Adhu Malual denuncia squallidi insulti razzisti in Piemonte

Articolo di Aldo Seghedoni

"In 12 anni di carriera non avevo mai assistito né vissuto sulla mia pelle un atteggiamento del genere da parte del pubblico che dovrebbe sostenere la propria squadra".

La sconfitta interna patita da Pinerolo contro Macerata in una gara valida per la massima serie femminile di pallavolo porta con sé dei pesantissimi strascichi. Adhu Malual, opposto della Monviso Volley e atleta della Nazionale italiana, ha scelto Instagram per raccontare con parole durissime quanto accaduto sugli spalti. La ragazza, che è nata a Roma da genitori originari del Sud Sudan e che ha anche già giocato nella nazionale italiana, ha denunciato attacchi personali e, aspetto ancora più grave, offese a sfondo razzista che non sarebbero state rivolte solo a lei, ma anche ai suoi familiari presenti sulle tribune che ospitano le gare casalinghe della compagine piemontese.

Jennifer Boldini interviene con forza sulla vergognosa vicenda

“Ieri sera ho giocato in casa – ha raccontato -. E non mi sono sentita a casa. In 12 anni di carriera non avevo mai assistito né vissuto sulla mia pelle un atteggiamento del genere da parte del pubblico che dovrebbe sostenere la propria squadra. Si può sbagliare. Fa parte del gioco, fa parte del lavoro, fa parte dell’essere umani. Quello che non fa parte di questo sport sono insulti, fischi costanti, offese personali e sì commenti razzisti, rivolti non solo a me ma anche ai miei familiari sugli spalti. Dal primo punto all’ultimo. Non per spronare. Non per sostenere. Solo per colpire”.

“Sono fiera di essere italiana. Sono fiera di giocare in uno dei campionati più forti al mondo – ha aggiunto -. Sono fiera di indossare la maglia azzurra, perché l’amore che provo per questo Paese, che è la mia casa, è indescrivibile. E non permetterò a nessuno di metterlo in discussione. I momenti no esistono per tutti, in qualsiasi ambito. C’è una linea sottile tra il tifo e la mancanza di rispetto. Ieri sera quella linea è stata superata più volte. E quando a pagarne il prezzo non è solo l’atleta in campo, ma anche la squadra e la sua famiglia sugli spalti, allora il problema non è sportivo. È umano”.

“Io continuerò a fare il mio lavoro. Con dignità. Con professionalità. Con rispetto per questo sport. Ma una cosa va detta chiaramente: il silenzio, davanti a certi comportamenti, non è più un’opzione. Ringrazio la società per il supporto dimostrato, e i tifosi che riconoscono il mio impegno e comprendono il momento delicato” la conclusione di Adhu.

Gli dicono tutti che è troppo elegante ma lui non crede sia vero. Ha sempre avuto una grande attrazione per la NBA ma l’altezza non l’ha mai supportato e così ha dovuto ben preso riporre il sogno nel cassetto di diventare un giocatore di basket professionista. Ma non considera che scrivere sia un ripiego, tutt’altro.

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