"Questi soldi non li sto chiedendo per me, li sto chiedendo per una causa giusta" ha aggiunto soffermandosi sulla raccolta fondi.
Ormai da anni Matteo Materazzi lotta contro la Sla: tra poche settimane sarà tra i primi al mondo a sottoporsi a una cura sperimentale dal costo di un milione e mezzo di euro. Per sostenerla, la moglie Maura ha avviato una raccolta fondi. Il figlio dell’ex calciatore e allenatore Giuseppe e di Marco, campione del mondo del 2006, ha parlato della sua delicata situazione alla trasmissione di Mediaset Le Iene con l’inviato Alessandro De Giuseppe. “Tutto è cominciato durante una partita di calciotto, con Gianluca Scamacca: lui mi dava la palla e io non riuscivo a ridargliela” ha esordito il quarantottenne.
“Non riuscivo a tirare in porta, mi cedevano le gambe – ha aggiunto -. È successo anche in aeroporto, con mio figlio: ho fatto due passi e sono caduto per terra. Da lì abbiamo capito che si trattasse di qualcosa di serio. Siamo andati da un professore, mi ha guardato, mi ha controllato e mi ha detto che probabilmente si trattava della Sla. All’inizio camminavo, poi piano piano siamo arrivati alla sedia a rotelle. Quando ce l’hai ce l’hai: io ero telefono-dipendente, ora non lo uso più. Apprezzi tutto. Vedo la scia di un aereo, è una cosa nuova. Fai delle riconquiste di quello che è la vita, quindi il tempo, qualitativamente parlando, è superiore a prima”.
Franco Bobbiese racconta la sua battaglia con la malattia
“Inizialmente mi sono vergognato tantissimo per la raccolta fondi lanciata da mia moglie, perché comunque siamo una famiglia benestante – ha quindi osservato Materazzi -: però nella mia testa, poi, ho capito che questi soldi non li sto chiedendo per me, li sto chiedendo per una causa giusta, che può salvare tante persone. Ho fatto il procuratore per tanti anni ma non ho mai gestito mio fratello, perché non volevo essere il ‘fratello di’: non avevamo mai avuto un grande rapporto. Simone Inzaghi per me è un fratello e mi ha sempre detto ‘Vedi dove arrivi e serve qualcosa ci sono io’. E così anche Marco. Poi se avrò bisogno e chiederò e non ci sarà, pace”.
“Per come sto io non posso permettermi di avere paura, io non so quanto mi resta da vivere e quello che vorrei lasciare ai miei figli è il ricordo di una persona coraggiosa che ha affrontato la vita fino alla fine” ha infine detto Materazzi, che ha dato a tutti i telespettatori una grandissima lezione di dignità.
“L’obiettivo è salvare la vita di mio marito e di chi in futuro affronterà la stessa malattia. Penso anche ai nostri figli, Geremia di 18 anni e Gianfilippo di 16, che hanno fra il 15 e il 20% di possibilità di sviluppare la medesima mutazione” la parole della moglie Maura ad agosto al Corriere della Sera.