Simona Quadarella: “Tutto va verso le Olimpiadi, il bronzo di Tokyo mi ha aiutato”

Articolo di Mauro Corno

"Ora ci stiamo concentrando su traguardi più a breve termine ma il grande obiettivo è a Los Angeles" ha detto a Sportal.it la nuotatrice in occasione dell’inaugurazione della nuova sede Reusch.

Reusch, oltre 90 anni di storia e una leadership riconosciuta nella produzione di guanti sportivi, ha inaugurato la nuova sede di Vignate, in provincia di Milano. L’evento ha visto la partecipazione di numerosi ambassador dei brand dell’azienda tra cui la sciatrice Lara Colturi e la nuotatrice Simona Quadarella. Che Sportal.it ha avuto modo di intervistare in esclusiva.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi? Stai già pensando a Los Angeles?
Sì, ovviamente Los Angeles è un grande obiettivo, ma ora ci stiamo concentrando su traguardi più a breve termine. A dicembre c’è l’Europeo in vasca corta, e poi l’anno prossimo ad agosto quello in vasca lunga. Sono due tappe importanti, anche se un po’ più tranquille rispetto a un’Olimpiade. Però, tutto quello che facciamo va comunque nella direzione di Los Angeles, che è tra tre anni.

Quanto ti ha aiutato, nel superare la delusione di Parigi, il fatto di avere già vinto una medaglia olimpica?
Mi ha aiutato, sì. Se non l’avessi già vinta, probabilmente sarebbe stato molto più difficile da digerire. La medaglia ce l’ho, e quello resta. Però la delusione l’ho sentita comunque, ed è qualcosa che ho dovuto affrontare e superare.

Quanto è stato importante per te avere allenatori che fin dall’inizio ti hanno guidata, anche fuori dalla vasca?
Tantissimo. Ho sempre avuto allenatori piuttosto rigidi. Il mio primo è stato Marco, poi Cristian, con cui sono stata praticamente 15 anni. Mi hanno cresciuta, anche al di fuori dello sport. Per loro ero quasi una figlia. È fondamentale avere una figura che ti guida, non solo nell’allenamento ma anche nella vita. Sono stati anche severi, ma credo sia giusto, soprattutto quando lavori con atleti giovani. Ora ho 26 anni, ho cambiato allenatore a 25, ma con loro ho attraversato tutta la mia adolescenza, dai 15 ai 18 anni e oltre. Sono stati la mia guida.

Il nuoto è uno sport individuale. Non ti è mai venuta voglia di provare uno sport di squadra?
Non saprei. Sono sempre stata abituata a nuotare, a stare da sola, a gestire tutto da sola. Non so come potrei reagire in uno sport di squadra. Magari mi darebbe fastidio non avere il controllo totale. In una squadra, il risultato dipende da tutti. A me piace avere il controllo della situazione, e in uno sport individuale ce l’hai.

Federica Pellegrini ha lasciato il nuoto da qualche anno. Come avete vissuto questo cambiamento voi più giovani?
Direi che siamo un gruppo giovane ma già molto solido. Chi sta andando forte oggi aveva già iniziato a ottenere risultati prima che Federica smettesse. Quindi ci siamo portati avanti. Ovviamente lei resta una leggenda e un riferimento, ma la nuova generazione c’è e si sta facendo valere.

Da oltre vent’anni Editor-in-Chief di Sportal.it si è laureato in Scienze Politiche alla Statale di Milano con una tesi su Georges Simenon. Ha scritto due libri su calciatori e allenatori italiani all’estero: Ai confini dell’impero e Nuovi confini dell’Impero. Da bimbo era certo che avrebbe giocato in serie A ma già in Seconda Categoria faticava.

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