
L'addio del fuoriclasse ha responsabilizzato tutti. Grazie a Luis Enrique, la squadra è diventata ingiocabile.
Ligue 1, Coppa di Francia, Supercoppa di Francia, Champions League e, se arriverà la vittoria nella finale contro il Chelsea (domenica 13 luglio, ore 21:00), anche il Mondiale per Club. Il PSG potrebbe chiudere la stagione con ben cinque trofei. Un’impresa destinata ad entrare nei libri di storia del calcio.
Dopo anni a spendere cifre folli per collezionare più campionissimi possibili, il PSG si è affidato completamente a Luis Enrique che ha deciso di cambiare direzione: basta top player già affermati ma spazio a potenziali (e giovani) nuovi campioni. L’addio, la scorsa estate, di Mbappé (andato al Real Madrid per vincere la Champions League), ha dato il via alla nascita di una squadra che, oggi, è quasi ingiocabile.
Senza Mbappé, catalizzatore assoluto del gioco, Luis Enrique ha potuto dare spazio a tanti altri giocatori che, partita dopo partita, sono diventati sempre più convinti delle proprie qualità, tanto da creare un gruppo coeso, forte, spettacolare.
Da Dembélé a Doué, passando per i vari Fabian Ruiz, Vitinha e tanti altri giocatori cresciuti esponenzialmente e ora convinti di poter battere chiunque in campo. Il PSG ha asfaltato ogni avversario con grande facilità, mostrando un gioco efficace e individualità importanti. In Francia parlano di possibile dinastia. Il tutto con Mbappé a guardarli giocare dal divano di casa.