Un Marchese a Rio – 23 agosto 2016

Un Marchese a Rio. Questa la rubrica olimpica di analisi, sport, spettacolo, costume e un po’ di pepe che Sportal.it offre per i Giochi Olimpici dal 5 al 21 agosto. L’ospite è Cino Marchese, personaggio dello sport a più facce e unico: competenza, conoscenza tecnica, passione, esperienza internazionale, successi organizzativi, manager di marketing e comunicazione. E anche solide amicizie personali con i grandi campioni.

Incomincia la carriera di manager sportivo dirigendo l’ufficio italiano di IMG di Mark Mc Cormack per circa 20 anni. In seguito consulente e advisor di molte aziende e organizzazioni operanti nello sport, oggi attivo soprattutto nella impiantistica sportiva. Ha seguito molti personaggi dello sport come Alberto Tomba, Paolo Rossi, Roberto Baggio, Deborah Compagnoni, Martina Navratilova, Monika Seles e molti altri grandi campioni. Collabora con diverse strutture universitarie e docente in diversi Master multilingue di formazione.

– Questa è stata un’Olimpiade monstre degli Stati Uniti, Cina e Russia hanno perso terreno ma anche l’Olimpiade dove gli ultimi hanno saputo  battere i primi, con diverse prime medaglie, tanto di cappello agli  inglesi che hanno fatto meglio di Londra senza “atleti militari” e pagare le medaglie, una lezione che nello sport del  business non è la  causa ma l’effetto.

“Direi che la vera sorpresa sono stati gli inglesi che hanno saputo infondere in tutti uno spirito di gruppo veramente encomiabile. Che gli Stati Uniti avrebbero dominato era facilmente pronosticabile, come altrettanto il calo di Cina e Russia che però già a Tokyo si riprenderanno alla grande”.

– Nelle ultime tre edizioni dei Giochi l’Italia ha chiuso con 8 ori, da molti anni è sotto i 10, un calcolo mercantile sarebbe ragionamento sterile ma essere anche utile per valutare la stagnazione del CONI che  persi i soldi del Totocalcio ha tirato la giacca ai politici subendo le loro logiche quando la sua forza era l’autogestione invece di doveva rimboccarsi le maniche…all’inglese

“A pretendere che gli italiani facciano come gli inglesi è fuori da qualsiasi logica. Da quando abbiamo perso l’autogestione per la crisi del Totocalcio non c’è stata nessuna ricerca di indipendenza e si è sempre di più scivolati verso un Ministero dello Sport che può essere una soluzione vista la dipendenza che abbiamo verso la politica e le sue logiche e le sue benedizioni. Qui Giovanni (Malagò) deve reagire e non pensare solo al 2024” .

– Per l’atletica italiana  zero medaglie e un solo record italiano  (staffetta 4×400 femminile ), una sola di bronzo  nelle ultime due  Olimpiadi: l’atletica è l’orgoglio nazionale per ogni paese, e cosa  sarebbero Giamaica,  Bahamas –  gli stessi Stati Uniti che hanno vinto  32 medaglie – senza i loro campioni?. Questa disciplina, amici, è l’alma  mater dello sport,  la pietra miliare dell’identità sportiva di un paese  e l’oro è stato motivo di festa nazionale in Tagikistan, in Croazia, in  Polonia e in Grecia e noi di spettacolini Tv da arrossire.

“Che l’atletica Italiana stava attraversando la sua crisi più nera si sapeva e poi si è messa anche la sfortuna con Tamberi a farci perdere l’unica possibilità di salvare la faccia. L’analisi più approfondita avrebbe ed ha evidenziato che non esiste alcuna base ed anche i militari che per anni hanno in qualche maniera nascosto i veri problemi, stanno attraversando una loro crisi. Che si debba incominciare a fare qualche cosa di serio è assolutamente necessario, ma bisogna affrontare il problema con realismo e con molta modestia senza cercare dei palliativi per migliorare l’immagine di uno sport che è l’immagine di un Paese”.

– Nel sito della Fidal si legge, a proposito del suo modus operandi  di un suo “altissimo profilo agonistico ” e quello di sostegno allo sviluppo dei  giovani e e alla tutela della salute degli adulti, un unicum che è una delle tante passioni per l’atletica accese quotidianamente in Italia”.  Ma questo passo sull’onore e il senso del dovere sociale e civile di questo sport è stato fatto leggere ai componenti della squadra, con  tanto di giuramento?

