Rakim Sanders, il principe dei trofei

Non c’è trofeo sul quale Rakim Sanders non metta la sua firma. E senza segnare valanghe di canestri, ha il dono di fare la cosa giusta al momento giusto, che solitamente è quello più delicato o importante. E’ una sorta di 007  del basket, tenebroso e sicuro di sè: arriva, colpisce, incassa il suo premio e attende ordini per la prossima missione.
 
“Rakim-colpo-sicuro” (eccolo pronto quando serve un canestro, un recupero, un rimbalzo) è il principe delle finali, 4 su 4. E fra gli errori di Sassari  dopo la storica tripletta 2014-15, ingaggiato dopo le prime due esperienze da “pro” in Israele (Galil Bilboa) e Germania (Bamberg), non si è ancora capito il perché della mancata conferma. Solo colpa dell’infortunio alla mano che non lo rendeva subito disponibile? O c’è dell’altro in Sardaland?
 
C’è però alla base di questa storia un filo rosso. Rosso come le maglia dell’Olimpia, che lega  il club più titolato d’Italia al Rhode Island. Nel  più piccolo stato degli Stati Uniti (e il cui Governatore, Gina Raimondo , è di origini italiane), nella parte più alta al nord, bagnato dall’Atlantico, c’è una  caratteristica cittadina di mare  che si chiama Pawtucket e richiama i nativi pellirossa.
 
Lì è nato Rakim il’8 luglio 1989. Secondo di 6 figli, persa la madre a 11 anni ha trovato il modo di aiutare la famiglia giocando a basket. Fattosi notare al liceo, è stato  chiamato dal Boston College, perla sportiva del Massasuchetts,  l’università di Terry Driscoll,  primo coach americano a vincere il tricolore (Virtus Bologna). Sarà per la nostalgia della sua terra, sarà che l’allenatore di Fairfield, l’università di Providence, capitale del Rhode Island lo voleva a tutti i costi come attrazione e catalizzatore della sua squadra,  per le regole  rigide dello sport universitario è dovuto però stare fermo un anno per aver cambiato college  pregiudicandosi forse la chiamata nel draft e la NBA. Ma la ruota del destino stava girando, perché il coach che ha visto premiata la scelta di Rakim è quel Sidney Johnson, ex play dell’Olimpia. E da Fairfield è arrivato uno degli americani più amati nella storia dell’Olimpia, Art Kenney, il guerriero rosso. E’ stato probabilmente durante il tour americano di settembre che Art ha offerto i suoi buoni uffici a Proli e Repesa per questo colpo di mercato suggellato  però solamente  a dicembre con la certezza che la mano fosse guarita.
 
Morale della favola: dopo aver battuto due volte Milano (e tre con la rocamobolesca semifinale scudetto dell’ultima stagione), il principe Rakim ha pensato bene di riparare i torti fatti, e forse non sarà nè il primo nè l’unico. In una stagione e un pezzetto ha vinto tutte le finali per i titoli (1 Coppa Italia e 1 Supercoppa con Sassari, 1 Coppa Italia con Armani; 1 finale scudetto con Sassari), MVP dei playoff 2015 e della Coppa Italia 2016. Con queste cifre: 18p 9val finale scudetto 2015 SS-Re; 20p 22 val finale Coppa Italia 2015 SS-Mi; 17 p 20val finale Coppa Italia 2016 Mi-Av; Supercoppa 2014: p10 val10. Totale: 81 punti, media 16,2;  Totale minuti 31,8; Totale valutazione 15,4.
 
A cura di ENRICO CAMPANA

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