
La velocità nel sangue e un sogno nel cassetto
Appassionata, grintosa e precisa. Simona Savastano ha la velocità nel sangue ed è una navigatrice di altissimo livello. Sportal.it ha parlato con lei in occasione di una manifestazione legata al rally, una delle passioni di un ragazzo strappato troppo presto alla vita da una feroce malattia, il villasantese Gabriele Brandazzi.
Navigatore, navigatrice, copilota… come preferisci farti chiamare?
Per me va bene in ogni modo, navigatore o navigatrice non fa differenza. Quello che davvero conta è stare in macchina: è lì che mi sento nel mio posto. L’abitacolo è la mia passione.
Ma quanto è difficile essere lì dentro, con quel ruolo, nel mezzo dell’azione?
Non è semplice, questo è certo. Però nasce tutto dalla passione. Quando ami davvero quello che fai, riesci a mantenere la concentrazione anche nei momenti più difficili. Il nostro è un ruolo chiave, non meno importante di quello del pilota. Ho corso per vent’anni con lo stesso pilota. Per darti un’idea: anche dopo tante stagioni, ogni volta che rifacevamo una prova come quella di Monza, lui mi chiedeva comunque di rileggere la nota per l’ingresso in chicane, anche se la conoscevamo a memoria.
È un lavoro che richiede attenzione continua. In certe gare, come in Spagna durante il mondiale, non puoi permetterti nemmeno un attimo di distrazione. È faticoso, ma bellissimo.
Perché hai scelto di essere copilota invece che pilota?
Come si dice tra noi, a volte è anche una questione di tempo e di possibilità. Il sogno, fin da bambina, era di tenere il volante tra le mani. E in effetti da ragazza un piccolo sfizio me lo sono tolta: mi sono comprata un go-kart e mi sono divertita un sacco. Ma correre con le auto vere è un altro mondo. Conosco gente che per correre la domenica si è venduta pure il divano! Io ho avuto la fortuna di salire su belle macchine, anche sulle Plus. E sì, ero di fianco, ma le emozioni e il divertimento non sono mancati. Se potessi aprire quel famoso cassetto dei sogni… ci troveresti un volante.
E quella vecchia frase “Donna al volante, pericolo costante”? Ti dà fastidio?
No, mi fa solo ridere. Anche perché, sinceramente, ho visto tante cavolate fatte dagli uomini. Quindi dai, direi che siamo pari! È solo uno di quei pregiudizi senza senso.
Com’è nata questa tua passione, se in famiglia nessuno era appassionato di motori?
È qualcosa che mi è venuta spontaneamente, fin da piccola. Chiedevo a mia mamma le macchinine. In casa mia nessuno seguiva i motori, non c’era proprio una cultura dell’automobile. Ai tempi c’era solo ‘Autosprint‘, e io lo compravo per guardare le foto dei rally. Poi ho avuto l’occasione di iniziare… e da lì è cominciata tutta la mia avventura.