“Questo atteggiamento spocchioso e fuori dalla realtà è l’immagine di questa Federazione che per anni è stata il feudo di uno ,se non l’unico, dei più grandi Dirigenti sportivi che abbiamo avuto, Primo Nebiolo. Quando si subisce per anni il dominio di questo genere di persone quando poi non ci sono più subentra il problema di sostituirle ed oggi ancora noi non abbiamo trovato qualcuno giusto da mettere al suo posto. Si è provato con una soluzione ad interim con Franco Arese che sulla carta poteva avere le qualità per farlo, ma era troppo impegnato con le sue Aziende ed aveva poco tempo da dedicare e con tutto il rispetto non si sostituisce Nebiolo con un Professore di Educazione Fisica”.

– Un interessante articolo del Corriere della Sera evidenzia dicendo che 13  ei 19 record italiani hanno più di 20 anni, senza voler fare una  Norimberga a chi ha gestito l’atletica come è possibile che un’autorità  vigilante responsabile non sia intervenuta e che nelle parate  post-olimpiche i nostri capi di Governo e di stato non abbiano riservato un simpatico buffetto al CONI, come avrebbe fatto Pertini? Ci penserà  Renzimatteo la cui lady fa atletica tutti i giorni proponendola come CT o presidente della Federazione al posto del suo corregionale Alfio Giomi di  Grosseto, professore di educazione fisica alle professionali e allenatore di nuoto, che negli ultimi quattro anni ha ereditato la  poltrona dalla quale è partita la carriera del grande Primo Nebiolo?

“Ribadisco i concetti espressi nella domanda precedente, ma aggiungo che al di là delle battute su Renzi e sua moglie qui e veramente vietato perdere tempo e se si vuole veramente l’Olimpiade 2024 questo deve essere il punto di partenza”.

– Forse la figura del rilancio potrebbe essere Vincenzo Parriniello,  uomo delle Fiamme Gialle che ha un enorme potere nelle sue mani avendo  la responsabilità degli atleti delle varie armi militari e nella FIDAL è vicepresidente?

“Conosco Vincenzo da moltissimo tempo e lo considero un tipo in gamba ed uno dei pochi con idee e ambizioni. Lui viene dalla scuola di Gianni Gola che aveva gestito l’atletica subito dopo Nebiolo ed aveva di conseguenza usufruito ancora del suo prestigio. Con Gola Parrinello ha imparato molte cose ed indubbiamente le ha gestite con successo. I Gruppi sportivi Militari erano ancora molto attivi, ma Enzo si è dimostrato all’altezza. Ora è da vedere se Parrinello da eccellente numero due può fare il numero uno. La differenza è grande, ma vale la pena provarci perché si tratta di un uomo a cui non manca iniziativa e decisione”.

– Sempre il Corriere della Sera indica una serie di fatti imbarazzanti, impianti scarsi e obsoleti, atleti pagati e assenti ai Giochi,  il caso Andrew Howe che quest’anno ha saltato 7,54 , misura da  finale olimpica…femminile contro una copertura delle spese per  due stages permanenti, con allenatore e fisioterapista, a Goteborg e in  Sud Africa, e tante altre storielle dei conflitti fra i vari  tecnici, i volontari fra cui molti genitori allenano i propri figli, quelli federali e delle varie armi, i conflitti di interessi  dell’attuale CT, un vero cahier de doleances che non può passare  inosservato. Please, l’atletica è di tutti, non toglieteci anche quella!…

“Buon lavoro al futuro Presidente !!! La lista delle cose da fare è lunga e corposa, ma certamente bisogna partire dagli impianti e dall’ufficio tecnico del CONI che per anni ha gestito le cose secondo logiche provinciali e meschine in funzione dei vari burocrati che erano di mezzo. Poi bisogna smetterla con quelle piccole meschinerie che servono a tenere buono questo o quello e delle varie collaborazioni sollecitate e pretese”.

