Un Marchese a Rio – 11 agosto 2016

Questa la rubrica olimpica di analisi, sport, spettacolo, costume e un po' di pepe che Sportal.it offre per i Giochi Olimpici dal 5 al 21 agosto. Ospite: Cino Marchese!

Un Marchese a Rio. Questa la rubrica olimpica di analisi, sport, spettacolo, costume e un po’ di pepe che Sportal.it offre per i Giochi Olimpici dal 5 al 21 agosto. L’ospite è Cino Marchese,  personaggio dello sport a più facce e unico:  competenza, conoscenza tecnica, passione, esperienza internazionale, successi organizzativi, manager di marketing e comunicazione. E anche solide amicizie personali  con i grandi campioni. 

Incomincia la carriera di manager sportivo dirigendo l’ufficio italiano di IMG di Mark Mc Cormack per circa 20 anni. In seguito consulente e advisor di molte aziende e organizzazioni operanti nello sport, oggi attivo soprattutto nella impiantistica sportiva. Ha seguito molti personaggi dello sport come Alberto Tomba, Paolo Rossi, Roberto Baggio, Deborah Compagnoni, Martina Navratilova, Monika Seles e molti altri grandi campioni. Collabora con diverse strutture universitarie e docente in diversi Master multilingue di formazione.

– Uno sguardo ai risultati degli sport di squadra azzurri più seguiti – maschili e femminili – Volley, Pallanuoto, Handball maschili per capire come vanno le cose e c’è possibilità di medaglia?”

“Gli sport di squadra italiani orfani del calcio e del basket interessano assai poco. Un po’ la pallavolo se si vince e per niente l’Handball che in Italia è conosciuto solo in provincia di Pordenone. Il volley maschile ha qualche possibilità di medaglia e anche il beach-volley può essere una sorpresa. La pallanuoto poi ha consistenti possibilità di medaglia sia maschile che femminile”.

– C’è maggior attrazione per gli sport individuali o di squadra?

“Le Olimpiadi sono per eccellenza una competizione singola e gli sport di squadra rappresentano una bellissima possibilità di aggregazione per gli atleti presenti che si ritrovano insieme uniti a sostenere le loro squadre. Sono in altre parole una colorita coreografia. Oppure sono una grande occasione di global marketing  come il “Dream Team ” di David Stern. In buona sostanza il basket è fuori concorso per manifesta superiorità e degli altri non gliene importa a nessuno oppure a pochi”.

– Nel basket la Spagna ha perso da Croazia e Brasile e rischia di stare fuori dai quarti se non vince almeno 2 delle prossime 3 partite con Nigeria, Lituania e 
Argentina.

“La Spagna sta pagando troppe vacanze e troppa poca abitudine alla competizione e rischia parecchio, ma come ho già detto Scariolo non ha più in mano la squadra  ed il nucleo storico è ormai logoro. Hanno anche loro bisogno di forze fresche e di nuovi entusiasmi”.

– La Spagna è vice-campione olimpico e d’Europa in carica, ha fatto tremare Lebron e Kobe a Londra manca di Marco Gasol ma tira malissimo  (38%) e segna  pochissimo ( media 67,5 punti), è al 10° posto su 12 squadre come valutazione, irriconoscibile Ricky Rubio, play di Minnesota, il regista titolare segna 1,5 punti per gara, con 0,5 assist, non ha mai segnato da 3, con 4 falli è il più falloso  e sta in campo 14,5 minuti appena.”

“Penso di avere già risposto, ma queste impietose statistiche non fanno altro che accentuare il concetto già espresso”.

–  Gli Usa non sono più il il Dream Team, il 38% da 3 è legato alle difficoltà di Klay Thompson, il martello dei Warriors, nell’inserirsi ma tirano 41 liberi per  gara, ti vengono addosso come palle di cannone.

“Gli USA non saranno più il Dream Team originale, ma rimangono una corazzata formidabile ed hanno una forza d’urto impressionante come dice Sconochini. Fateci  caso alla prossima telecronaca di Hugo: ogni 10 parole 6 sono “impressionante”.

– Il bel torneo della Croazia e il calendario favorevole del Girone B  rende ancora più cocente la delusione azzurra, bisogna cominciare a guardare al futuro, pee Tokio o rinnovare ma con chi o pensare a  tesserare un americano, come fanno molte squadre,  ma un centro o un play?

“Certo, ci potevamo essere noi, ma la storia non si fa con i se e con i ma. La verità è che ormai ci manca uno spirito di gruppo che in passato è stata la nostra  forza. Oggi la pallacanestro moderna deve fare come può ed è obbligata a rispettare le priorità dei singoli. Si tratta di riformare questo spirito che non assomiglia  nemmeno lontanamente a quello che era. Una volta per parlare ad un giocatore che era in un altro campionato dovevi prendere l’aereo in tre o quattro, oggi schiacci un bottone e te lo ritrovi davanti. Non so se mi sono spiegato,ma è tutto molto diverso e ci devi stare”.

