Dino Meneghin, ex cestista ed ex presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, è intervenuto ai microfoni di TeleRadioStereo durante il palinsesto pomeridiano. Queste le sue parole:
Quando si parla di sport in questo periodo si parla solo di calcio e Serie A, la pallacanestro come si è mossa in questo periodo?
Il basket è stato molto sensibile in questo periodo di pandemia per salvaguardare la salute dei giocatori e degli addetti ai lavori visto che la situazione stava peggiorando abbiamo deciso di fermarci e di capire prima di tutto quali erano i rischi. Le Leghe poi erano favorevoli a questa decisione e abbiamo quindi bloccato tutto aspettando buone notizie per sapere quando e se sarà possibile ricominciare. Il calcio sicuramente è un movimento enorme che muove interessi miliardari e mantengono vivo il discorso perché conviene un po’ a tutti. Ancora si discute se riprendere a giugno o a luglio, ancora non si capisce bene. Capisco tutto quanto ma è incomprensibile tornare in campo e giocare con la consapevolezza che sono tutti a rischio, basta un giocatore che sia infetto e può contagiare tutta la squadra o gli addetti ai lavori. Per quanto riguarda il basket ha centinaia di migliaia di giocatori, milioni di appassionati, sicuramente muove meno interessi però è uno sport che ha l’attenzione di tantissime persone dai 6 ai 90 anni, sicuramente sta risentendo della crisi economica che ha colpito l’Italia in questo periodo perché il basket vive grazie alla passione dei presidenti, dei dirigenti e soprattutto al grande contributo degli sponsor che sono un po’ la nostra benzina. Ovviamente essendoci chiaramente si riversa sulle possibilità di trovare risorse economiche sul territorio italiano, quello che mi preoccupa è il prossimo futuro e la ripresa del campionato che speriamo possa essere a settembre/ottobre perché bisognerà vedere se le nostre industrie e i nostri imprenditori avranno ancora intenzione a continuare a investire su questo sport. Penso alle aziende in crisi che cercheranno di tutelare i loro lavoratori e poi tutto il resto, giustamente. Sarà indispensabile mantenere alto l’interesse del basket verso terzi, far vedere che il nostro è un movimento sano e pulito. Il movimento c’è e ripartirà, non so come ma ripartirà.
Come mai in questi anni il basket non si è mai creato un movimento più “stabile”?
Muoviamo grandi interessi ma abbiamo il problema degli impianti sportivi che non hanno grande ricettività , il nostro mondo è un po’ schiacciato come notizie da quelli che sono gli sport principali che sono calcio, automobilismo, motociclismo che sono quelli che destano grandissimo interesse nelle masse e ovviamente le televisioni private tendono ad andare su questi sport che creano grandissimo movimento e grande interesse da parte degli abbonati. Sinceramente mi aspetterei di più da parte degli impianti televisivi italiani, mi riferisco alla Rai, che dovrebbero dare più spazio e dignità ad altri sport come il basket, la pallavolo o il nuoto. Per generare grande passione soprattutto nei giovani, per attirarli e destare curiosità, bisognerebbe dare più notizie e far vedere più partite in diretta. Questo potrebbe suscitare più attenzione, magari si innamorano e chiedono di provare questi sport. In questo anche le scuole primarie avrebbero una grande importanza se facessero provare tutti gli sport e poi in base alle qualità tecniche qualcuno riesce a capire qual è la sua strada e scoprire il suo talento. Ma se uno non prova non può mai capire la propria abilità.
È preoccupato per la sopravvivenza del movimento ad un certo livello?
Bisogna capire quali risorse economiche avranno a disposizione i presidenti per capire che tipo di squadra mettere in campo. Il problema sarà creare uno spettacolo vendibile e soprattutto di un certo livello. Si rischia che poi gli appassionati non si divertano e cerchino altre strade.
È fisiologico che ci sia una così grande risonanza nei confronti del calcio o crede si sia ecceduto?
Ho trovato difficile da comprendere questa voglia di ricominciare subito e a prescindere. Avrei voluto sentire più la voce dei giocatori che sono quelli che vanno in campo. Li ho sentiti poco e si rimettevano sempre al Governo e al Ministero della Salute. Non hanno mai preso una vera e propria posizione a riguardo. Anche perché basta un solo contagiato, anche asintomatico, che può contagiare il proprio compagno e poi la famiglia tornando a casa. È successo ad esempio a due giocatori della Juventus. Bisogna pensare a tutte le persone che sono intorno ai giocatori. Questi sono sport che hanno come caratteristica il contatto fisico, vedo difficile giocare senza rischiare di essere contagiati e contagiosi. Un pallone, la panchina, il sudore, basta veramente poco. Come si può immaginare di giocare una partita di calcio o di basket con tutti questi problemi. Bisogna attenersi a quello che dicono i medici senza rischiare di mettere a rischio la salute di tutti quanti.
Una sua idea sulla situazione della Virtus Roma?
Per me è un grandissimo dispiacere, ho conosciuto il presidente Toti e l’ho trovata una persona appassionata di questo sport e dobbiamo esserne tutti grati. Mi dispiace moltissimo che getti la spugna ma capisco benissimo i suoi problemi e non può rischiare milioni di euro su uno sport che amo alla follia ma che può essere disastroso per la sua famiglia e il suo lavoro. Spero che si possa trovare un gruppo di imprenditori che riesca a salvare una squadra importante come la Virtus Roma, non si può pensare alla Capitale senza una squadra di Serie A. Sarebbe un danno di immagine globale ma anche un danno per gli appassionati di basket di Roma che come Milano ha bisogno di una squadra che punti a vincere.