–  Un altro aspetto dei Giochi azzurri dell’atletica è che quel poco di interessante fatto agli inizi di una gara è stata buttata giù con un calcio nel prosieguo: Marco Galvan 2° nella batteria dietro Gatlin con 20″58 ultimo nella semifinale con 20″88, nella 4×400 le azzurre al 4° posto con 3’25″16 in batteria correndo con gli Usa e il 6° nella finale con 3′ 27″ 05 raccontando  di essere soddisfatte nel teatrino televisivo, poi le stesse due finaliste del  salto in alto hanno smentito le premesse e Alessia Trost perso  un’occasione più unica che rara: si è  qualificata con 1,94 fermandosi a  1,93 in finale, per cui il 5° posto va letto in trasparenza, e aveva  saltato 1.94 anche la Rossit  che durante la stagione aveva battuto la  Trost,  finita al 16° posto (1,88) raccontando che era emozionata di fronte a quel grande pubblico.

“Quando si ha poco anche quel poco viene gestito male. È fatale che subentri quello spirito di appagamento che poi se ben analizzato non vale nulla ed uno tende a non prendere nessun rischio. Facendo così i risultati modesti diventano pessimi oppure si perdono occasioni alla portata di mano come le saltatrici”.

– Vogliamo poi  parlare dell’Olimpiade del martellista azzurro che ha scagliato per tre volte l’attrezzo sulla rete di protezione senza riuscire a raggiungere la pista e confessando in Tv che il suo  problema è la troppa emotività quando gareggia fuori casa, come minimo chi ascoltava poteva dirgli, ma allora potevi gareggiare da casa via teletrasmissione no?

“Il martellista Lingua è poi l’immagine di questo mondo. Un atleta mediocre viene però mandato a Rio perché è un bravo militare che adempie bene localmente alla sua specialità. Viene mandato lontano da casa dove fa le sue migliori performance e per tre volte non riesce a mandare fuori dalla gabbia il suo attrezzo! Poi bello bello va in televisione e ringrazia i suoi superiori per averlo mandato a Rio e non va a nascondersi pieno di vergogna con chi lo intervista. Cose da pazzi!!”

– La nona medaglia d’oro dell’Italia va assegnata all’architetto italiano che curava la coreografia, un’antica arte italiana nella quale  raggiunse l’eccellenza Leonardo nelle famose nozze di Tortona fra il  giovane Sforza e Isabella d’Aragona, l’iconografia ufficiale e la tecnologia però, ripetute nella cerimonia di chiusura, non sarebbero bastate senza il samba e quella musica brasiera che risveglia i migliori  sentimenti. La sorpresa, non dico la trovata, poteva essere quella di riservare metà del Maracanà alla gente delle favelas, e dire l’Olimpiade è vostra o per voi.

“Con tutto il rispetto non mi sono piaciute le due cerimonie del nostro Marco Balich, che ha trasformato un lavoro creativo e pieno di originalità in una attività ben precisa ed a tutte le grandi manifestazioni si presenta e si propone. È sicuramente un grande professionista che ormai ha assimilato tecniche d’avanguardia ed effetti speciali grandiosi, ma mi perdoni quando tutto ciò è troppo ripetitivo e simile a quello fatto prima perde quelle doti che dovrebbe avere, a mio personalissimo giudizio, di originalità e di imprevedibilità”.

– Ieri abbiamo parlato dell’Olimpiade degli italiani, adesso quella  degli dei degli stadi. Cominciano con Bolt e Phelps, 3 ori per il  giamaicano e 5 e 1 argento per Phelps, gli show del Fulmine capace di stragare le folle e la nuova dimensione, come papà affettuosissimo,dello  Squalo di Baltimora il più medagliato delle olimpiadi moderna . Chi fra  i due è il numero uno?

“Scusatemi perché lo già detto: sono primi a pari merito ed entrano entrambi prepotentemente nella storia dello sport”.

– Certo che mette un pò di tristezza sentirli a 30 anni, al massimo  della carriera, imbattuti, rinunciare alle Olimpiadi a 30 anni, è un  sacrificio per alimentare il loro mito col rimpianto o lo sport consuma la persona  dentro lasciandolo vuoto di stimoli e nuove sfide?