– Se prendiamo la Croazia, probabilmente sarà il Dream Team europeo fra Tokio e i Giochi del 2024, con giovani star come Saric, Hezonja, Zubic, Zizic, Bender,  Arapovic, la Lituania fa partire in quintetto il ventenne figlio di Sabonis.

“Credo molto più nella Lituania che nella Croazia. Questi ultimi sono – nel senso buono e simpatico – troppo zingari e troppo nomadi. I baltici sono granitici e puliti e si stimano e si proteggono ad ogni occasione. Non è una sorpresa vedere il figlio ventenne del grande Arvidas giocare già al livello che gioca e  l’esperienza del padre in NBA lo aiuterà tantissimo a capire non solo il basket, ma la vita.

– In tema di futuro abbiamo letto una dichiarazione del presidente del CIO Thomas Bach sbilanciatosi a favore dell’Olimpiade di Roma 2024, ha davvero tutto questo potere il tedesco  di Germania per controllare l’assemblea del voto nel settembre 2017 o è stato un atto di cortesia per i buoni piatti offerti da Casa Italia?

“Indubbiamente avere Bach dalla tua parte non è uno svantaggio e sicuramente Davide Oldani (lo chef di casa, nda) avrà dato il suo meglio quando ha fatto visita  a Casa Italia”. 

– A proposito, cos’è questa Casa Italia, come e quando nasce, a cosa serve, quanto costa e chi sono gli sponsor?

“Casa Italia credo sia nata durante una Olimpiade invernale di diversi anni fa e poi immancabilmente a tutte le edizioni invernali ed estive è stata una grande operazione di marketing. Si è trasformata da un bivacco per scrocconi ad uno strumento di ospitalità a disposizione degli sponsor e dei notabili di  passaggio. Oggi lo strumento è sempre di più sofisticato e se gestito al meglio può dare un idea del Paese che siamo. Malagò è perfetto per massimizzare i ritorni  e mi dicono  che non ha badato a spese a Rio per giocarsi al meglio tutte le carte in ottica 2024. Se gestita bene è una operazione che rende e non rappresenta  un costo”.

– Ormai la larga maggioranza degli atleti hanno il posto sicuro nelle varie armi militari, fiamme gialle, carabinieri, polizia, aviazione, corpo forestale, il che significa potersi allenare, non avere obbligo di servizio e divisa, obbligo di presenze solo alle parate, uno stipendio e una pensione sicura, per cui in pratica  il costo ricade sui contribuenti italiani. E poi c’è il premio di produzione per le medaglie e il contributo del Governo alle varie Federazioni?

“Questo è un discorso assai complicato e che deve essere rivisto. In passato le varie attività sportive dei gruppi militari era gestita dalle varie armi. Una  potentissima erano le Fiamme Gialle della Guardia di Finanza e un grande protagonista di questo mondo è stato il Gen. Gianni Gola, Presidente della FIDAL e dal  suo assistente Enzo Parrinello che oggi mi dicono ha accorpato tutti i Gruppi Sportivi delle diverse Armi per meglio coordinare le  attività. Dico questo con molta competenza perché proprio Gianni Gola mi chiese di occuparmi dei Giochi Mondiali Militari di Roma del 1994. Non mi potei rifiutare e con l’aiuto di Daniele Masala (il campione di pentathlon moderno, nda) e di una segretaria assolvemmo ad un impegno gigantesco trattandosi di vere e proprie Olimpiadi Militari. Sono rimasto molto amico di Parrinello e gli chiederò come sono organizzati oggi, ma sicuramente hanno bisogno anche loro di rifondarsi perché i sistemi di un tempo ormai sono superati”.

– Le Federazioni non dovrebbero preoccuparsi della promozione dello sport e della sua organizzazione invece di avere a libro paga, in qualche caso, gli atleti?

“Ci sono tante cose che ormai non hanno più senso e qui sta il problema che Giovanni (Malagò) deve risolvere e non far finta di niente e lasciare le cose come stanno”.

– Non sarebbe giusto che il 10 per cento del premio olimpico andasse ai club che li hanno lanciati, per continuare un ciclo virtuoso?

“Non si può portare dei correttivi senza modificare la base. È come gettare un sassolino dentro al mare!che oggi non esiste”

– Le cose vanno così coe da noi anche negli altri paesi?.  Prendiamo gli Stati Uniti che sono il paese più sportivo: quanto contano le Federazioni e il CIO nazionale?

“Negli Stati Uniti le Federazioni ed il CIO nazionale contano meno che zero, salvo pochissime eccezioni. Il nostro sistema è improponibile perché basato da un autofinanziamento generato dal gioco d’azzardo (Totocalcio ), oggi che le regole del gioco sono cambiate il sistema CONI deve essere modificato e corretto ed  in linea con gli altri Paesi”.

– Alcune federazioni sono ricche, soltanto la Federazione Basket, per fare un esempio, ha un bilancio di 40 milioni di euro e rischio imprenditoriale zero, è un  modello economico corretto per un’economia dal respiro affannoso?

