Inter, Javier Zanetti incrocia le dita

Le parole di Javier Zanetti

Javier Zanetti ha parlato al Corriere della Sera a pochi giorni dalla finalissima di Champions League in programma il 10 giugno a Istanbul tra Manchester City e Inter, ripercorrendo la sua vita: “Il leader deve dare l’esempio, il segreto è tutto qui, in campo o in un ristorante. Contano solo i fatti. Non puoi predicare il senso del dovere e presentarti al lavoro per ultimo. Certo bisogna scegliersi le persone giuste, creare un gruppo coeso, una grande squadra. Direi che ci sono riuscito”.

“Cosa ha di speciale la mia città adottiva? È una città che è cresciuta tanto da quando, nel 1995, sono venuto qui per giocare. Abito a Como, ma amo Milano, mi fa sentire vivo. A passeggio tra Duomo, la Scala, San Babila sento l’adrenalina, come quando la squadra segna un gol. Ho deciso di investire nella ristorazione perché mancava, fino a qualche anno fa, il profumo della carne arrostita che a Buenos Aires senti a ogni angolo. Così ho cominciato con El Gaucho, un posto per gli argentini, il nostro quartier generale dove ritrovarsi tra amici. Poi è arrivato El Botinero e, da qualche settimana, El Patio del Gaucho, decentrato, in una location molto bella, formata da tante terrazze. Mi piace vedere la gente che si diverte nei miei locali, posti non formali, vivaci pezzetti di Argentina”.

“La ristorazione come aiuto per la Fondazione Pupi? Senz’altro, con cene e feste nei nostri ristoranti raccogliamo fondi da destinare ai più fragili. Focus i bambini in difficoltà, i più deboli. Sono il nostro futuro. Voglio aiutarli a realizzare i loro sogni. Anch’io ne avevo uno e per fortuna ho potuto realizzarlo – ha concluso -. Con la Fondazione Pupi stiamo dando il nostro contributo, ma credo che il potere immenso di questo sport potrebbe fare di più per i giovani. Andrebbero moltiplicati progetti in tutto il mondo per educare le nuove generazioni a un calcio più onesto. Dove mi vedo tra 10 anni? Sempre qui, a fare il mio lavoro, tra calcio, ristoranti e attività nel sociale. Non vedo perché mai dovrei cambiare prospettiva. L’Inter? L’Inter per me è come una famiglia. Non abbiamo parlato di carne? Bene, le dirò, facciamo spesso delle grigliate tutti insieme. Ma adesso, dita incrociate”.

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