Stephen Curry, l’extraterrestre

Stephen Curry, il re di ‘Ball Handling’, un pianeta della galassia dove tutti giocano una pallacanestro infinitamente veloce, precisa, funambolica, ha regalato ancora incredibili emozioni e spettacolo a Oklahoma, una delle pretendendi al titolo, nonostante Kevin Durant sia stato all’altezza della sua fama e delle sue capacità. 
 
Ma il fenomeno è andato oltre, ha segnato il tiro della vittoria a 0,6 secondi da un recupero rocambolesco, perchè i Warriors sanno anche difendere e dopo il canestro di Klay Thomson di reverse più tiro libero, con Oklahoma ancora in vantaggio di due punti a 11″ sono andati in tre a chiudere Durant con la palla in mano dopo la rimessa. Kevin ha lanciato con un mezzo uncino verso la metà campo il pallone finito però  nelle mani di Iguodala, ancora una volta importante nel finale (suoi i due liberi del pareggio al termine di 48′, anche questa un’azione da raccontare a suggello di una rimonta adrenalinica). 
 
Kyle Singer che coach Donovan ha messo addosso a Curry per tutta la gara in questa occasione non si è reso conto bene della situazione e Curry ha chiuso la gara con un tiro in sospensione da 10-11 metri, a fianco del tavolo, una vera e propria folgore. Passandogli vicino, finita la gara, Durant gli avebbe detto: “Adesso vado a casa a cenare con un buon bicchiere di vino per riprendermi”. Per la rivincita, Durant dovrà aspettare il 3 marzo a Oakland dove gli Warriors giocheranno 8 partite casalinghe sulle prossime 9 unica trasferta allo Staples Center con i Lakers.
 
L’extraterrestre col n. 30 di maglia prosegue il viaggio nella sua galassia. Quandi mai si è visto uno che firma autografi nel riscaldamento, prova la sosensione da metà campo e palleggia con due palloni, viene scaraventato a terra un paio di volte e deve andare nello spogliatoio a farsi trattare, segna 22 triple in due gare, segna regolarmente in jump da oltre la metà campo, esegue il cross over dietro la schiena, ubriaca di finte e dribbling beffando il lungo che dovrebbe impedirgli il tiro frontale e realizza in un decimo di secondo, un battitito di ciglia, cosa serve per vincere?
 
E’ vero anche che la serata di Durant non è bastata, Westbrook per la carica nervosa ha spadellato da 3, e Oklahoma è stata punita da due errori difensivi gestendo male gli ultimi secondi nel regolamentate e nell’overtime, quello spazio che è il regno di Curry. Fra i tanti record NBA, oltre quello della striscia iniziale di 24 vittorie, il 53-5 dopo 58 gare, Curry no-limit ha battuto quello di due gare consecutive con  più di 10 triple (22 in totale, 10 a Orlando e 12 su 16 a Oklahoma City), eguagliato il record di triple in una gara (12). Inoltre è la quinta partita con almeno 10 triple segnate, la terza consecutiva con almeno 40 punti, totale della settimana 198 punti (23 Clippers il 20 febbraio, 36 Atlanta il 22, 42 a Miami il 24, 51 a Orlando il 25, 46 a Oklahoma il 27). E i Warriors hanno anche 4/0 nei supplementari: hanno vinto in successione coi Nets di Bargnani in casa 107-99, a Boston 124-199 dopo due overtime, con Denver n casa 111-108 e sabato notte a Oklahoma City.
 
Gli europei si sono fatti onore. L’incredibile Pau Gasol che a 35 anni sta trattando col suo gm Gary Forman un biennale da 20 milioni senza precedenti per un veterano, si è ascritto l’unica tripla-doppia (22p 16r 14a) distinguendosi in una serata di prove stellari; ma senza Rose e Mirotic, Portland ne ha approfittato vincendo la 16esima partita nelle utime 20 anhe in una serata-no di McCollum. Ma ci ha pensato Lillard la cui media di 30 punti in questo momento magico dei Blazers fa sentire profumo di playoff alla squadra di Terry Stotts (coach con un passato canturino), senza dimenicare una partita tosta di uno dei due centri, Mason Plumlee: 16 punti, 9 rimbalzi e 10/13 nei liberi, nessuno sabato ha fatto meglio nella charity-line. Con 10 assist di Ricky Rubio Minnesota ha vinto a New Orleans mancante di Anthony Davis (infrtunio al piede), MVP Karl Anthony Towns con 30 punti e 4 assist a conferma di un corredo tecnico per il n.1 del draft avviato al titolo di Rookie of Te Year. La cenerentola degli ultimi due mesi, Phoenix, ha vinto contro Memphis la prima partita dal licenziameno di coach Hornacek grazie al gigante ucraino Alex Len (22 e 16 rimbazi), la principale novità della stagione e vice del Dreamer Tyson Chandler.
 