“Anche il tennis, grazie a me, ha un bilancio in attivo. Il sistema però rimane tale ed è quello che va cambiato. Il problema degli impianti per esempio è un problema che va affrontato e non ignorato o messo da parte. E se hai dei soldi investili e falli rendere”.

– I giornali italiani  dei quali lei è un attento osservatore si buttano a pesce nelle cronache sugli azzurri, ma c’è spazio per servizi di costume e personaggi e interviste, per una terza pagina, con  attualità internazionale considerato che siamo dentro la Civiltà Globale?

“I giornali devono vendere delle copie e non te lo devo spiegare io che gli argomenti da terza pagina non fanno audience e così si continua sul raffreddore di  Buffon o sul peso di Higuain“.

– A me è parso che ci sono storie  senza frontiere che andrebbero raccontate, ad esempio quella di Kristin Armstrog la ciclista americana di 43 anni che ha vinto la terza medaglia d’oro consecutivo nella gara a cronometro, prima di Londra aveva atto un figlio, si è ritirata e dopo 3 anni è rientrata, non la volevano ammettere perchè era stata sconfitta nel campionato nazionale e non aveva disputate gare all’estero ma il suo allenatore che è anche il CT della squadra si è  imposto e ha avuto ragione.

“Indubbiamente lo sport genera delle storie affascinanti e questa è una di quelle, ma ti domando io a quanti può interessare ? E’ triste , ma è così o forse con il giornalismo on line le cose possono cambiare, ma ci vuole pazienza e cultura sportiva”.

– Djokovic ha rinunciato al doppio misto, si rivede all’US Open dal 29 di agosto, si parla di un problema alla spalla o al polso sinistro, ma forse il problema vero era che non poteva dire di no al Governo di Belgrado.

“Non ritengo che Nole stia a sentire qualcuno. Lui dice ai suoi allenatori cosa devono fare e fa il programma della giornata. Il doppio misto non si gioca nemmeno  più nei Club privati e figurati a lui quanto gli poteva interessare. Non sono a conoscenza di problemi fisici che lo riguardano e se li avesse mi auguro che li  risolva”.

– In compenso alla cerimonia di chiusura ci sarà Pelè che annuncia un miglioramento di salute, ma forse era già tutto studiato, se l’Olimpiade per il Brasile non  finisce in gloria, chi può contestare chi con Pelè al Maracanà?

“Sono contento che ci possa essere Pelè alla cerimonia di chiusura, ma dubito che avessero studiato tutto a tavolino, ma se servisse perché tutto fili liscio, viva Pelè !!!!”

– Ho provato a cercare nelle cronache dei media americani sulla vittoria di Katie Ledecky nei 200 sl un qualche suo riferimento alla Pellegrini, ma era come se Federica  non fosse in vasca: la ragazza prodigio  dal sangue ceco, piuttosto ha raccontato di una crisi negli ultimi 50 metri per un problema che dallo stomaco gli arrivava alla gola, che gli interessava soltanto la medaglia e non il tempo perchè considera questa gara più dura dei 400 e 800 dove può imporre il suo ritmo.

“Questa è la storia dello sport. Morto un papa se ne fa un altro. La Ledecky è consapevole di avere il mondo davanti a sè ed è giusto che pensi solo a se stessa, nel rispetto di chi la ha preceduta e di chi la seguirà e poi i problemi della Pellegrini riguardano lei e basta. Forse il suo amato che sembra essergli un po’ lontano recentemente”.

– Dalla NBA arriva una notizia davvero sorprendente, cadono barriere e steccati storici e dopo le sponsorizzazioni sulla maglia di 6 centimetri per 6, colui che  aveva osteggiato le  Scommesse, David Stern,  sarà il relatore all’Expo dei Giochi d’azzardo di Las Vegas e adesso apre alla legalizzazione quando in passato le Scommesse erano fonte di scandali di partite truccate. Oggi le agenzie specializzate non sono ammessi fra gli sponsor con prodotti alcolici, tabacco, liquori, sesso e politica.

“La NBA è un organismo sofisticato e moderno e si è reso conto che oggi avere qualche sponsor sulla maglia non è poi così sacrilego. David Stern è una delle persone più intelligenti e brillanti che ho conosciuto e diventare relatore di un problema che lui stesso ha osteggiato è una prova di intelligenza. Le scommesse  poi fanno parte della nostra vita e quindi devono essere gestite in trasparenza ed in assoluta chiarezza. Una volta erano gestite da organizzazioni malavitose ora  bisogna  cercare di evitare simili coinvolgimenti e preservarne la legittimità. Creare poi un cartello di settori illegittimi è molto pericoloso perché non si crea un sistema che va bene in tutto il mondo ed ogni Paese può avere ordinamenti differenti”.

– Un commento al medagliere dopo il primo terzo dell’Olimpiade, compreso quello italiano co 11 medaglie di cui 3 ori.

“Il commento è positivo, ma purtroppo a parte la scherma e lo judo tutto il resto viene da un mondo che di sportivo ha ben poco” 

A cura di ENRICO CAMPANA

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