
La 24 Ore di Roma, storica manifestazione di ciclismo che accende i riflettori sull’Autodromo di Vallelunga, quest’anno avrà un riferimento d’eccezione
La 24 Ore di Roma, storica manifestazione di ciclismo che accende i riflettori sull’Autodromo di Vallelunga, quest’anno avrà un riferimento d’eccezione: il Colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano Carlo Calcagni, atleta della Nazionale Italiana Paralimpica, che sarà testimonial dell’evento.
Per il suo percorso umano e sportivo, straordinariamente unico, gli organizzatori hanno deciso di conferirgli il titolo onorifico di “Re di Roma”, un riconoscimento che va ben oltre lo sport e che fonda le radici nel valore più autentico della testimonianza.
Carlo, come preferisce essere chiamato, è un uomo che ha pagato sulla propria pelle un prezzo altissimo per il servizio alla Patria: ferito e mutilato in servizio, oggi convive con una polineuropatia cronica, degenerativa e irreversibile, aggravata da sclerosi multipla e morbo di Parkinson.
Nonostante ciò, non ha mai smesso di lottare, grazie allo sport, alla scienza ed alla fede, trasformando la sofferenza in forza e la disabilità in un’occasione di rinascita.
“Sopravvivo grazie alle terapie quotidiane, ma vivo grazie allo sport”, afferma.
Negli anni precedenti ha già preso parte alla 24 Ore di Roma insieme al Team La Fenice, composto da atleti trapiantati e dializzati, portando la sua esperienza diretta di uomo che conosce bene quel mondo, essendo egli stesso trapiantato e dializzato.
Una testimonianza che rende il suo esempio ancora più credibile e potente, capace di trasmettere speranza e coraggio a chi affronta sfide simili.
Oggi Carlo porta con sé il titolo di “Re di Roma” verso la sua prossima impresa: la partecipazione ai Campionati del Mondo di Atletica Paralimpica di Nuova Delhi, in India, dove difenderà i colori dell’Italia ed il prestigio della Nazionale Paralimpica.
Nominarlo “Re di Roma” non significa soltanto celebrare un atleta straordinario, ma riconoscere la regalità interiore di chi, nonostante le avversità, è riuscito a conquistare rispetto, stima e ammirazione.
La sua corona non è fatta d’oro, ma di cicatrici, sacrifici e vittorie conquistate con il cuore.
La sua lotta quotidiana e la sua sfida in India rappresentano un messaggio che va oltre lo sport: mai smettere di crederci e, soprattutto, mai arrendersi.
“Mai arrendersi, nonostante tutto e tutti, costi quel che costi”.