Yann Sommer, i quattro gol subiti con la Juventus costano panchina e addio

Articolo di Andrea Gussoni

Il muro delle gerarchie, che pareva intoccabile, è crollato allo Stadium al minuto 91 di Juventus-Inter

Il muro delle gerarchie, che pareva intoccabile, è crollato allo Stadium al minuto 91 di Juventus-Inter: il tiro imprendibile di Adzic, eroe inatteso della serata, ha punito Sommer, già finito sotto accusa per la rete incassata da Yildiz. L’episodio ha acceso il dibattito ad Appiano, dove Cristian Chivu ha discusso a lungo con il proprio staff e sembra ormai orientato a un cambio immediato: ad Amsterdam, contro l’Ajax — club a lui caro per lo splendido quadriennio trascorso nel settore giovanile — potrebbe toccare a Josep Martinez, vice spagnolo fermo dall’11 maggio, giorno della vittoria di campionato sul Torino.

La scelta, che porta con sé anche un messaggio di mobilità all’interno del gruppo in vista dell’esordio in Champions, non va letta come punizione. Sommer resta un punto di riferimento sicuro, forte dell’esperienza per rialzarsi e tornare protagonista. Piuttosto, l’Inter vuole guardare avanti: con lo svizzero in scadenza a giugno, è il momento di capire se Martinez possa diventare una risorsa su cui investire. Il casting dei portieri, in fondo, può cominciare anche nello spogliatoio prima che sul mercato.

Il portiere spagnolo, d’altra parte, non parte da zero: ha già assaggiato la Champions con l’Inter proprio in Olanda, negli ottavi contro il Feyenoord, chiusi con un 2-0 e porta inviolata. E sempre in trasferta, ma con il Lipsia, visse un altro ricordo felice in Belgio, a Bruges: vittoria larga (5-0) e nuovo clean sheet da incorniciare.

Alla vetrina europea Martinez si presenterà dunque da imbattuto, in un momento in cui l’Inter ha appena subito sei gol in due partite, firmando la peggior partenza degli ultimi 14 anni. A volte, per invertire la rotta, basta mescolare gli ingredienti. Finora, però, non era mai accaduto che un tecnico — nemmeno Inzaghi — lo preferisse a Sommer per motivi puramente tecnici: le sue presenze erano arrivate solo per turnover o infortuni. Eppure il club aveva investito 13,5 milioni più bonus per strapparlo al Genoa.

Con lui in porta, l’Inter ha perso appena una partita su dieci, quella dolorosa semifinale di ritorno contro il Milan (0-3). Numeri che bastano a Chivu per pensare al cambiamento: non un atto definitivo, ma un segnale chiaro. L’Inter lavora al presente con lo sguardo al futuro, dentro una transizione complessa ma inevitabile.

Giornalista dal 2008 e grande appassionato di tutti gli sport da sempre, segue con particolare interesse basket e volley che ha anche praticato a livello dilettantistico fino ai tempi dell’università. Ama viaggiare, sia per lavoro che con la mia famiglia, e non sa resistere alle tentazioni in cucina.

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