Alessandro Spugna non dimentica lo scudetto

Le parole di Alessandro Spugna

Alessandro Spugna, allenatore della Roma femminile, è intervenuto a Radio TV Serie A con RDS nella trasmissione condotta da Alessandro Alciato “Storie di serie A”.

“Lo scudetto è stato bellissimo, l’entusiasmo era all’ennesima potenza. Dopo il primo anno da allenatore alla Roma, abbiamo lavorato per riuscire a raggiungere questo obiettivo; la finale di Coppa Italia persa ci ha fatto capire che eravamo davvero vicini a quelle che erano le campionesse in carica e abbiamo capito che potevamo provarci. È un traguardo che abbiamo fortemente ricercato perché avevamo la consapevolezza che potevamo arrivare a qualcosa di veramente incredibile. È stato fatto un grande lavoro a livello di club e di staff. È andata come doveva andare.”

“Appena smisi di giocare, Silvano Benedetti che era il responsabile settore giovanile del Torino, mi chiese di andare a Torino ad allenare le giovanili e io accettai subito perché mi piaceva l’idea di rimanere nel calcio. Inizialmente l’ho presa come una cosa di forte passione e poi pian piano è diventato qualcosa di più importante. Nel momento in cui mi hanno proposto di allenare una prima squadra professionistica Ho dovuto mettermi in discussione. Ho allenato per 12 anni le giovanili del Torino ed è stata una palestra di vita incredibile perché ho allenato tante categorie e mi sono confrontato con ragazzi di età differenti. Lavorare in un club professionistico è sempre motivo di grande confronto con gli altri. Il mio passaggio alla Juventus è avvenuto in un momento in cui la Juve aveva un progetto molto grande e quando mi hanno proposto di andare a lavorare per loro, ho accettato con l’idea di migliorarmi ancore e a far crescere le squadre.  Ho lavorato per la Juventus 6 anni e sono stati anni molto intensi. L’attuale responsabile dell’area femminile, un giorno, mi chiese di allenare la primavera che iniziava un percorso a livello nazionale; io decisi in una manciata di secondi di accettare la proposta. Fino a quel momento avevo allenato solo maschile, ed ero alla guida dell’U14. L’ho vista come un’opportunità e una nuova possibilità.”

“Sono amico di Rita Guarino e quindi grazie a lei avevo già idea di cosa fosse il calcio femminile. Il primo giorno che sono stato presentato alla squadra primavera, ricordo il silenzio surreale e totale delle ragazze che ascoltavano quello che avevo da dire. La voglia di imparare e di ascoltare che avevano le ragazze è stata la cosa che mi è saltata subito all’occhio. Ho allenato per la prima volta in serie A con l’Empoli; era il periodo del lockdown e ricevetti Una chiamata dal direttore sportivo dell’Empoli che mi disse che avevamo pensato a me come prossimo allenatore per la prima squadra. L’esperienza all’Empoli è terminata perché la società aveva scoperto che avevo dei contatti con altri club o meglio L’Empoli tardò a chiedermi un rinnovo e nel contempo iniziarono ad arrivare richieste da diversi club.”

“Noi abbiamo il dovere di offrire uno spettacolo sempre migliore per fare cambiare idea a chi valuta il calcio femminile in modo diverso da quello maschile. Il calcio può essere giocato dei maschi come dalle femmine, come avviene in tanti sport. Il calcio è calcio. Quello che io cerco di trasmettere alle giocatrici sono gli stessi principi e concetti che trasmettevo nel calcio maschile. È chiaro che serve avere occhio rispetto a quello che le ragazze possono fare in campo, a livello fisico la differenza c’è ma è normale che ci sia”, ha concluso.

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