
Il dirigente ha parlato con Sportal.it in occasione dell’apertura della nuova sede di Vignate.
Erich Weitzmann, amministratore delegato della Reusch, ha parlato con Sportal.it in occasione dell’apertura della nuova sede di Vignate, a pochi chlometri da Milano.
Siete in continua espansione e avete appena aperto una nuova sede anche a Vignate.
Sì, siamo qui a Vignate e siamo davvero orgogliosi di esserci. È un passo importante per noi. Siamo contenti della direzione che stiamo prendendo: le cose stanno andando bene, grazie a un grande team, a un marchio forte, a un marketing che spinge… ma soprattutto grazie alle persone. Quelle che ci lavorano ogni giorno, che ci mettono anima e cuore, e che ci aiutano a fare sempre un passo in più. È questo che ci rende continui, costanti, solidi.
Quanto c’è di orgoglio italiano in questa crescita?
È un tema che mi sta molto a cuore. Forse ancora più della crescita strutturale. Nel 2017 abbiamo portato il marchio dalla Germania in Italia. Con la nostra azienda familiare, nel tempo, abbiamo acquistato quote fino a prenderne il controllo totale. Ma non ci bastava: volevamo che diventasse italiano al 100%.
E così è stato. Quando oggi leggo di aziende italiane comprate da francesi o tedeschi, mi si stringe il cuore. Ecco, questa per noi è una piccola rivincita. Abbiamo fatto il percorso inverso. Abbiamo portato in Italia un marchio riconosciuto a livello mondiale. E oggi è ufficialmente e operativamente italiano, con sede in Italia. Ed è da qui che operiamo, con orgoglio, sentendoci davvero a casa.
Il vostro legame con il mondo dello sport è forte. Tanti i testimonial importanti che hanno vinto a livello mondiale.
È vero. Io sono sempre stato un tifoso, fin da bambino. Ho sciato, ho giocato a calcio, e non potevo immaginare un lavoro migliore di questo. L’azienda era già orientata verso il mondo sportivo, ma la relazione si è rafforzata ancora di più grazie ai nostri testimonial. Quando nel weekend seguiamo le gare, quando arriva una medaglia in Coppa del Mondo… la sentiamo anche un po’ nostra. È una soddisfazione enorme.
Anche se a volte, come nel caso di Jannik Sinner, alcuni atleti prendono altre strade.
(Ride) Già, noi non siamo nel tennis, ma siamo comunque grandi tifosi di Jannik. Lo seguiamo da quando era giovanissimo, ancora nelle gare regionali. Noi, che siamo altoatesini come lui, l’abbiamo notato subito: il ciuffo rosso, lo stile… Aveva qualcosa di speciale già allora. Certo, ci sarebbe piaciuto fosse rimasto nello sci! Ma è stato bellissimo vederlo crescere, lavorare sodo, rimanere umile. In lui ci riconosciamo molto. Recentemente ho parlato anche con il suo management: ha fatto un percorso incredibile, da Sesto a Brunico, poi l’arrivo da Piatti… tanto lavoro che oggi viene giustamente premiato.
Quindi, quando lo avete visto sugli sci, avete pensato di “opzionarlo” come vostro testimonial?
Quasi! Lo avremmo voluto, davvero. Ma poi, a 14 anni, è passato al tennis. E adesso, anche se l’azienda non ha rapporti diretti con lui, restiamo suoi grandi tifosi.