“I grandi campioni sanno quando giunge l’ora del tramonto e devono essere forti a prendere quella decisione che invece devono prendere. Pensate a loro ed a tutto quel tormentone creato da Totti lo scorso anno. La stucchevole polemica tra il giocatore ed il suo allenatore. Un grande campione deve essere capace di uscire dalla scena senza nessun proclama. Lo scopriranno poi quando non ci saranno più”.

– Fra tutte la gara di maggior significato , tecnico o spettacolare o agonistico?

“La vera impresa i 400 di Van Niekerk”.

– La sorpresa nelle gare maschili e femminili individuali e di squadra?

“Nelle gare maschili Van Niekerk, femminili in negativo la Schippers, di squadra il Brasile nel calcio femminile”.

– La figura nuova dello sport mondiale fra i maschi e le donne?

“Ancora Van Niekerk, tra le donne l’Australia di pallanuoto”.

–  Il premio fair play?

“Il duo italiano di Beach Volley Lupo-Niccolai”.

– La maggior delusione individuale e di squadra?

“L’olandese Schippers nei 200 metri e di squadra sempre il Brasile nel calcio femminile perdendo ai rigori con la Svezia”.

– La gara più sfortunata?

“Nibali non è stato premiato per il suo coraggio”

– I 5 All Stars olimpici fra uomini e donne?

“Il giamaicano Bolt, gli americani Phelps e Simone Biles,l’azzurro Zaytzev e il brasiliano Neymar star del Barcellona”.

– Un allenatore o un’allenatrice su tutti?

“Geno Auriemma coach italo americano delle cestiste statunitensi”

– Volenti o nolenti, gli Usa del basket  rappresentavano il meglio fra tutti gli sport di squadra anche senza i Bolt e i Phelps della situazione fra i ben  19 selezionati che hanno rinunciato a Rio e vinto di un trentello la finale coi serbi  giocando malissimo il primo tempo, questa la loro forza.

“Lo abbiamo detto fin dall’inizio che questa squadra non sarà stato il Dream Team di Stern, ma era troppo superiore agli altri. Vincere poi quando si gioca male è sintomatico dei più forti. Vincere quando si gioca bene è troppo facile”.

– Dirò una cosa cattiva sulla finale: quando “coach” K ha messo in  panchina Anthony la squadra ha preso il volo con  Kevin Durant, e non è un caso che i suoi 30 punti siano l’esatta differenza fra Usa e Serbia  perchè la riscossa degli Usa dopo il flop di Atene e in Giappone ha avuto in “KD” il suo perfetto uomo-simbolo, a partire dal mondiale del 2010 in Turchia nel quale Steph Curry era riserva.

Carmelo Anthony è uno dei giocatori più sopravvalutati della storia del Basket USA e fin da quando era nel draft ha sempre subito LeBron e la sua immensa capacità di comunicare. “KD” invece è uno che sa stare al suo posto, ma sa anche fare canestro quando Melo invece spadella”.

– Personalmente poco sopporto Melo Anthony, per il suo atteggiamento strafottente, da anni l’ho ribattezzato Superbone: all’inno nazionale a Londra si metteva i pugni in  tasca,  guardava il pavimento e masticava chewing-gum, per molto meno 30 anni fa un atleta nero veniva bandito. E’andato a Rio per approfittare  delle assenze dei due cervelli (LeBron e Chris Paul) e di Bryant per  rifarsi una credibilità dopo i disastri di New York, sapendo che sarebbe passato alla storia come l’unico ad aver vinto tre medaglie d’oro, diventare il top scorer USA e atteggiandosi a tutte l’ore a tribuno  dei diritti civili di una nuova America quando magari qualche Bel Paese europeo potesse avere quelle certezze di stabilità, sviluppo economico, equità.

“Carmelo Anthony fa attenzione solo a cose che contano relativamente e si crede questo mondo e quell’altro. È prepotente e pretende di fare come vuole lui. Gioca nel Team USA perché è l’unica occasione che lui ha per vincere qualcosa. In NBA non mai stato parte di team vincenti perché quelli veramente vincenti non lo vogliono tra i piedi. È pieno di complessi e soffre le personalità altrui come nessuno e non farà parte di quella lista ideale di immortali della storia del basket e essere l’unico ad avere tre ori olimpici gli serve solo ad essere il primo nella super lista finale dei”Chissenefrega”.

