Il grido d’allarme del presidente della Fondazione Italiana Diabete

Articolo di Aldo Seghedoni

"Mi arrivano ancora diverse segnalazioni da tutta Italia di società e associazioni sportive che non vogliono iscrivere ragazzi o persone con diabete di tipo 1" sostiene Nicola Zeni.

“Mi arrivano ancora diverse segnalazioni da tutta Italia di società e associazioni sportive che non vogliono iscrivere ragazzi o persone con diabete di tipo 1, ma se questi soggetti non si convincono con le parole bisogna rivolgersi ai tribunali perché c’è una legge che parla chiaro”.

Lo ha detto Nicola Zeni, presidente della Fondazione Italiana Diabete (FID), intervenendo a un evento su sport, diabete e inclusione organizzato a Milano da Grenke, società specializzata nel noleggio strumentale operativo di beni e servizi per imprese e libero professionisti.

Durante l’evento è emerso come nelle regioni italiane dove la pratica sportiva è più elevata risulta più bassa l’incidenza del diabete che è, invece, più alta in presenza di sovrappeso e obesità ma anche di redditi bassi.

Rappresentanti di ANIAD (Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici) e FID (Federazione Italiana Diabetici), diabetologi, e atleti si sono confrontati su come e con quali difficoltà gli atleti con diabete di tipo 1 devono preparare le gare, gli allenamenti, curare l’alimentazione e il recupero fisico. In Italia circa 300 mila persone sono affette da diabete di tipo 1 che è una malattia autoimmune, mentre quasi 4,5 milioni hanno il diabete di tipo 2 e quasi 1 milione non sa nemmeno di averlo.

Gli dicono tutti che è troppo elegante ma lui non crede sia vero. Ha sempre avuto una grande attrazione per la NBA ma l’altezza non l’ha mai supportato e così ha dovuto ben preso riporre il sogno nel cassetto di diventare un giocatore di basket professionista. Ma non considera che scrivere sia un ripiego, tutt’altro.

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