
L'ex bandiera dei nerazzurri si esprime sulla sessione estiva.
54 anni all’anagrafe, ma sentirsene letterariamente soltanto 18. Beppe Bergomi è anche questo, nel lancio della sua autobiografia romanzata “Bella Zio” (scritta da Andrea Vitali, edito da Mondadori Electa).
Un libro che racconta i trascorsi dello storico capitano interista, dai primi passi nel calcio all’inizio della carriera anche con la maglia della nazionale e a quell’ingresso dalla panchina nella finale del Mondiale ’82, vinto dall’Italia di Bearzot in finale per 3-1 sulla Germania; dove poi il racconto di fatto si interrompe.
“Non è una cosa usuale quella che insieme a Andrea Vitali abbiamo deciso di fare – afferma Bergomi – ma scrivere una biografia della mia vita mi sembrava non potesse rivelare molto di più di quello che una persona può apprendere già andando su internet”.
Un tuffo nel passato e negli aneddoti di un calcio che oggi sicuramente non c’è più, che non ha impedito però allo stesso “Zio” di rispondere alle domande sull’attualità calcistica, focalizzata ovviamente sui colori nerazzurri: “Icardi è un punto di riferimento per i tifosi, per i compagni e per la società. Credo debba diventare una bandiera del club”.
“Sul mercato posso dire che i nomi di Chiesa e Nainggolan, oltre a quelli già acquisiti di De Vrij e Asamoah, mi sembrano davvero di qualità. Certo che se non si potesse arrivare al belga, cercherei di tenermi stretto quel Rafinha che è entrato nel cuore dei tifosi”.
“La convivenza tecnica e tattica fra Icardi-Lautaro Martinez? E’ una giusta osservazione – conclude – ma se penso alla Juventus che ha una rosa profonda allora vi dico che Lautaro può anche iniziare dalla panchina ed essere utile a partita in corso, almeno all’inizio quando dovrà superare un fisiologico periodo di adattamento”.