– A proposito, sentite qul taglio politico fuori luogo Superbone ha  voluto dare alla vittoria  degli Usa all-black: “Sebbene quello che  succede nel nostro paese, noi siamo uniti. L’America sarà ancora grande, io ci credo. Abbiamo ancora molto da fare, un passo alla volta.., a Rio  abbiamo  ben rappresentato il fascino che abbiamo”

“Non è comunque il suo lo spirito che può fare l’America grande”.

– La squadra avrebbe ugualmente senza di lui, perchè Paul George è più forte, completo, grintoso e meno egoista e porta i Pacers nei playoff, più interessato alla difesa e meno all show e difatti oltre a Durant il suo ingresso in campo ha determinato la svolta.

“Abbiamo fin troppo parlato di lui ed in questi casi l’indifferenza è la soluzione migliore”.

– E no…Non ero a Rio, posso sbagliarmi ma  avendo molto letto i siti  americani il “Reverendo Melo”  non ha mai accennato ai meriti dei compagni e del coach, come invece ha fatto via Twitter Kobe Bryant con  una bellissima  dedica rivolta a Mike Krzyzewski col gioco di parole fra U.S. e US cioè l’acronimo di Uniti e il pronome “noi”, che dice: “Grazie coach, con la sua leadership abbiamo imparato a giocare per gli Stati Uniti (U.S.) piuttosto che per noi (US).

“Kobe ancora una volta dimostra di essere intelligente e vero uomo di squadra. Coach K ha dimostrato ancora una volta tanta saggezza e capacità di gestire situazioni complicate come l’assemblaggio di 12 grandi giocatori così diversi e male assortiti con poco tempo a disposizione”.

– Col nostro amico Djordjevic la Serbia è stata finalista nel mondiale e  a Rio ma non si può dimenticare la delusione dell’Europeo dove con una squadra più forte grazie a Nemanja Bjelica assente a Rio era più forte della Spagna e ha avuto bisogno del campo amico per qualificarsi nel preolimpico, mi sembra che Sasha si sia accontentato troppo di quel primo quarto guerreggiato

“Sasha è un ragazzo intelligente e scaltro che piano piano sta capendo cosa deve fare un grande allenatore. Si ispira molto ad Obradovic, per me il più grande di tutti, e diventerà il migliore allenatore europeo. Deve avere pazienza e non cercare di bruciare troppo le tappe”.

– Molti mi hanno chiamato lamentandosi che la telecronaca di Usa-Serbia aveva la stessa retorica  e lo stesso linguaggio farraginoso di quella di una partita della Spaghetti League,  volevano Mike D’Antoni ma Mike sta allenando i Rockets altrimenti sarebbe stato uno degli assistenti di Coach K. In  effetti come in tutte le cose nel Meno c’è il Più, è un alluvione di  parole, aggettivi, superlativi costringe a prendere un Momentdol. E  l’analista sempre più salottiero s’è ormai ingoiato il povero telecronista  spaziando dalle facezie all’erudizione con sfondoni umoristici, come definire Durant l’Airone che, si sa, è di color bianco, al massimo cinerino o rossiccio, forse il Falco o  l’Aquila andavano meglio, come le Aquile nere delle monete romane.  Personalmente nel 2010 quando lo vidi per la prima volta nel debutto al mondiale in Turchia, colpito dalla sua eleganza lo definii l’Uomo in Frack.

“Le telecronache che abbiamo dovuto subire sono state fatte con lo stampino. Non una situazione intelligente,non un aneddoto pertinente e quando si fa come Sconochini (Sky) si finisce solo con iperbole o aggettivi fini a sé stessi che non hanno alcun senso nel discorso che si sta facendo. Purtroppo però non avevamo alcuna possibilità di cambiare canale perché con la RAI “lo sport è di tutti” anche di quelli che non pagano il canone”.

– Per finire nel viaggio di questo viaggio nello sport, nel costume con un pizzico di pepe e d’ironia, veniamo al podio  del “Chissenefrega?” dell’olimpiade brasiliana.

“1° posto le tre megaglie di Carmelo Anthony, 2° posto a Lochte ed i suoi compagni anche in funzione della perdita degli sponsor.  3° posto al golf olimpico maschile e femminile”

A cura di ENRICO CAMPANA

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