Il numero uno del Comitato Unicef per l'Italia ha manifestato ampio gradimento per l'iniziativa promozionale al fianco della raccolta delle figurine dei calciatori.
A margine della presentazione ufficiale dell’iniziativa di beneficenza a favore dell’Unicef, tenutasi presso l’Auditorium della sede nazionale dell’organizzazione benefica delle Nazioni Unite, Sportal.it ha raccolto in esclusiva le dichiarazioni del Direttore Generale, Paolo Rozera.
Il numero uno del Comitato Unicef per l’Italia ha manifestato ampio gradimento per l’iniziativa promozionale al fianco della raccolta delle figurine dei calciatori.
Direttore, un feedback dell’iniziativa con i calciatori?
“Mi piace molto di questa partnership l’obiettivo del sogno: i nostri ragazzi hanno sognato in passato, noi stessi da giovani abbiamo sognato grazie alle figurine dei calciatori, i nostri ragazzi sognano tutt’oggi”.
Oltre il sogno dei ragazzi italiani?
“Vogliamo che anche i minori migranti che arrivano in Italia possano sognare e, grazie alla Lega Serie A, Lega Serie b e LegaPro, riusciremo a realizzare parte del loro sogno”.
Il tema della “fortuna e sfortuna” di cui si è ultimamente parlato anche nel calcio, questi bambini sono davvero stati sfortunati nella loro vita? Possiamo usare questa accezione, secondo lei?
“La differenza rispetto a noi e solo che sono nati nella parte sbagliata del mondo, non sono diversi da noi, sono uguali ai nostri bambini e come tali vogliono sognare, giocare, imparare divertirsi e questo gli viene negato dal fatto che invece scappano da una vita che li porta alla morte certa e cercano l’avventura cercano un futuro nel nostro paese nell’Europa”.
Parlare a seguito di una sconfitta o meglio da una eliminazione da una competizione è appropriato usare il termine sfortuna come è stato fatto di recente qui a Roma o rientra in quello che è il calderone mediatico della Capitale?
“Lo sport è bello anche per questo: succedono cose imprevedibili anche ai più, si può preparare la partita nel migliore dei modi, ci sono, però, poi tante di quelle coincidenze che possono capitare”.
E’ quindi una questione di coincidenze?
La preparazione tecnica e quella sportiva servono per ridurre le casualità, che possono capitare in una partita, in un senso o nell’altro, e fanno parte dello sport”.