Olimpia Milano, Gigi Datome con un chiaro obiettivo

Olimpia Milano pronta per la Final Four

Nella tarda serata di martedì si è completato l’arrivo delle squadre nel quartier generale di Colonia. L’Efes ha fatto irruzione in hotel per seconda, dopo l’Olimpia, poi il CSKA Mosca e infine il Barcellona. E quindi la struttura si è improvvisamente popolata di persone, polo con i loghi delle squadre, giocatori, membri dello staff. Le regole anti-Covid sono strette. Ad esempio, nelle sale da pranzo non è consentita la presenza di più di 24 persone alla volta, distanziate, il che obbliga a dividere in due l’accesso. Il primo momento ufficiale è la tradizionale sessione fotografica dei quattro capitani delle squadre. La caratteristica che li accomuna non è solo la riconosciuta serietà, professionalità e longevità di tutti e quattro. Ognuno di essi è espressione del paese della propria squadra. Dogus Balbay è il Capitano dell’Efes, Nikita Kurbanov è il Capitano del CSKA Mosca, Pierre Oriola del Barcellona. Andrea Cinciarini si ferma a parlare soprattutto con Balbay, affinità di ruoli, amicizie che nascono anche sul campo, marcandosi a vicenda.

Il primo impegno di squadra invece è un meeting che si svolge alle 11.30 in hotel naturalmente e serve anche per spezzare un po’ una giornata altrimenti lunghissima. Sul quotidiano spagnolo Marca compare una bella intervista di Sergio Rodriguez: “L’EuroLeague è una competizione durissima, senza paragoni con le altre: giochi 10 mesi per raggiungere i playoff, dove poi ti giochi la qualificazione in 10 giorni per poi giocarti il titolo in un week-end. Personalmente, ho giocato le Final Four quasi ogni anno, tranne il primo quand’ero all’Estudiantes e il mio secondo anno al Real Madrid. Qualificarsi viene giustamente festeggiato come una vittoria, ma poi vai a giocarle e se non vinci ci resti male. Ogni volta che ne giochi una, sei cosciente che potrebbe essere l’ultima per cui cerchi di viverla al massimo, perché non sai se ce ne sarà un’altra. Ma la cosa migliore è sempre affrontarla con naturalezza”. “Ho visto tante volte – dice Kyle Hines – la squadra sfavorita andare via da qui con il trofeo. Sono partite particolari, in semifinale, in finale, può succedere tutto, l’importante è essere preparati”. “I ragazzi hanno avuto una stagione eccezionale finora, i nostri veterani hanno aiutato i giovani a migliorare, a crescere, sono loro che ci hanno portato qui e noi viaggiamo al seguito”, dice Coach Ettore Messina.

Prima di pranzo arriva il momento delle interviste. Shavon Shields da una parte, Gigi Datome e Malcolm Delaney da un’altra, si sottopongono ad una serie di domande in un clima rilassato in cui si riesce a divagare facilmente. “Giocare le Final Four con una squadra del mio paese è speciale, ed è anche uno dei motivi per cui sono venuto qui, ovvero riportare Milano nell’elite del basket europeo – spiega Gigi Datome – Per me giocare queste partite è facile, nel senso che sei naturalmente super carico, super motivato. La differenza è che l’avversario è di alto livello e ha le stesse ambizioni”. “Dovresti giocarla come una partita normale, ma il livello di preparazione, mentalmente, è più elevato, ma non ne ho giocate tante”, dice Malcolm Delaney. Il playmaker dell’Olimpia ha anche parlato della sua attività sui social media: “Da tifoso non potevo parlare con i miei idoli, adesso esistono queste piattaforme che ti danno la possibilità di interagire con i tifosi, dà a loro la possibilità di avvicinarsi ed essere in qualche modo amici. All’inizio della mia carriera l’ho trovato divertente, adesso sono single, non ho la famiglia con me, e ho tempo per divertirmi in questo modo, rispondere soprattutto ai ragazzi. E’ importante per me e per il club”.

Gli allenamenti delle squadre finaliste si svolgono occasionalmente a Leverkusen. E’ una città di circa 110.000 abitanti, che confina con Colonia, che ospita una squadra di calcio della Bundesliga di eccellente livello e ha una forte tradizione cestistica (lo stadio è adiacente al palasport). Il Bayer Leverkusen nel basket ha vinto 14 titoli tedeschi e 10 Coppe di Germania. E’ stato negli anni ’90 soprattutto una squadra rispettata anche a livello europeo. In seguito, ha perso il supporto della polisportiva e si è trovato costretto a ripartire dalla serie minori.

L’allenamento dura circa 90 minuti, segue quello del CSKA Mosca e anticipa quello del Barcellona. Si lavora con intensità sulle due estremità del campo. Dopo l’huddle e il classico “Insieme” urlato all’unisono, i tiri liberi chiudono la seduta. Tutti devono fare 2/2 tirando verso ambedue i canestri. Ma come sempre non finisce mai così facilmente. C’è sempre qualcuno che lavora sul tiro. Michael Roll, Jeff Brooks e Shavon Shields, ad esempio, eseguono dei tagli in allontanamento dal canestro per ricevere e tirare con un movimento unico. Zach LeDay lavora come ogni giorno sul tiro da tre piazzato, Malcolm Delaney da diverse posizioni tutto attorno al perimetro, Kevin Punter sui tiri da tre dal palleggio per mimare le situazioni che si creano in partita. Alle 19.45 l’arena di Leverkusen viene salutata. Servono trenta minuti per rientrare a Colonia, schivando il traffico. Il “Day 2” è alle spalle.

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