“Non lo so, negli ultimi otto mesi mi sono buttata a capofitto nella mia riabilitazione anche per stare bene con me stessa"
Federica Brignone è tornata a fare il punto sulle sue condizioni mentre prosegue il conto alla rovescia per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026: “Sto bene, sono sempre stata abbastanza bene anche mentalmente. Sono tornata a sciare negli ultimi giorni, ho capito che posso tornare a farlo. Ma è chiaro che fare l’atleta e fare le gare è tutt’altra cosa. Sciare, scendere, non è la stessa cosa rispetto a ciò che facciamo noi atleti. All’infortunio ci ho ripensato pochissimo. In questo sport sono cose che succedono. Ciò che mi sono chiesta è perché così grave. Ho rischiato di non avere più una vita da sportiva come quella sempre fatta. Tra l’altro spesso questi infortuni arrivano in momenti difficili, complicati, e invece nel mio caso è arrivato in uno dei momenti più belli della mia carriera”.
La valdostana ha anche ricordato che cosa faceva nel 2010, anno in cui è nata Radio Sportiva, l’emittente che l’ha intervistata: “Io ero nella prima stagione di Coppa del Mondo, nel 2010 ho fatto la mia prima Olimpiade, a Vancouver. Non avrei mai immaginato allora di vincere due volte la Coppa del Mondo, assolutamente. Per me era già una sorpresa andare alle Olimpiadi e aver conquistato un podio. Anche solo fare tutta la stagione era un regalo”. La sua partecipazione ai Giochi rimane in dubbio: “Non lo so, negli ultimi otto mesi mi sono buttata a capofitto nella mia riabilitazione anche per stare bene con me stessa. Per tornare a fare l’atleta”.
“L’ho fatto per me, sono una persona sportiva. Non ho aspettative e non ho bisogno di fare queste Olimpiadi. Sogno di rappresentare il mio paese, di portare la bandiera. Penso di poterlo meritare, ce la sto mettendo tutta. Ma tornerò solo se sarà possibile tornare, non mi presenterà zoppa o per fare la turista. Nel mio ritorno della scorsa settimana c’è la stessa differenza tra il camminare e il fare i 100 metri”. Chiosa sui tanti infortuni di quest’ultimo periodo: “Un anno olimpico in Italia è un anno con molte pressioni. Ora si va molto forte, il materiale ci permette di tirare curve anche a 130 chilometri orari. Si sta facendo tanto sulla sicurezza ma il nostro era, è e sarà uno sport pericoloso. Forse la gente non si rende conto di quanto si rischi facendo questo sport”.