I Nets hanno inferto una sconfitta sanguinosa ai Jazz che ootrebbe costare i playoff vincendo il secondo back to back dai primi di dicembre; all’Ovest sono più vispi che nella propria Conference. E’ stato positivo dunque il taglio di Bargnani e Joe Johson il quale sta bloccando il mercato dei veterani ai quali si aggiungono anche Andre Miller e probabilmente Kevin Martin di Minnesota.
 
Vittoria n.50 per gli Spurs che approfittano dei problemi dei Rockets (l’ultimo di Howard è il licenziamento del suo agente, reo del discredito arrecatogli con la essa sul mercato invernale come una star in svendita) e chiudono con una sola sconfitta il lungo giro di partite esterne, inoltre l’aria di casa, il Texas, fa sempre bene a Aldridge miglior giocatore della sua squadra che mette sul piatto della bilancia anche la stagione eccezionale di Kawhi Leonard, neo All Star, e la rivitalizzazione di Tony Parker, oltre al recupero di Tim Duncan, 39 anni, col quale i texani hanno vinto 5 titoli. Un vero colpo di fortuna per Gregg Popovich trovare al suo arrivo un totem di questa portata, e non è detto che non possa dargli in mano la squadra nel caso smetta considerato il rapporto fraterno fra i due, soprattutto se Ettore Messina opterà per l’offerta de Nets.
 
RISULTATI sabato 27 febbraio – Oklahoma-GOLDEN STATE 118-121 (37 K.Durant 13/26 7/11 da tl4/4 12r 5a 2st, 26 R.Westbrook 10/29 0/6 da3 tl6/8 7r 13a 7pe, 15 S.Ibaka 20r 0/2 da3, 11 E.Kanter 5r; 46 S.Curry 14/24 12/16 da3 3r 6a 2rec 3pe, 32 K.Thompson 2/9 da3 tl6/7 1 A.Iguodala 5/8 6r, 2 Dra.Green 0/8 0/2 da3 tl2/5 14r 14a 6re 4st 3pe); BOSTON-Miami 101-89 (14 E.Turner 6r 9a, 12 J.Sullinger 12r; 21 G.Dragic, 19 D.Wade, 11 L.Deng + 12r, 13 H.Whiteside 15r); New Orleans-MINNESOTA 110-112 (31 R.Anderson 14r, assente A.David; 30 KA Towns 15r 4a, 25 Z.LaVine, 20 A.Wiggins, 9 R.Rubio tl5/5 10a); Chicago-PORTLAND 95-03 (22 P.Gasol 16 r 14a, assenti D.Rose e N.Mirotic; 31 D.Lillard 12/24 0/4 da3 tl7/7 4r 4a 4pe, 16 M.Plumlee tl10/13 9r, 6 CJ McCollum 112 0/5 da3 7a); Houston-SAN ANTONIO 94-104 (27 J.Harden 4r 2a, 11 D.Howard 14r; 27 K.Leonard, 26 L.Aldridge 16r, 15 T.Parker); Milwaukee-DETROIT 91-102 (26 K.Middleton 7r 2a, 8 G.Antetokounmpo 12 r 8a; 22 R.Jackson 2r 8a, 20 Marc.Morris 8a, 15 A.Drummond 17r,); Utah-BROOKLYN 96-98 (27 G.Hayward 3r 6a; 21 T.Young 8r 3st, 19 B.Lopez 6r); PHOENIX-Memphis 111-106 (22 A.Len 16r 1a; 19 M.Conley).
 
A cura di ENRICO CAMPANA

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